il papa a Firenze rottama la Cei
“no all’ossessione del potere”
“preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”
di Carlo Tecce
in “il Fatto Quotidiano”
Per quasi una giornata, mattina a Prato e poi pranzo e messa a Firenze, anche l’argentino Jorge Mario Bergoglio è toscano, italiano. A modo suo. Ha citato Peppone e don Camillo, il sacerdote che parla con la gente. Ha pranzato con i poveri, la tipica ribollita toscana. Ha condannato la corruzione, le condizioni disumane degli operai e ricordato i sette cinesi morti (aggiunta a braccio). Ha evitato i salamelecchi dei politici, soltanto incontri formali, da protocollo. Ha omaggiato i vescovi riuniti per un convegno della Conferenza episcopale, e poi ha stroncato la Chiesa italiana con un discorso molto duro, il “papagno”di papa Francesco, nella cattedrale di Santa Maria in Fiore: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”.
Ormai non è più un segreto la distanza fra la Cei guidata dal cardinale Angelo Bagnasco e il pontificato di papa Francesco. Non è una questione di simpatia, ma di metodo, che lo stesso Francesco rievoca in un passaggio dell’intervento: “Dialogare non è negoziare, per cercare di ricavare la propria fetta della torta comune. Dialogare è cercare il bene comune, per tutti; è discutere insieme e pensare alle soluzioni migliori per tutti”. Appena eletto in Conclave, l’argentino ha sostituto il segretario Cei, ma ha rinviato – per non provocare traumi alla Chiesa – l’indicazione del successore di Bagnasco. Il candidato, da un paio di anni, è il cardinale Gualtiero Bassetti (Arcivescovo di Perugia). Il mandato di Bagnasco, che fu nominato durante l’epopea di Tarcisio Bertone in Vaticano, scade nel 2017: forse in Vaticano aspettavano le dimissioni, invece il porporato lombardo intende resistere. Anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze legato all’epoca di Camillo Ruini, ha ricoperto incarichi di vertici in Cei.
Oltre ai 55.000 pellegrini al “Franchi”, di questa visita in Toscana resterà la simbolica rottura fra la Chiesa pastorale (concetto più volte ripetuto) di Francesco e la Chiesa anche di relazioni degli italiani Ruini-Bertone. A parte l’accoglienza davanti all’elicottero del sindaco di Firenze e del governatore della Toscana, Francesco non ha ricevuto o salutato politici. Non c’era Matteo Renzi, che pure ha tentato nelle scorse settimane di presenziare all’evento. Ma per il Vaticano non era opportuno: un appuntamento pastorale non va confuso con un incontro di Stato. In tribuna c’erano la moglie Agnese Renzi con i figli e il sottosegretario Luca Lotti. “Sono qui da mamma”, ha precisato Agnese. “Sono qui da fiorentino”, ha commentato Lotti. Dopo la commedia Ignazio Marino negli Stati Uniti, in Vaticano non accettano più intrusioni.