una preghiera nella disperazione
lettera-preghiera
il parroco libanese: “che colpa abbiamo per meritarci tanto odio?”
una famiglia in fuga
La sua è una testimonianza di solidarietà e accoglienza. Nel convento di Tiro, città libanese di cui è parroco, padre Toufic Bou Mehri, ospita le famiglie in fuga dall’orrore e dalla devastazione. Però non si rassegna alla logica dell’odio e della violenza ma anzi crede ancora nella forza della preghiera. Come dimostra questa invocazione, in cui si rivolge direttamente alle armi, ai macabri strumenti della morte e della distruzione. Il testo della preghiera è stato raccolto da Nello Scavo.
«Carissima bomba, ti prego, lasciaci in pace. Carissimo razzo, non esplodere. Non obbedite alla mano dell’odio. Vi esorto perché le altre orecchie si sono tappate, e i cuori dei responsabili si sono induriti, e la brutalità nel trattare tra le persone si è diffusa, quindi, ascoltatemi voi vi supplico Vi chiamano bombe intelligenti, siate più intelligenti di quelli che vi stanno usando. Non è rimasto chi ammazzare. Famiglie sterminate. Sila, bambina di sei ani, non le è rimasto nessuno: né il babbo, né la mamma, né la sorellina di un anno e mezzo, né il nonno, né la nonna, né lo zio con la sua famiglia. L’hanno lasciata in questo mondo così crudele. Così abbiamo terminato la giornata ieri. Un razzo ha distrutto nove case nel povero quartiere di Tiro, a 50 metri dal convento. Le pietre sono cadute nel cortile dove si trovano gli sfollati. Terrore, grida, pianti, paura si sono mescolati con il sangue dei feriti. Così abbiamo accolto chi è rimasto della famiglia massacrata. Basta, basta! Ma a chi grido? Al Signore? Lui non c’entra con l’odio, Lui ha creato l’amore, ma l’uomo l’ha rifiutato per il suo simile. Quale sia il nostro peccato, che meriti una punizione così grave? Forse l’unico nostro peccato è questa terra benedetta dal Signore e profanata dall’uomo. La nostra colpa è essere nati in questo Paese che soffre da oltre 50 anni, pagando il prezzo per gli altri. Cosa rispondo agli sfollati che mi chiedono della buona colazione promessa da Abbas? La mia bocca è rimasta paralizzata e le mie parole vuote. Una lacrima è venuta in mio soccorso per dir loro che Abbas, dal cuore grande e generoso, è partito…».