cos’ è vera ‘conversione’ per il vangelo

conversione

da ‘Altranarrazione’

«Don Milani è un uomo in lotta per il povero: non certo perché il povero diventi ricco, ma perché diventi un uomo libero,  uno che conquisti da sé la sua libertà.  Perciò egli vuole restituire ai poveri la parola»

D.M.Turoldo

 

La scelta dei poveri non rappresenta una delle tante sensibilità del cristiano ma è il segno concreto ed inequivocabile della conversione. Se non scegliamo i poveri significa semplicemente che Dio deve ancora fare irruzione nella nostra vita. Magari abbiamo sentito parlare di Lui ma senza farne esperienza(1). C’è scritto nel Vangelo e nel resto della Sacra Scrittura, ma noi non leggiamo né il Vangelo né il resto della Sacra Scrittura(2). Ci accontentiamo del foglietto della domenica e delle interpretazioni disincarnate, asettiche, di routine spendibili in tutte le epoche storiche ed in ogni luogo della terra. Per comprendere la nostra relazione con Dio ci affidiamo ai professionisti spirituali come ci si affida al commercialista per le pratiche fiscali a all’avvocato per le fondamentali questioni condominiali: tipo il colore degli zerbini. Certo li scegliamo accuratamente gli esperti cioè ci rivolgiamo a quelli in grado di raggiungere i nostri obiettivi: pagare meno tasse possibile, imporre qualcosa agli altri condòmini e continuare a servire Mammona da cattolici praticanti. È una delega in bianco: siamo disposti a pagare qualsiasi compenso od elemosina purché collaborino alla nostra scalata sociale. Evitiamo accuratamente quelli che ci parlano di coscienza sociale, di responsabilità, di condivisione dei beni materiali con gli ultimi sia innocenti sia colpevoli. Meglio quelli che giustificano l’accumulo e il consumismo purché sia fatto per la propria famigliola.

I profeti infatti infastidiscono, rompono l’inconfessabile idillio tra trono e altare. Utilizzano un linguaggio duro, scorretto(3) per chi opprime direttamente o collaborando ma non lo ammette. Occorre attendere che muoiano (naturalmente o meno), poi far passare un po’ di tempo per disinnescare la potenzialità sovversiva del loro messaggio e recuperarli, in una fase storica successiva, alla narrazione funzionale alle strutture e relative gerarchie. Ecco perché di solito i profeti subiscono una doppia violenza: in vita (fisica o psicologica) e nella memoria (strumentalizzando e standardizzando la testimonianza). Due esempi per tutti: Oscar Romero e Don Milani.

(1) “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Giobbe 42,5)

(2)“A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” (Vangelo di Luca 7, 31-32)

(3) Ci vuole una parola dura ,affilata, che spezzi e ferisca, cioè una parola concreta[…] La famiglia cristiana dell’operaio e del contadino ha bisogno di un prete povero, giusto, onesto, distaccato dal danaro e dalla potenza, dal Governo, capace di dir pane al pane senza prudenza, senza educazione, senza pietà, senza tatto, senza politica, così come sapevano fare i profeti o Giovanni il Battista.
(Don Lorenzo Milani, Lettere di Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo-Milano 2007, p.103)




le chiese unite a favore dei migranti

l’appello di tutte le Chiese cristiane:

aprite i porti ai migranti

un manifesto firmato dalle Chiese cattoliche, valdesi e romene di Viareggio riporta le parole del Vangelo: “ero straniero e mi avete ospitato”

Il manifesto

il manifesto

Le Chiese cristiane (cattolica, valdese, ortodossa e romena) chiedono tutte insieme la riapertura dei porti ai migranti. Un manifesto pro accoglienza è stato appeso a Viareggio nei rispettivi luoghi di culto:

“Di fronte alla drammatica questione dei migranti ed al recente comportamento del governo italiano – si legge nel manifesto -, le chiese ricordano che per i cristiani il Vangelo è l’unico criterio per le loro scelte. Esso indica ripetutamente la via dell’accoglienza dello straniero e della condivisione dei beni con i poveri, dice infatti Gesù: ‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete ospitato'”. “Ricordiamo le parole di Papa Francesco e della Chiesa Valdese – prosegue il manifesto -, che in numerose occasioni hanno preso posizione sulla questione migranti invitando tra l’altro ad un cambiamento di mentalità”.

