la protesta dei ‘forconi’
sono stati annunciati presidi e blocchi stradali a Torino, all’alba del terzo giorno della protesta dei Forconi, quando nel capoluogo piemontese la polizia ha provveduto a sgomberare il presidio di piazza Derna. I manifestanti sono attivi anche in Veneto, dove per il momento il traffico è regolare. Le zone maggiormente interessate della manifestazione sono quelle dei caselli autostradali della A4 di Soave (Verona), Montecchio (Vicenza) e Vicenza Oves
la situazione è chiaramente delicata, difficile e merita seria riflessione: mi sembra di dover condividere in toto le considerazioni asciutte ed essenziali di M. Serra ne ‘l’amaca’ di oggi su ‘la Repubblica’:
“Ceto medio impoverito”: è in quel magma di dolore e risentimento che si giocano i destini del Paese. Fa paura, quel magma, nel quale nuotano come pesci ultras di calcio e fascisti (termini spesso sinonimi), e nel quale si fanno le ossa capi e capetti poco cristallini. Faceva sorridere, in un tigì, questa dichiarazione del capo dei Forconi siculi: “Potrei dire che ci daremo fuoco a migliaia davanti alle Prefetture, ma potrei anche dire che vogliamo ragionare sul da farsi”. Anche i rivoltosi, in Italia, hanno qualcosa di democristiano.
Il vero problema è che quando non ci si sente più rappresentati (dal sindacato, dai partiti) l’animo si avvelena. Aumenta il panico, aumenta la rabbia. E la coperta della rappresentanza politica, in Italia, è sempre più corta. Sinistra e sindacati hanno moltissime domande da farsi, in proposito. La prima è: da quanti anni non siamo più capaci di dare voce ai nuovi ultimi della nostra società, che sono i precari, i disoccupati, gli esodati, i piccolissimi imprenditori? La seconda domanda è: come mai, pur sapendolo, non siamo ancora riusciti a fare, a dire, a pensare niente di nuovo e di utile, sul fronte delle povertà non rappresentate, dunque difese da nessuno, e in balia del primo demagogo o fanatico di passaggio?