tutto serve per vendere armi!

Sel denuncia: La Marina militare porta le eccellenze italiane in Africa. Ma… sono armi

marina militare sel

vendita di armi dietro la promozione delle eccellenze italiane in un tour della portaerei Cavour della marina militare italiana in direzione Africa:

È arrivata oggi nel porto di Civitavecchia e salperà il prossimo mercoledì in direzione Africa. È la portaerei Cavour della Marina militare italiana, che, insieme ad altre tre navi battenti il tricolore, sarà impegnata in una missione denominata “Sistema paese in movimento”. Una sorta di tour che, come recita un comunicato ufficiale, “promuoverà le eccellenze italiane tra Penisola Arabica e Af”.

Una missione che coinvolge, oltre il ministero della Difesa, anche lo Sviluppo economico, l’Ice e il ministero dei Beni culturali. E che ha destato l’attenzione di alcuni deputati di Sinistra ecologia e libertà. Già, perché l’ammiraglia della flotta del Belpaese, insieme a “30.000 chilogrammi di pasta, 50.000 di farina, 18.000 di pomodori pelati, 27.000 litri di acqua distribuiti in 54.000 bottigliette e 12.000 litri di vino, Frutta e verdura fresca, ma anche mozzarelle e panettoni e pure 6.000 razioni di emergenza”, imbarcherà “stand delle aziende dell’eccellenza italiana”.

Vale a dire? Oltre a istallazioni dell’Expo 2015 e a uno stand delle infermiere volontarie della Croce Rossa, a bordo ci saranno anche prodotti di Finmeccanica, Blackshape, Beretta, Piaggio Aereo e Gruppo Volo (5 caccia intercettori, tre elicotteri da combattimento e un elicottero antinave e antisommergibile). “Altro che missione umanitaria” – hanno pensato gli esponenti del partito di Nichi Vendola – tanto più che il materiale da guerra verrà presentato in diversi paesi poco soliti ai pesi e contrappesi della democrazia rappresentativa. Senza contare che, a quanto sostengono i deputati, oltre ai 13 milioni di finanziamento da parte delle aziende, l’operazione costerà ai contribuenti sette milioni di euro.

Così Franco Bordo, Arturo Scotto, Donatella Duranti, Michele Piras, Giulio Marcon hanno preso carta e penna e hanno scritto al governo.

“È prevista una preponderante presenza di imprese industriali del settore militare e di produzione di sistemi d’arma con relativo marketing dei propri prodotti – si legge nell’interrogazione – considerato che aziende del gruppo Finmeccanica presenteranno a bordo della Cavour e sul ponte di volo la loro produzione più aggiornata: AgustaWestland (elicotteri NH90 e AW101), OTO Melara (sistema d’arma 127/64 LW Vulcano e relativa famiglia di calibri, STRALES evoluzione dei cannoni navali da 76 mm, munizione guidata DART)”. L’elenco continua, è lungo, e lo si può leggere di seguito nel testo integrale redatto dai deputati di Sel.

L’intero materiale verrà presentato in pompa magna in venti porti “di 13 Paesi africani e di 7 del golfo Arabico (la lista è reperibile in fondo all’articolo n.d.r.). Alcuni di questi sono Stati senza una democrazia parlamentare o caratterizzati da regimi autoritari, ed in alcuni di questi sono in corso conflitti armati”.

Così Bordo e colleghi avanzano alcune domande a Emma Bonino, a Mario Mauro e a Enrico Letta. Vogliono sapere se “il governo ritenga idoneo l’utilizzo di un gruppo navale della nostra flotta militare per scopi di natura commerciale, relativamente a prodotti di natura bellica”, se “si consideri legittima e opportuna la scelta di andare a vendere armamenti a paesi governati da regimi non democratici e/o con conflitti interni in corso, utilizzando peraltro strutture dello Stato Italiano” e se è opportuno stanziare soldi pubblici in tempo di crisi per un’operazione del genere.

