papa Francesco e la preghiera ‘incriminata’

“non siamo capomastri, ma manovali”

la preghiera del papa per la Curia sconcerta alcuni conservatori

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Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 09/01/2016

Una preghiera, non molto nota, comunemente attribuita a mons. Oscar Romero ma composta da mons. Kenneth Edward Untener, vescovo di Saginaw dal 1980 al 2004, e pronunciata per la prima volta dal card. John Dearden, storico vescovo di Detroit (dal 1958 al 1980), ha concluso, il 21 dicembre scorso, il discorso natalizio di papa Francesco alla Curia Romana. Un discorso, come hanno riportato i media, improntato sulla metafora degli “antibiotici curiali” da opporre come rimedio alle malattie di cui la Curia soffre, perché «Ecclesia semper reformanda».

La preghiera pronunciata dal papa in quell’occasione è particolarmente significativa, sia per il contenuto – che consente di leggere in filigrana un riferimento al proprio pontificato – sia per la figura dalla quale è stata pronunciata per la prima volta, un cardinale che ha avuto un ruolo di rilievo nella Conferenza episcopale statunitense fino alla fine degli anni ’80 ma che, soprattutto, ha partecipato in qualità di padre conciliare ai lavori del Vaticano II, contribuendo alla stesura della Gaudium et spes e della Lumen gentium e ed è stato molto attivo nel campo della lotta alla discriminazione razziale negli Usa.

Ma non solo. La figura del card. Dearden ha un valore anche simbolico, e lo ha dimostrato il fatto che il riferimento da parte del papa abbia inquietato gli animi di un settore conservatore della Chiesa cattolica, soprattutto anglofona, come il blog inglese Torch of the Faith, che parla di un «sentimento di scoraggiamento» trasmesso dal papa con il suo discorso e del fatto che «i cattolici tradizionalisti del mondo aggrotterebbero le sopracciglia per questa “preghiera”, che suggerisce che “nessun credo porta la perfezione”». Ma soprattutto, è il riferimento stesso a Dearden a provocare sconcerto presso i cattolici più conservatori, i quali lo hanno sempre considerato un «progressista riservato» per il suo stile di governo basato sul consenso, quando fu primo presidente della Conferenza episcopale Usa (1966-1971): fu sotto la sua guida che negli Usa vennero autorizzati i ministri straordinari dell’Eucaristia e venne ripresa una pratica ormai abbandonata da secoli, l’ordinazione diaconale di laici sposati. Nel 1976, quando venne lanciata l’iniziativa “Call to Action” con lo scopo di coinvolgere la comunità cattolica statunitense nella ricerca della libertà e della giustizia (poi dando vita all’omonima associazione), Dearden ne fu alla guida, con una massiccia consultazione dei laici. Naturalmente, il suo coinvolgimento in quella che sarà poi giudicata dall’ala più tradizionalista della Chiesa un’associazione ai limiti dell’apostasia – per la critica al magistero sui temi delle donne prete, dell’aborto, della contraccezione e dei divorziati risposati; venne anche posto sotto inchiesta dal Vaticano nel 2006 – ne fece un “radicale”. Così come radicale è considerato, dalla stessa ala, papa Francesco, specialmente riguardo alla sua agenda sul clima: «Quella conferenza del 1976 – si legge sul blog Torch of the Faith – mostra alcuni interessanti paralleli con i giorni di papa Francesco e la saga che circonda il Sinodo di Roma sulla famiglia e l’agenda sul cambiamento climatico». In sintesi: «Alla luce di tutto questo possiamo solo chiederci se l’inclusione di quella “preghiera” del radicale John Francis Dearden indica qualcosa di più del semplice fantasma di un’idea».

Ecco di seguito il testo della preghiera “incriminata”, introducendo la quale il papa ha detto: «Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano».

Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni. / Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio. / Niente di ciò che noi facciamo è completo. Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi. / Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire. / Nessuna preghiera esprime completamente la fede. / Nessun credo porta la perfezione. / Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni. / Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa. / Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza. Di questo si tratta: / noi piantiamo semi che un giorno nasceranno. / Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno. /Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà. / Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità. / Non possiamo fare tutto, però dà un senso di liberazione l’iniziarlo. / Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene. / Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino. / Una opportunità perché la grazia di Dio entri e faccia il resto. / Può darsi che mai vedremo il suo compimento, / ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale. / Siamo manovali, non capomastri, servitori, non messia. / Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene. 

