il bambino di Kobane, rimasto senza assistenza
Il “Manifesto” di giovedì 3 settembre 2015 ha dedicato la prima pagina alla drammatica foto del bambino curdo siriano, ritrovato annegato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Su Facebook il quotidiano ha così spiegato la decisione di mettere una immagine così scioccante, e orribile, in prima pagina. ” Ne abbiamo discusso molto a lungo ma alla fine #laprima è questa. Non ha nome, non avrà terra: è l’immagine choc del piccolo profugo siriano trovato cadavere sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. E mentre l’Unione europea si dissolve sulla chiusura delle frontiere, il governo della Repubblica Ceca identifica i migranti «marchiandoli» con dei numeri”.
Nelle ore successive è emersa la storia del bambino annegato, la cui immagine è stata ripresa da moltissimi media. Un’agenzia turca ha scritto come il corpo sia stato identificato da un parente. Si tratta di Aylan Kurdi, un bambino di 3 anni che proveniva da Kobane, in Siria. Aylan era scappato insieme alla madre Rihan e al suo fratello Gallip di 5 anni dall’orrore dell’ISIS. Kobane è l’enclave curda assediata per molte settimane dalle milizie del califfato islamico nell’autunno del 2014. La città, a causa della guerra siriana, dell’arrivo dell’ISIS nelle zone vicine e per il successivo assedio, ha perso la gran parte dei suoi residenti. Fuggiti da una persecuzione religiosa, da una guerra, per un concreto pericolo di vita. Condizioni che, in ogni Paese firmatario della Convenzione di Ginevra, come tutti quelli che aderiscono all’Unione Europea, garantiscono il diritto d’asilo. Aylan è morto per il capovolgimento dell’imbarcazione su cui viaggiava, partita da Bodrum in direzione di Kos, isola greca e nota meta turistica. Il bambino di Kobane è deceduto insieme ai suoi familiari.