Perché le risposte arrivi prima che la Cavour salpi, rimangono solo 48 ore.

Il comunicato della Marina militare italiana:

 La portaerei Cavour,  concreta rappresentazione del “Sistema paese in movimento” che nei prossimi mesi promuoverà le eccellenze italiane tra Penisola Arabica e Africa, si sta preparando a salpare dalla Base Navale di Taranto, sede del COMFORAL. Il conto alla rovescia è iniziato. Entusiasmo, volontà, organizzazione e passione: così l’unità della Marina Militare, comandata dal capitano di vascello Francesco Milazzo, disormeggia alle ore 23 di sabato 9 novembre, subito dopo il saluto delle famiglie; la prua dirigerà quindi  verso il porto di Civitavecchia dove la Nave approderà lunedì  11. L’ammiraglia della flotta riprenderà il largo nella tarda giornata di mercoledì 13 dando il via alla Campagna del Gruppo Navale Cavour che sarà guidato dall’ammiraglio di divisione Paolo Treu. Il Cavour sta terminando l’approntamento e mettendo a punto l’assetto operativo e logistico con il carico delle dotazioni, del carburante e degli olii combustibili. Intensa soprattutto l’attività di stivaggio che ha impegnato l’equipaggio. Qualche curiosità: sono stati imbarcati 30.000 chilogrammi di pasta, 50.000 di farina, 18.000 di pomodori pelati, 27.000 litri di acqua distribuiti in 54.000 bottigliette e 12.000 litri di vino. Frutta e verdura fresca, ma anche mozzarelle e panettoni e pure 6.000 razioni di emergenza  completano la ricca dotazione di una “cambusa” che in questa prima fase permetterà al Cavour l’autonomia per una trentina di giorni di navigazione con circa 800 persone a bordo, compresi i 550 membri dell’equipaggio. Il “cantiere” si completerà nei prossimi giorni con l’installazione degli stand delle aziende dell’eccellenza italiana presenti  a bordo e con l’imbarco delle ultime componenti: Gruppi Volo (cinque Sea Harrier AV8, tre elicotteri EH 101, un AB 212), Brigata Marina San Marco (con una settantina di fucilieri) e specialisti del Gruppo Operativo Subacquei del COMSUBIN. La campagna navale farà rientro a Taranto il 7 aprile del 2014. Quasi cinque mesi di navigazione per compiere il periplo completo del continente africano attraverso il Canale di Suez e per fare rotta verso la Penisola Arabica tornando in Italia attraverso lo Stretto di Gibilterra. Il Gruppo Cavour sara’ completato dalla Fregata Bergamini, dalla nave di supporto logistico Etna e dal pattugliatore Classe Comandanti, Borsini. La lunga navigazione, che toccherà una ventina di scali, oltre alla promozione delle eccellenze del Made in Italy, ricoprirà molteplici ruoli tra cui: assistenza umanitaria nei confronti delle popolazioni, sicurezza marittima attraverso operazioni di antipirateria e protezione del traffico mercantile nazionale, sostegno alle Marine dei paesi rivieraschi, in funzione di cooperazione, sviluppo e modernizzazione e supporto alla politica estera nazionale. Alla missione di promozione partecipano anche i ministeri degli Affari esteri, dello Sviluppo economico e dei Beni culturali e del turismo, l’Istituto per il Commercio estero, Fincantieri, alcune aziende del gruppo Finmeccanica, Expo 2015, Pirelli, Piaggio Aereo, Beretta, Blackshape, FederlegnoArredo, Elt, Intermarine, Mermec Group, MBDA, Sitael, e, per gli aspetti umanitari, le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana e le onlus Fondazione Francesca Rava e Operation Smile.