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il ‘nuovo anno’ a Lucca non è un ‘anno nuovo’: porta con sé ancora troppa vecchia spazzatura razzista

è Joshua il primo nato del 2016 al San Luca

porta il nome di Gesù e anche gli assomiglia, il bambino Joshua che è nato per primo nella notte che saluta l’anno 2015 e ci proietta nel 2016 che chiamiamo ‘anno nuovo’ ma sembra trascinare con sé i tratti vecchi, troppo vecchi, dell’intolleranza e del razzismo …

è l’innocenza e la bellezza incarnata Joshua, precisamente come Gesù bambino che tutti hanno celebrato in questi giorni natalizi, ha però, suo malgrado, un difetto: i suoi genitori hanno il grosso difetto, colpa e torto di essere ‘sinti’ e questo diventa un marchio negativo per lui che da dono grande all’umanità intera come dovrebbe esserlo ogni bambino che nasce e accogliamo nello stupore e gratitudine immensa, diventa immediatamente un peso insopportabile e ‘una  bocca in più da sfamare’

 qui sotto l’espressione della gioia immensa dei genitori con le loro dichiarazioni documentate dai media di ‘Lucca in diretta’ e la giusta  durissima reazione negativa a tanta insensibilità e cretineria da parte di Michele Sarti Magi del Comitato Scolastico Lucchese:

“Sono disgustato e schifato dai commenti postati sui social network da alcuni cittadinilucchesi riguardo la nascita di Joshua, il primo bambino nato nel 2016 al San Luca di Lucca. Commenti razzisti e offese gratuite alla dignità della famiglia e del bambino stesso. L’invito che faccio alla famiglia è quello di querelare per diffamazione queste persone”

 

 

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“Il nostro bambino è la nostra speranza per il futuro”

mamma e papà se lo tengono stretto nel reparto di ostetricia dell’ospedale San Luca dove Joshua ha visto la luce nella notte di Capodanno, alle 2,25 esatte. E’ lui il primo nato del 2016 tra la Lucchesia e la Valle del Serchio: ha emesso il primo vagito a poco più di due ore dallo scoccare della mezzanotte. E’ un bellissimo bambino del peso di 3 chili e 80 grammi, già l’orgoglio dei due genitori lucchesi e giovanissimi: Diego Balestra e Giada Satori, entrambi di 19 anni. In cerca di un lavoro, hanno accolto questa nascita invero molto attesa con grande entusiasmo.

“E’ un’emozione bellissima – racconta la mamma dal letto di ospedale -: sono felice, il mio bambino è stupendo. E’ molto particolare sentirsi la prima mamma del 2016 a Lucca”. “Non abbiamo ancora trovato un lavoro – racconta papà Diego – ma questo figlio per noi rappresenta anche la speranza nel futuro. E’ stato bellissimo vederlo nascere e non sono riuscito a chiudere quasi mai occhio stanotte”. Una benedizione per una giovanissima coppia che è già un primato che resterà scolpito sul calendario del 2016. E anche quest’anno Lucca batte Barga, dove nella notte e in mattinata non si sono registrate nascite.

 

la giusta indignazione di Sarti Magi

“Indignato dalle offese razziste”

“Sono disgustato e schifato dai commenti postati sui social network da alcuni cittadinilucchesi riguardo la nascita di Joshua, il primo bambino nato nel 2016 al San Luca di Lucca. Commenti razzisti e offese gratuite alla dignità della famiglia e del bambino stesso. L’invito che faccio alla famiglia è quello di querelare per diffamazione queste persone”. A dirlo è Michele Sarti Magi del Comitato Scolastico Lucchese che così commenta: “Queste persone, incredibilmente stomachevoli e prive di dignità – dice – si sono permesse di offendere questo splendido bambino con commenti deprimenti del tipo “un altro zingaro da mantenere”. Parole gravissime a mio avviso. Il fenomeno del razzismo purtroppo esiste, accompagnato da quello dell’ignoranza. Queste persone si sono dimostrate veramente primitive nel dire quelle cose e dovrebbero chiedere scusa pubblicamente. I genitori di Joshua hanno ricevuto, secondo me, il regalo più bello che gli potesse mai capitare e per lo più è il primo bambino dell’anno. Quello che voglio ricordare a tutti è che Joshua è un bambino appena nato, inerme. Che colpa ha? Cosa ha fatto per meritarsi ingiurie e offese di questo livello? E’ questa l’accoglienza che diamo ai nascituri?”.
“Si devono vergognare – conclude Sarti Magi – le persone che non arrivano con il proprio micro-cervello a capire una macro-meraviglia come la vita. Non siamo cittadini di noi stessi, ma siamo cittadini del mondo. Miglioriamo il mondo per tutti i nostri figli e auguriamo un meraviglioso anno anche al piccolo Joshua”.

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