alla ‘marcia della pace’ c’eravamo anche noi … anche se nessuno se ne è accorto

centomila alla marcia per la pace da Perugia ad Assisi

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papa Francesco invia benedizione:

“la guerra distrugge tutto”


MARCIA PACE

 la Marcia della pace e della fraternità partita da Perugia è arrivata alla Rocca Maggiore di Assisi. Gli organizzatori hanno parlato di una partecipazione in linea con quella degli anni scorsi, con una presenza di circa cento mila persone

Sono le foto di Giulio Regeni e di Vittorio ‘Vik’ Arrigoni ad aprire la 21esima Marcia. Lungo il percorso di 24 chilometri i volti del ricercatore italiano torturato e assassinato in Egitto e del giovane attivista pro Palestina ucciso a 36 anni hanno sfilato appesi al furgone da cui si sono susseguiti gli interventi. “Vincere l’indifferenza” è stato lo slogan in testa alla manifestazione. “Un fiume umano di pace che inquieta e orienta la storia nella misura in cui anche i governanti sono capaci di accogliere le speranze del popolo” afferma padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, “un’onda umana di pace che ‘travolge’ ogni cosa. San Francesco è per tutti faro luminoso ed esempio concreto di pace”.

Papa Francesco ha inviato un saluto e la sua benedizione ai partecipanti auspicando che “la manifestazione contribuisca a suscitare sempre più viva la consapevolezza che la guerra distrugge sempre e con essa si perde tutto”.assisi-2016

Tantissimi anche i gonfaloni di Comuni, Province e Regioni italiane ed i sindaci con le fasce tricolori. Molte le associazioni del volontariato e del mondo civile. In marcia anche un gruppo di ragazzi della Scuola superiore di Amatrice: “Siamo qui per guardare avanti” dicono gli studenti. È un messaggio contro “l’indifferenza delle istituzioni internazionali ma anche di tutti coloro che dicono io non c’entro”, afferma il coordinatore Flavio Lotti, secondo cui “se non ci assumiamo ciascuno la nostra responsabilità non sarà possibile avere una società di pace, senza conflitti. Vogliamo reagire al silenzio e all’indifferenza di chi ci governa”.

Nel suo messaggio, il capo dello Stato Sergio Mattarella scrive che “la pace è questione che non interpella solo i vertici delle Nazioni o ristrette classi dirigenti. I popoli subiscono le conseguenze delle guerre. E’ da loro che può venire una nuova stagione di cooperazione, di sviluppo sostenibile, di rispetto reciproco”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha inviato un saluto e un ringraziamento a tutti i partecipanti alla marcia “contro la rassegnazione, il cinismo, l’indifferenza: per ricordare alle istituzioni sovranazionali e nazionali, ai governi e ai parlamenti, che non si possono chiudere gli occhi sui troppi conflitti che insanguinano il pianeta e che concorrono a provocare le migrazioni forzate di decine di milioni di persone disperate”.

“Dobbiamo osare di più. Imparare il coraggio di avere più coraggio” è l’appello di don Luigi Ciotti. “Se c’è una malattia veramente mortale – ha detto il fondatore di Libera -, anche rispetto ai problemi di casa nostra, credo sia la rassegnazione, la delega e l’indifferenza. Non basta commuoverci ma bisogna muoverci di più tutti. Sono 250 milioni i ragazzi che vivono per le strade. Ogni ora che trascorreremo circa 800 bambini muoiono di fame, stenti e malattie sulla faccia della terra. Abbiamo quindi bisogno di fermarci, di interrogarci. Di fare meno parole e più fatti. Abbiamo troppi cittadini a intermittenza nel nostro Paese mentre dobbiamo essere più responsabili. La pace ha bisogno di ciascuno di noi”.

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ma, modestamente, c’eravamo anche noi da Lucca ad attestare la nostra voglia di pace nel suo senso più globale, che significhi di fatto anche superamento e rimozione di ogni muro, barriera, separazione fra culture e popoli, superamento di ogni chiusura nazionalistica e populistica segni di egoismi di gruppo in un mondo che ogni giorno fa circolare liberamente e liberisticamente miliardi e miliardi di interessi economici e militari ma preclude possibilità ai disperati di mettersi in salvo dalla loro disperazione …

 

pace-marciala bandiera del popolo rom che queste sinte con orgoglio esibiscono è il segno del grande bisogno che anche questo popolo sente di trovare rispetto, riconoscimento dei propri diritti, accoglienza, inserimento vero che non si riduca, come da troppi è concepito, a rinuncia alla propria cultura, tradizioni, stile di vita …

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era presente anche un vero amico del popolo Rom, p. Agostino Rota Martir, che condivide la propria vita e quotidianità con una porzione di questo popolo in un ‘campo rom’ di Pisa; condividendo la propria vita con una parte di questo popolo da tanti anni ha avuto modo di condividere, nella disarmata impotenza  evangelica, la sofferenza, le discriminazioni che quotidianamente subiscono – anche da parte di amministrazioni di sinistra che si riempiono la bocca di belle parole di accoglienza – e che magari partecipano alla stessa marcia della pace – le quali finiscono sempre per imporsi come assimilazione violenta pena la privazione di diritti fondamentali …

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