 

L’interrogazione di Sel

AL MINISTRO DELLA DIFESA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERIPREMESSO CHE:

il Gruppo Navale della Portaerei Cavour, nave ammiraglia della Marina Militare, effettuerà una crociera di cinque mesi, con partenza il 13 novembre 2013 dal porto di Civitavecchia e rientro nel porto di Taranto il 7 aprile 2014;

la crociera toccherà i porti di 13 Paesi africani e 7 del golfo Arabico, ovvero Jedda (Arabia Saudita), Gibuti (Gibuti), Abu Dhabi (E.A.U.), Mina Sulman (Barhein), Kuwait City (Kuwait), Doha (Qatar), Mascate (Oman), Dubai (E.A.U.), Mombasa (Kenya), Antseranana (Madagascar), Maputo (Mozambico), Durban (Sudafrica), Cape Town (Sudafrica), Luanda (Angola), Pointe-Noire (Congo), Lagos (Nigeria), Tema (Ghana), Dakar (Senegal), Casablanca (Marocco) e Algeri (Algeria);

tale viaggio è chiamato “Sistema Paese in Movimento” e prevede l’utilizzo della Portaerei Cavour come spazio espositivo itinerante per la mostra dei propri prodotti da parte di alcune aziende italiane tra le quali: la ditta Beretta, Gruppo Ferretti, Blackshape, Ferrero, Federlegno Arredo, Elettronica, Intermarine, Mermec Group, Pirelli e Finmeccanica;

è prevista una preponderante presenza di imprese industriali del settore militare e di produzione di sistemi d’arma con relativo marketing dei propri prodotti, considerato che aziende del gruppo Finmeccanica presenteranno a bordo della Cavour e sul ponte di volo la loro produzione più aggiornata: AgustaWestland (elicotteri NH90 e AW101), OTO Melara (sistema d’arma 127/64 LW Vulcano e relativa famiglia di calibri, STRALES evoluzione dei cannoni navali da 76 mm, munizione guidata DART), Selex ES (fornitore e integratore di sistemi radar e di combattimento tra cui i sistemi imbarcati sulle fregate FREMM, una delle quali partecipa alla campagna), WASS (siluro pesante Black Shark, siluro leggero A244/S Mod. 3, contromisure e sonar), Telespazio (comunicazioni integrate e geoinformazione), MBDA (missili Aspide 2000, Aster 15 e 30, Marte MK2/S e Teseo/Otomat);

saranno presentati in tale occasione anche i sistemi d’arma missilistici che compongono il weapon package dell’Eurofighter, come il Marte ER (Extended Range), lo Storm Shadow, il Meteor e il Brimston DM (Dual Mode);

alcuni dei Paesi toccati dalla crociera del Gruppo Navale Cavour sono Stati senza una democrazia parlamentare o caratterizzati da regimi autoritari, ed in alcuni di questi sono in corso conflitti armati;

la crociera prevede un costo complessivo di 20 milioni di euro di cui, pare, 13 coperti dagli sponsor commerciali e 7 a carico dello Stato;

tra i compiti dei membri delle Forze Armate Italiane non risulta quello di facenti funzioni di agenti di commercio;

PER SAPERE:

se il Governo ritenga idoneo l’utilizzo di un gruppo navale della nostra flotta militare per scopi di natura commerciale, relativamente a prodotti di natura bellica;

se il Governo, in una fase come questa caratterizzata da considerevoli tagli alla spesa pubblica, ritenga corretta la scelta di utilizzare ingenti risorse del bilancio dello Stato per un’iniziativa con tali caratteristiche;

se si consideri legittima e opportuna la scelta di andare a vendere armamenti a Paesi governati da regimi non democratici e/o con conflitti interni in corso, utilizzando peraltro strutture dello Stato Italiano;

se il Governo sia stato preventivamente messo a conoscenza di tale iniziativa e se abbia dato il suo assenso;

se i Ministri, per quanto di competenza, non ritengano di dover intervenire immediatamente per la cancellazione di questa crociera.

