il vescovo di Lucca contro la chiusura dei porti
in occasione della festa di San Paolino il vescovo di Lucca monsignor Italo Castellani ha preso una forte posizione politica per l’apertura dei porti ai clandestini
queste le sue parole:
Il ‘fenomeno migrazioni’
Devo riconoscere che Lucca e il suo territorio nel suo insieme ha risposto bene, rispetto ad altre realtà, nell’accoglienza dei migranti.
Nel ‘fenomeno migrazioni’ vedo simbolicamente e realmente ogni “periferia esistenziale, culturale, educativa” dei nostri giorni, povertà materiali e spirituali che non possiamo far finta di non vedere o voltarci dall’altra parte.
Più volte, in piena sintonia e comunione con Papa Francesco, sono ultimamente intervenuto su questi temi ‘sensibili’ al Vangelo.
A conclusione del Convegno Ecclesiale, che abbiamo celebrato l’11-12 giugno scorso, su un tema di grande attualità –“L’altro: inferno o paradiso?”– feci questo accorato appello che rinnovo in questo momento alto di vita ecclesiale e sociale. Credo che una Chiesa –la nostra Chiesa di Lucca– non possa rimanere muta di fronte a quello che sta avvenendo, con i migranti lasciati in balia del mare e con i porti del Mediterraneo chiusi, mentre coloro che hanno la guida del nostro Paese si rifiutano ostinatamente di accoglierli, aspettando che lo facciano altri. È una decisione che un cristiano non può accettare!
È di spettanza propria di chi governa maturare scelte politiche, reali percorsi d’inclusione sociale dei rifugiati, adulti e soprattutto minori non accompagnati, sino ad oggi svolti per lo più dalla Caritas diocesana e generosamente dalle nostre comunità. Chiedevo e chiedo ancora una volta di dissociarci apertamente da tali scelte e dichiarare che ogni uomo –la Persona– è al primo posto, non è un ‘numero’, a prescindere dalla sua provenienza, appartenenza sociale e culturale.
In questa sede –alla luce della Parola di Dio ascoltata– mi sta a cuore ricordare che per noi cristiani il Vangelo è l’unico criterio per le nostre scelte. Esso indica ripetutamente la via dell’accoglienza dello straniero e della condivisione dei beni con i poveri. Dice infatti Gesù: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25, 35).
Per il suo carattere universale, il Vangelo non può mai essere sottoposto ad un uso strumentale, piegato a fini propagandistici o ancor meno ridotto a segno di “esclusiva” appartenenza etnico-nazionale.
Auspico e invito tutte le nostre comunità –come viene ben sottolineato nel recente Documento Ecumenico delle Chiese cristiane di Viareggio– a vigilare sulla difesa dei diritti umani (in mare e sulla terra ferma) e ad essere aperte all’accoglienza dell’altro/a, aprendo i propri spazi e le proprie strutture per costruire progetti di accoglienza di condivisione e inclusione. Si, questo è il momento, come nelle nostre comunità sta avvenendo, del passaggio dall’accoglienza all’inclusione dei nostri fratelli immigrati, con la possibilità di apprendere la nostra lingua, aprire percorsi di studio e di lavoro, condividere la richiesta e l’incontro tra diverse culture e testimonianze di fede.