porte chiuse agli immigrati
la solidarietà flop delle parrocchie
a tre mesi dall’appello di Papa Francesco solo poche centinaia di letti per i profughi
di JENNER MELETTI
Viene subito in mente – sarà colpa delle luminarie – la poesia di Guido Gozzano. “La neve. Ecco una stalla. Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…”. Difficile, per Giuseppe e Maria, trovare un rifugio per la nascita di Gesù. Difficile – anche in questi giorni di nenie e presepi – per le famiglie di migranti trovare quell’ospitalità chiesta con forza – più di cento giorni fa, il 6 settembre – da Papa Francesco
Maria Cecilia Scaffardi, direttrice della Caritas di Parma, ammette le difficoltà ma ringrazia comunque il Papa. “Francesco ci ha obbligati a riflettere e ha messo in moto un grande processo di apertura. Anche noi ci siamo impegnati: una decina di parrocchie su 350 (che sono state accorpate in 56 “nuove parrocchie”) ci hanno detto che possono ospitare una famiglia di immigrati. Due di queste parrocchie comunque hanno deciso di accogliere famiglie italiane che erano state sfrattate. Per accogliere bene – questo il motivo del ritardo – non basta il buon cuore: serve professionalità. Non si tratta solo di trovare un appartamento o una canonica. Servono persone capaci di guardare negli occhi le altre persone. Se pensi solo a un tetto e a un letto, rischi di trasformare l’accoglienza in un concentrato di esclusione”.