con papa Francesco niente in ambito ecclesiale sarà come prima, tale è il taglio innovatore che ha assunto e il timbro personale che vi imprime
tante cominciano ad essere le resistenze, compresi i mugugni anche in alto loco per frenare questo nuovo percorso: sortiranno anche degli effetti, ma ormai sembra che nonostante tutto il dado sia tratto e sia “difficile tornare indietro dopo il pontificato di Francesco”: così anche padre R. Rohr nelle riflessioni a seguire
Sarà difficile tornare indietro dopo il pontificato di Francesco
di Richard Rohr*
in “ncronline.org” del 24 settembre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)
“La persona che sta più in alto non può mai sbagliare”. Ricordo di essere stato totalmente scioccato, offeso e in assoluto disaccordo quando ho sentito per la prima volta questa affermazione da parte di un consulente organizzativo anni fa. Solo chiedendogli di spiegare meglio sono stato alla fine obbligato, con riluttanza, ad ammettere di essere d’accordo. Con questa affermazione, gli esperti di governo intendono che quando un “CEO” [“chief executive officer”, es. amministratore delegato], un fondatore o un presidente di qualsiasi gruppo fa una dichiarazione o un’azione pubblica, essa deve essere considerata corretta. È valida, e l’onere della confutazione sta altrove. A quel punto, è un dato a cui bisogna dare una risposta, un dato che deve essere precisato, cambiato o dimostrato falso. Non può essere semplicemente respinto come se non fosse mai esistito. Se cerchi di farlo, sei molto ingenuo, anche se la cosa può farti sentire forte e anche se alla fine hai ragione. Anche il tuo grido “è sbagliato!” deve essere sostenuto da argomenti e azioni superiori da parte tua. In questo senso, la persona che sta in alto “non sbaglia” mai. Perché continua a influenzare il tuo programma, anche obbligandoti a combatterla. Dentro di me, sono sempre stato convinto che questo sia l’unico significato utile dell’infallibilità papale. In questo senso, il Concilio Vaticano I aveva totalmente ragione, e in questo senso, papa Francesco è sicuramente infallibile. Ho cominciato con questa idea forse controversa perché penso che recentemente il mondo abbia ricevuto da Francesco alcune dichiarazioni infallibili. Di conseguenza ha cambiato il dialogo cattolico. Non possiamo mai tornare totalmente indietro. Nessuno può mai dire che un papa validamente eletto, con tutto ciò che questo implica nella mente di ognuno, non abbia detto le cose che Francesco ha detto nell’intervista pubblicata giovedì. Saranno citate per molto tempo in futuro. Ora sono una parte dei dati autorevoli, come i vangeli stessi, e devono essere tenute in considerazione. Non lo ha fatto tanto in termini dottrinali o di asserzioni morali, ma semplicemente in termini di radicale cambiamento di stile, di immagine pubblica e di accento, il che è paradossalmente di enorme sostanza. Per una volta, abbiamo un papa che parla come persona, onestamente, pastoralmente, senza mettere i puntini sulle i. Un papa che diventa vulnerabile! Si era mai sentito questo prima d’ora? La storia lo avrebbe mai permesso fino ad oggi? Come testimonianza storica, forse solo quando papa Pietro ha detto: “Allontanati da me, Signore, che sono un peccatore” (Luca 5,8). Quando mai abbiamo sentito un modo di parlare così sincero da un vicario di Pietro – che sembra essere il modo in cui Francesco vuole essere, e dovrebbe essere, conosciuto. Infatti, come puoi parlare in maniera umile rivolgendoti a Cristo, quando ti viene detto che tu sei proprio il “vicario di Cristo”? Questo è un peso che solo l’intero corpo di Cristo può portare e che in qualche modo quindi anche ogni cristiano deve portare. Lo stesso Gesù è considerato solo il “capo” del corpo (Efesini 5,23) e non l’intero corpo, ma il papa superava lo stesso Cristo per il fatto di essere l’intero vicario di Cristo. È uno status che nessuna persona singola può arrogarsi, eppure i papi dovevano pretenderlo e cercare di viverlo. Non odiateli per questo: stavano semplicemente seguendo l’impossibile copione che avevano dato loro. Il modo di parlare proprio di Francesco è “non papale” e fa paura a coloro per i quali un papa deve offrire risposte assolute e perfetta certezza su qualsiasi cosa – e che ritengono di avere un assoluto diritto a tali assolute risposte. Ora abbiamo un papa che conosce il suo ruolo: essere un pastore, un amico, un compagno di viaggio, ed un medico in un “ospedale da campo dopo una battaglia”. Francesco arriva perfino a dire “ Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso”. Fratelli e
sorelle della chiesa, dobbiamo riconoscere in questo tipo di insegnamento che Francesco ci sta riportando, dopo secoli di “tomismo decadente” e razionalismo post-illuminista, al genio biblico che chiamiamo fede, che è ancora il nostro grande dono al mondo. Una fede matura sarà sempre un equilibrio tra sapere e non sapere, dire con un’incapacità totale di dire, profonda certezza combinata con una egualmente profonda umiltà, tolleranza e pazienza. E Francesco va ancora avanti: “Il rischio nel cercare e trovare Dio in tutte le cose è dunque la volontà di esplicitare troppo, di dire con certezza umana e arroganza: ‘Dio è qui’. Troveremmo solamente un dio a nostra misura. L’atteggiamento corretto è quello agostiniano: cercare Dio per trovarlo, e trovarlo per cercarlo sempre”. Francesco è davvero un autentico tradizionalista nell’insegnarci non nuove dottrine o principi morali, ma un nuovo modo di conoscere che è profondamente improntato al Vangelo. Fino ad ora, il cattolicesimo ha ampiamente accentuato la metafisica (“ciò che pensiamo di sapere”) e ha severamente trascurato l’epistemologia (“Esattamente come sappiamo ciò che pensiamo di sapere?”). Francesco non ci sta dicendo tanto che cosa vedere (cosa che le nostre menti dualistiche semplicemente combatteranno e a cui resisteranno), quanto invece ci sta insegnando come vedere e a che cosa prestare attenzione. In un certo senso ci sta dicendo che il modo giusto di vedere è quello di vedere con gli occhi dell’amore e della misericordia. E questo è il cristianesimo. Francesco è diventato un invito vivente e gioioso a tutta l’umanità, perfino al di là dei troppo stretti confini del cristianesimo, invece di un escludente buttafuori davanti alle porte sempre aperte del cielo. In questo soltanto ha cambiato il papato – forse per sempre. Sarà molto difficile tornare completamente indietro. Sì, è vero, la persona che sta più in alto non può mai sbagliare. Il papa è ancora in un certo senso infallibile.
*Padre Richard Rohr è francescano, autore e oratore famoso, fondatore del Centro per Azione e Contemplazione ad Albuquerque, New Mexico.