il papa bacchetta la Cei:
“bisogna fare un sinodo”
messaggio a tradizionalisti e ultra progressisti: il Concilio va seguito
La bacchettata del Papa ai vescovi è secca: in questi cinque anni la Chiesa italiana non si è mossa. Verso che cosa? Una maggiore apertura da raggiungere attraverso un sinodo. Parola, questa, indigesta a non pochi presuli al di qua del Tevere, magari abituati a gestire le proprie diocesi con modalità poco collegiali. La Conferenza episcopale italiana (Cei) da anni fa resistenza a un’assemblea, anche per il timore di tensioni, scontri e spaccature, considerate le varie anime e sensibilità che si registrano tra i prelati.
Il dibattito sull’opportunità di un’assise nelle Sacre Stanze era stato lanciato il 2 febbraio 2018 dalla rivista dei Gesuiti La Civiltà Cattolica, con un articolo del direttore padre Antonio Spadaro. E poi il 21 settembre 2019 padre Bartolomeo Sorge (scomparso a novembre), nel suo ultimo articolo per il quindicinale dei Gesuiti, aveva ragionato sul Sinodo dando le premesse storiche: uno scritto molto apprezzato da Papa Bergoglio.
Ieri Francesco – nel discorso all’ufficio catechistico nazionale della Cei – ha lasciato trapelare il suo disappunto: i prelati non hanno messo in pratica le indicazioni da lui ricevute al Convegno nazionale di Firenze, nel novembre 2015. Messaggio forte e chiaro. «Dopo cinque anni – ha scandito Bergoglio – la Chiesa italiana deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo», momento di confronto sui grandi temi. «Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare». Dopo un promemoria del maggio 2019, sotto forma di invito, questa volta il Pontefice usa il verbo «dovere». E rinfresca la memoria sull’obiettivo più grande: «Una Chiesa sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti». La «Chiesa in uscita» che predica fin dalla prima ora.
Nell’udienza di ieri papa Francesco ha anche colto l’occasione per avvertire tradizionalisti e ultra progressisti, i due estremi del «recinto cattolico» che – rispettivamente – rifiutano le riforme del Concilio Vaticano II o al contrario promuovono «fughe in avanti» con sacerdozio femminile e preti sposati: «Il Concilio è magistero della Chiesa. Se non lo segui o l’interpreti a modo tuo, tu non stai con la Chiesa».