CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA
commento al vangelo della trentatreesima domenica del tempo ordinario (13 novembre 2016) di p. Alberto Maggi:
Lc 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Il vangelo di questa domenica è abbastanza complesso e rischia di essere travisato. Per questo dobbiamo situarlo nel suo contesto storico. Il vangelo è di Luca, cap. 21 versetti 5-19. Per comprenderlo dobbiamo fare un passo indietro, di ben sette secoli, situarci nel 701, quando Sennacherib, il potente re d’Assiria, iniziò la sua marcia verso la Palestina e nel suo percorso aveva già assediato e devastato ben 46 città e aveva posto d’assedio la piccola Gerusalemme. Re Ezechia e tutto il popolo si videro perduti perché tutta Gerusalemme era circondata dal potente esercito degli assiri. Ebbene, quale sorpresa al mattino quando sarebbe dovuto scattare l’attacco, videro che l’accampamento era vuoto, era stato abbandonato.
Per quale motivo? La spiegazione religiosa, ufficiale che viene data: un intervento di Dio. Infatti troviamo nel secondo libro dei Re, al capitolo 19, versetto 23, che questa stessa notte, l’angelo del Signore, l’angelo di Javeh uscì e colpì nel campo assiro 185.000 uomini, quindi lasciò un deserto di cadaveri, e Sennacherib, il re d’Assiria, tolse le tende, partì per far ritorno a Ninive.
Questa la spiegazione religiosa. In realtà negli scritti di Sennacherib si dice che il re Ezechia ha pagato un pesantissimo tributo. Fatto sta che questo avvenimento aveva dato origine alla credenza che, nel momento di massimo pericolo per Gerusalemme, Dio sarebbe intervenuto. C’è un salmo che celebra tutto questo, il salmo 46 al versetto 6 dove dice Dio è in mezzo a essa, non potrà vacillare.
Quindi nel momento di massimo pericolo interviene Dio. Allora leggiamo il vangelo.
Mentre alcuni parlavano del tempio, questi alcuni sono i discepoli, che era ornato di belle pietre e di doni votivi… Il tempio di Gerusalemme era uno splendore. Gesù disse: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete…” Il verbo significa letteralmente ammirate. Ed è strano questo. Gesù aveva parlato del tempio come di una spelonca di ladri e di bandini. I suoi discepoli, invece, continuano a sentirne il fascino, l’ammirazione. “…Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”.
Perché questo? L’episodio precedente era stato quello della vedova che si dissanguava, offriva tutta la sua vita per mantenere in piedi questa istituzione. Era l’istituzione che con i proventi doveva mantenere i deboli della società. Ma l’istituzione religiosa aveva stravolto tutto questo. Erano i deboli che mantenevano quest’istituzione. Allora, per Gesù, un’istituzione religiosa che, anziché aiutare gli ultimi, i deboli, li sfrutta per il proprio mantenimento, non ha ragione di esistere. Ecco perché Gesù dice: non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta. E ancora oggi a Gerusalemme si possono vedere le pietre gettate giù dai romani nell’assedio nel 70.
Gli domandarono: “Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?”. I discepoli non sono preoccupati né allarmati, vogliono solo sapere quando. Perché? Come abbiamo detto prima si credeva che nel momento di massimo pericolo per Gerusalemme Dio sarebbe intervenuto. Questo è quello che sperano i discepoli. Loro sperano ancora che il Signore venga a restaurare il defunto regno di Israele. Ma Gesù rispose: “Badate…” Ed è un imperativo “Di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Io sono”” Io sono è il nome divino. “E: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!
Gesù è categorico. Sempre nella storia ci saranno persone che penseranno di avere questo mandato divino di restaurare, di riformare, Gesù chiede di non seguirli. Storicamente sappiamo che dopo Gesù si presentarono diversi altri presunti messia, l’ultimo dei quali fu Bar Kochba, detto il figlio della stella, che alcuni rabbini avevano riconosciuto addirittura come il messia inviato da Dio, e che causò sotto l’imperatore Adriano, la rivolta contro i romani e, da parte dei romani, la distruzione completa di Gerusalemme.
“Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Gesù dice di non eccitarsi con questa attesa, perché loro pensano che sia il momento per inaugurare il regno di Israele. Gesù dice che non sarà così.
Poi diceva loro… E qui per comprendere queste espressioni bisogna rifarsi al linguaggio dei profeti con i quali i profeti descrivono grandi sconvolgimenti sociali. “Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze…” Sono le immagini che i profeti usano per indicare i grandi cambiamenti sociali.
“Vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.” Tutto questo è un’immagine per atterrire. Vedremo alla fine di questo episodio come Gesù parlerà di segni di liberazione per i suoi. Ma questo sconvolgimento, cambiamento, purtroppo non sarà indolore per i suoi discepoli. Questo messaggio che scrive Luca è di incoraggiamento alle comunità cristiane che si vedono perseguitate, emarginate.
“Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno…” E qui Gesù presenta i tre valori sacri sui quali si regge la società che sono Dio, patria e famiglia, tutti uniti sotto l’insegna del potere sugli uomini. Ebbene questi tre valori sacri … – per valore sacro si intende un valore per il quale è lecito sacrificare la propria vita e togliere la vita all’altro – si rivolteranno contro i discepoli di Gesù.
“… Consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.”
L’evangelista sta anticipando la scena che poi presenterà negli Atti degli Apostoli, del martirio di Stefano, che avrà parole verso le quali i suoi avversari non sapranno resistere. E anche Stefano ha toccato il tempio di Gerusalemme, l’istituto nevralgico di questa istituzione religiosa. Perché tutta questa avversione verso Gesù e i suoi? Perché il messaggio universale – annunziato da Gesù – del regno di Dio, annulla il privilegio di Israele di essere la prima tra le nazioni e il sogno del suo regno. Tutto questo non sarà indolore.
E addirittura, dice Gesù… quindi abbiamo visto Dio, la religione, la patria, i governati, ma “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi”; qui il riferimento è al libro del Deuteronomio dove si prescrive che è lecito uccidere anche il parente idolatra. Quindi l’adesione a Gesù, agli occhi della società, è una idolatria che merita la morte.
L’adesione a Gesù, col radicale sovvertimento dei valori, è un crimine così grande da riuscire ad annullare persino i legami più stretti. “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome”. Quindi la persecuzione non è un imprevisto nella vita del credente, ma è la conferma che si sta seguendo Gesù.
Ed ecco la rassicurazione di Gesù: “Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Quindi Gesù assicura che da parte di Dio ci sarà la sua protezione e che questo non sia un messaggio che mette paura o dona angoscia, ma anzi la toglie. E troviamo in fondo al capitolo, al versetto 28, quando Gesù dice: “E quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il capo perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi tutto questo che abbiamo detto non è un messaggio che mette paura, ma che la toglie.
Gesù ci assicura che la liberazione è vicina. Certo questa liberazione non sarà indolore, ci sarà da soffrire, ma Gesù sta sempre dalla parte dei perseguitati, mai da quella di chi perseguita, anche se chi perseguita pretende di farlo in nome suo.