 

On. Franco Bordo On. Arturo Scotto On Donatella Duranti On Michele Piras On Giulio Marcon

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lo stereotipo ‘gli zingari rubano i bambini’ duro a morire

rapitrice

 

ci risiamo: ancora articoli strillati sulla classica zingara o nomade o rom che rapisce il bambino e fugge: così ieri il Messaggero intitolava e strillava:

Rapisce un neonato davanti alla madre

nomade arrestata a Ponte Mammolo

 

Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre , a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma.
Stazione della linea B di Ponte Mammolo, estrema periferia della capitale: c’è una mamma che sta cullando il suo bambino. È appena scesa da un vagone della metropolitana, deve correre al capolinea dei pullman Cotral. Deve tornare a casa, in famiglia, affrontare un lungo viaggio verso Vicovaro. Lo ha già fatto tante volte, conosce a memoria quella stazione frequentata ogni giorno da migliaia di pendolari. Sa bene che troverà una panchina nella sala d’attesa dove può riposarsi, dove può cullare Marco prima di mettersi in viaggio. La mamma premurosa decide di cambiare il neonato. Ha una borsa con tutto l’occorrente, lo ha già fatto altre volte. Stende una copertina sulla panchina, intanto fuori piove e fa freddo. Deve sbrigarsi e inizia a cambiare amorevolmente Marco che sorride alla mamma, incrociando il suo sguardo si sente al sicuro.

LA VIOLENZA

All’improvviso un’ombra sovrasta il volto della mamma, un braccio afferra Marco per una gambetta, lo trascinava via velocemente dalla panchina, lo solleva e poi la corsa verso l’uscita. Mamma grida, chiede aiuto, Marco è ormai in braccio a una donna, una nomade di 25 anni, bulgara, che in pochi secondi è riuscita a portare via il neonato e si sta dirigendo verso l’uscita. In mezzo a tanti volti e sguardi, ci sono anche quelli di due ragazzine di 16 anni. Sono del vicino e difficile quartiere di San Basilio, trascorrono i pomeriggi in stazione insieme alla comitiva, vivendo quei cunicoli desolati animati da una pizzeria come un piccolo centro commerciale dove svagarsi. Le ragazzine assistono al sequestro, non ci pensano un secondo e corrono all’inseguimento della nomade. Riescono a bloccarla, a riprendere il bimbo e urlano, chiedono aiuto.

L’ARRESTO

Le guardie giurate dell’Italpol che stazionano nel box informazioni dell’Atac si precipitano verso le ragazzine e bloccano la nomade. «La mattina l’avevamo vista infastidire una signora con un passeggino e le avevamo chiesto di allontanarsi – raccontano gli agenti – poi abbiamo sentito le grida, siamo corsi e abbiamo subito bloccato la nomade». Gli addetti dell’Atac hanno prestato i primi soccorsi alla mamma, hanno cercato di tranquillizzarla: spaventata, sotto choc, la donna, italiana, trentenne, ha avuto bisogno delle cure del 118. «Aveva la pressione altissima, stava per svenire» raccontano i testimoni. «Marco, Marco» ha continuato a gridare stringendo tra le braccia il bimbo. Gli agenti hanno chiamato i carabinieri che hanno raccolto le testimonianze, la denuncia della mamma e portato la nomade nella stazione Tiburtino III. È stata arrestata con l’accusa di tentato sequestro di persona e portata nel carcere di Rebibbia. La nomade risiede in un campo nomadi a Striano, in provincia di Napoli. Girovagava da tempo nella stazione di Ponte Mammolo e nessuno avrebbe mai immaginato cosa volesse fare. Voleva portare via Marco in pieno giorno. Voleva che Marco finisse nella lunga lista di bimbi scomparsi e mai più ritrovati.