Rivolto anche un invito

“all’Europa e all’Occidente a farsi carico delle proprie responsabilità, ricordando che nei secoli passati hanno sfruttato il continente africano, depredandolo delle sue ricchezze e non preoccupandosi della popolazione che ha sostenuto lotte lunghe e difficili per affrancarsi dal colonialismo e dalla soggezione alle potenze europee”.

 




“Dio stesso viaggia sui barconi dei migranti”

l’arcivescovo di Agrigento:

“a venire da noi su un barcone è Dio, non accogliere è non credere”

Il cardinale Montenegro festeggia S. Calogero, santo nero venuto dall’Africa e lancia un monito

Francesco Montenegro

Durante i festeggiamenti per S. Calogero, l’arcivescovo Montenegro di Agrigento ha lanciato un commovente monito, particolarmente significativo dato che S. Calogero è un santo nero, taumaturgo della Chiesa e particolarmente amato in Sicilia e in particolare nell’agrigentino:

“I migranti, i poveri sono un termometro per la nostra fede. Non accoglierli, soprattutto chiudendo loro il cuore, è non credere in Dio. È Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo. Sì, è lo stesso Gesù che è presente nell’Eucaristia. Un migrante alla fine del suo lungo viaggio, dopo aver subito violenze e visto sabbia, lacrime, paura, cadaveri … esclamò nel mattino in cui fu salvato: “Nulla è più bello al mondo del sorgere del sole”. Il sole illumina i volti di tutti gli uomini, non solo i nostri. Ogni migrante è una storia e una vita che, ci piaccia o no, s’intreccia con la nostra. I poveri e i migranti hanno un nome come noi, sognano come noi, sono pieni di paure come noi, sperano come noi, vogliono una famiglia come noi, – un minorenne mi ha detto che ciò che gli manca è la carezza della mamma – credono in qualcosa o in qualcuno come noi, osano come o più di noi, desiderano essere trattati come noi. Anche per loro, e non solo per noi, Gesù e si è lasciato inchiodare sulla croce. Lasciamoci scuotere la coscienza dal fatto che tanti bambini, uomini, donne, perdano la vita in mare. Fu un immigrato, il centurione romano, a riconoscere nel crocifisso il Figlio di Dio. Un detto ebraico dice: chi salva un solo uomo, salva il mondo intero.”




i poveri disturbano troppo la nostra tranquillità, è meglio che affoghino!

i poveri

di Giuseppe Caliceti

 

Il Mediterraneo alla deriva.
Le onde sempre più alte, più nere.
Gli occhi da animali feriti
dei bambini pigiati nella stiva.
I poveri fanno troppa paura.
I poveri sono spazzatura.
Dalle onde si alza una brezza.
I poveri fanno troppa tristezza.
Vogliamo metter fine agli sbarchi.
I cieli si abbasseranno sul mare.
Rovesceremo in acqua i carghi:
uomini ragazze donne bambini.
I poveri creano imbarazzo.
I poveri portano malattie.
I poveri devono andarsene.
Con i loro stracci, le loro scarpe.
Il grido dei richiedenti asilo
sarà ricacciato in gola, morto.
Innalzeremo un muro sull’acqua.
Ma a nessuno vogliamo far torto.
Non riuscivamo più a sopportarli.
Rovinavano i telegiornali.
I poveri non sono mai di moda.
Rondini? Sono topi senza coda.
Topi senza ali, senza sorriso.
Ti fanno vergognare di esser vivo.
Le leggi dell’uomo? Quelle del mare?
Topi neri e tristi, annegate!
Presto chiuderemo tutti i porti.
No, non conteremo mai più i morti.
A chi alzerà preghiere al cielo
diremo: Non c’è nulla di atroce.
Cadaveri sui moli? Sulle rive?
Anni fa migrare toccò a noi.
Oggi migrare tocca a loro.
E’ così difficile da capire?
Belli, brutti il mondo è di tutti?
Il mondo non è di uno solo?
Bianchi, neri il mondo è di tutti?
Il mondo non è solo di alcuni?
Diremo: Non c’era altro da fare.
Diremo: Non volevamo far torti.
La schiuma aggrappata agli scogli.
I poveri di oggi, quelli di ieri.
I vivi sono troppo difficili
da smaltire, meglio i poveri morti.
A chi alzerà al cielo un dito
diremo: Creavano disordini