Nello studio condotto da Sabrina Tosi Cambini che va dal 1986 al 2007 il risultato principale è che in Italia non esiste nessun caso in cui viene commesso un rapimento di un bambino da parte di una persona rom. Nei tanti casi riportati dal…la stampa, e poi rivelatisi infondati, si ripete una medesima struttura concettuale così descritta dalla ricercatrice: “- Si tratta di “donne contro donne” ossia è la madre ad accusare la donna rom di aver tentato di prendere il bambini – La madre è una sorta di “madre coraggio”: difatti è la sua decisa reazione ad impedire l’azione criminosa – Glieventi accadono spesso in luoghi affollati –  Non ci sono testimoni del fatto tranne i diretti interessati” Anche nella storia riportata oggi riemergono, puntuali, i medesimi elementi…

 

giusta l’indignazione dell’ ‘Associazione 21 luglio’  che ha cercato di vederci un po’ più chiaro e dopo un minimo di verifica pone una chiara ed esplicita domanda al giornale in una ferma e severa dichiarazione:

 

Su quali basi Il Messaggero scrive che una donna rom ha tentato di rapire un bambino a Ponte Mammolo, Roma?

Ieri il quotidiano Il Messaggero.it diffondeva la notizia «Rapisce un neonato davanti alla madre, nomade arrestata a Ponte Mammolo». http://ilmessaggero.it/roma/cronaca/rapisce_neonato_davanti

_alla_madre_nomade_arrestata_a_ponte_mammolo/notizie/356305.shtml

 

La giornalista Laura Bogliolo (@Laura Bogliolo Messaggero) scriveva che «la donna, di nazionalità bulgara, risulta residente in un campo nomadi a #Striano, provincia di Napoli». http://ilmessaggero.it/roma/cronaca/ponte_mammolo_metropolitana_

neonato_mamma_rapimento_arresto/notizie/357690.shtml

Dai riscontri effettuati dall’Associazione 21 luglio risulta invece che a Striano, dove la donna sarebbe residente, non esiste alcun insediamento rom.

 

Essendo stato dunque verificato che nella cittadina campana non vi sono insediamenti rom, come sostiene la giornalista de Il Messaggero.it, l’Associazione 21 luglio si chiede su quali basi la cronista Laura Bogliolo abbia potuto affermare che la donna di nazionalità bulgara sia «nomade», come peraltro sottolineato nel titolo stesso dell’articolo.

 

Ecco come iniziava l’articolo di Laura Bogliolo: «Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre , a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma».

 

La notizia, nel frattempo è riuscita a generalizzare allarmismo sociale nei confronti dell’intera comunità rom rispolverando nuovamente lo stereotipo dei “rom che rubano i bambini”.

Eppure, più che un atto criminale giustificato dalla connotazione etnica dell’autrice, come invece evidenziato, pur senza una previa verifica delle informazioni, dall’articolo de Il Messaggero.it, la notizia sembra un gesto compiuto da un qualunque individuo in stato confusionale, come sembra emergere da questo resoconto pubblicato da Giornalettismo: http://www.giornalettismo.com/archives/1214533/la-vera-storia-della-nomade-che-ruba-il-bambino-a-roma/

 

L’Associazione 21 luglio ricorda, ancora una volta, ai singoli giornalisti, così come all’Ordine dei giornalisti, alla Federazione Nazionale della Stampa e agli editori di:

  • rispettare e applicare le Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma;·
  • dare voce ai cittadini rom e sinti, raccogliere le loro parole, interpellarli e ascoltarli come fonti.

 

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chi lo ama e chi lo rifiuta

 

Udienza Generale del mercoledì di Papa Francesco

non sono pochi quelli che lo ammirano fino anche alla commozione, ma non sono altrettanto pochi quelli che fortemente temono il suo particolare stile di collocarsi nella chiesa e nel mondo

questi possono identificarsi nei lefebvriani, atei-devoti, anticonciliari, leghisti … il sito di S. Magister ha dato spazio alle varie critiche di eterodossia, modernismo, infedeltà alla chiesa, alla tradizione, e di ‘adulterio col mondo’

fa il punto, in un brillante articolo apparso su ‘Rocca’, Raniero La Valle:

 

Pro e contro papa Francesco

di Raniero La Valle

Una Corte ha bisogno di un re. Se il papa non fa il re, la Corte pontificia rischia l’estinzione, e dunque è costretta a combattere per se stessa. Ma non è solo la Corte: ci sono settori della Chiesa e anche del mondo secolare che erano convinti che il Concilio fosse ormai neutralizzato dopo quarant’anni di glaciazione, e sono ora allarmatissimi per l’arrivo di un papa che secondo loro – ed è un’accusa – rassomiglia al cardinale Martini, gesuita come lui. Così, mentre cresce in modo straordinario il consenso intorno a papa Francesco, è partita all’offensiva contro l’inquilino di Santa Marta.
Lefebvriani, atei-devoti, sanfedisti, anticonciliari, leghisti hanno aperto le ostilità. Il sito di Sandro Magister e dell’Espressonline ha dato spazio alle critiche. “Il Foglio” ha fatto dire a due giornalisti provenienti da Radio Maria perché “questo papa non ci piace”, ed ha accusato Francesco di eterodossia, modernismo, infedeltà alla Chiesa e adulterio con il mondo.
Intollerabile sembra a Giuliano Ferrara che Bergoglio abbia visto nella Chiesa un“ospedale da campo della misericordia al posto dell’esercito angelico di Wojtyla e della cattedra razionale di Ratzinger”. Più raffinato l’attacco del prof. Pietro de Marco di Firenze, che ha in mano tutti gli strumenti del mestiere avendone appreso le tecniche, ma non lo spirito, alla cosiddetta“scuola di Bologna” di Dossetti ed Alberigo.
Le contestazioni sono molto pesanti e proprio così aiutano a comprendere la novità evangelica del pontificato di Francesco. Si prenda ad esempio la grande controversia che è stata aperta sul richiamo di papa Francesco alla libertà.
“La questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza”, aveva scritto il papa a Scalfari. E qui l’accusa è di soggettivismo: perché se ciascuno deve fare ciò che la sua coscienza gli detta come bene, e combattere ciò che gli addita come male, verrebbe meno il bene inteso come valore oggettivo, ci sarebbe una sorta di immunità e ingiudicabilità della coscienza, la Chiesa perderebbe il suo mestiere di guida e controllo delle anime, non ci sarebbe più né grazia né peccato, e non resterebbe altro che una ”lotta di tutti contro tutti, una lotta strenua, perché compiuta per il bene e non per l’utile o altro contingente”. Secondo De Marco è per questo che le visioni particolari “devono essere regolate da un sovrano”, cioè da un’autorità esterna, che siano le leggi umane o la legge di Cristo, la quale “non ha alcuna sfumatura concessiva in termini individualistici”.
Qui però viene introdotto un conflitto tra eteronomia e autonomia che l’evento cristiano ha annullato inchiodandolo alla croce di Gesù. Quando papa Ratzinger ha detto che nella riconciliazione con l’età moderna, che è stata la vera “discontinuità” del Concilio, la Chiesa ha rivendicato la libertà non prendendola in prestito dall’illuminismo, ma attingendola dal suo “patrimonio più profondo”, diceva appunto questa verità fondamentale della fede: l’uomo è libero non perché si sottrae a un’autorità che gli si imponga dal di fuori, ma perché la libertà è l’immagine di Dio che Dio stesso ha impresso dentro di lui.
Il comando di Dio non precipita sull’uomo dall’alto, perché “Dio è nella vita di ogni persona”, secondo quella che è la “certezza dogmatica” di papa Bergoglio, che il Concilio corrobora dicendo che entrando con Cristo nella storia  “Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo”. Perciò la libertà di coscienza, la libertà dell’atto di fede, e le libertà anche civili e politiche che ne derivano, sono radicate nella dignità stessa dell’uomo, come ha affermato nella “Pacem in terris” papa Giovanni staccandosi dal magistero pontificio dell’Ottocento; ed è così che il tema della libertà religiosa e della libertà umana tout court giunse alla riformulazione della dottrina quale si trova in quel documento del Concilio che non a caso si intitola “Dignitatis humanae”.
In quella dichiarazione sulla libertà religiosa il Concilio Vaticano II dice che l’uomo è “tenuto ad obbedire soltanto alla propria coscienza”, e ciò viene ripreso dall’insegnamento degli Apostoli ”istruiti dalla parola e dall’esempio di Cristo” . E questo primato ed autorità della coscienza deriva dal fatto che “l’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza” che, come dice la Gaudium et Spes “è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità”; ed è Dio stesso che si fida della coscienza e si fida della libertà se, come aggiunge la Costituzione pastorale citando il Siracide, «Dio volle lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio”».
Di molti altri gesti e parole rimproverati a papa Francesco si potrebbe richiamare l’origine nel Vangelo, nella grande tradizione e nel Concilio: segno che la posta in gioco con questo pontificato è la ripresa dell’attuazione del Concilio o il protrarsi della sua rimozione e, ancora dipiù, è l’alternativa tra legge e Vangelo, da cui dipende il senso stesso del papato e della Chiesa.
da “Rocca”, n.21/2013
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papa Francesco è sotto tiro

 

un vero verminaio circonda papa Francesco

 

Papa Francesco

non sarà sotto tiro nel senso di pericolo fisico per la sua persona, ma certo col suo stile, la sua ‘parresia’, le sue scelte e priorità, le sue strategia di pulizia totale dentro la chiesa, di fatto ha aperto una fase di scontro sotterraneo perché in ballo ci sono interessi troppo grossi finendo per disturbare, in questo modo, “intrecci di malafare tra mafie e settori clericali”

Papa Francesco è sotto tiro. Troppo insistenti i suoi interventi contro il sistema delle tangenti, della corruzione, del “pane sporco”. Perché di sistema si tratta, non di singoli peccatori. Le parole pacate e perciò più pesanti del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, sono un segnale allarmante. Il sistema del malaffare è “innervosito” e non tollera una strategia papale di pulizia a 360 gradi.

Non c’è bisogno di pensare a mezzogiorni di fuoco. C’è da rendersi conto invece che si apre una fase di scontro sotterraneo. 

La svolta di Francesco tocca interessi corposi, disturba intrecci di malaffare tra mafie e settori clericali, infastidisce profittatori piccoli e grossi, suscita robuste resistenze passive. C’è un verminaio su cui fare luce. Le operazioni opache dell’Apsa, le centinaia di posizioni chiuse allo Ior di cui nulla si sa, suore con 150.000 dollari in mazzette da cento , vescovi (come l’ex di Urbino, mons. Marinelli) che guadagnano ufficialmente meno di 1.500 euro al mese e fanno bonifici a parenti per oltre un milione. E questo in un paese dove in tribunale è stato certificato che Berlusconi ha negoziato con la mafia, mentre il suo mediatore Dell’Utri appare regolarmente sui media come opinion maker e il ministro della Giustizia Cancellieri considera “non giusto, non giusto, non giusto” mettere in prigione chi, come i Ligresti, ha frodato e sottratto a risparmiatori e fisco centinaia di milioni. Per tacere dei milioni rapinati alla collettività per “attività politiche” rivelatesi ingordamente private. Malavita e mala-abitudine di far finta di niente, magari invocando a sproposito il garantismo, trascendono ogni frontiera confessionale. Anzi, le sporche alleanze si basano sul ripudio di ogni credo.

Nel verminaio Francesco è destinato – se insiste – a diventare una figura sempre più scomoda. Da frenare e neutralizzare. I suoi appelli toccano la coscienza di tutti. Sarebbe importante una diretta assunzione di responsabilità da parte del mondo cattolico nelle sue articolazioni, perché si sappia chi è dalla parte di Francesco e con quali mezzi si vuole combattere la sua battaglia.

Da Il Fato Quotidiano del 14/11/2013.

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