Boff e il problema della sessualitànella chiesa
sessualità e celibato
perché la Chiesa non ne vuole discutere?
da: Adista Segni Nuovi n° 13 del 06/04/2019
È innegabile il coraggio di papa Francesco nell’affrontare apertamente la questione della pedofilia all’interno della Chiesa. Nel vertice di febbraio, a Roma, per la Protezione dei Minori, il papa ha imposto 8 determinazioni fra le quali “pedofilia zero” e “protezione dei bambini abusati”. Affronta la piaga principale: «Il flagello del clericalismo, che è il terreno fertile per tutti questi abominii». Clericalismo qui significa centralizzazione di tutto il potere sacro nel clero, che viene giudicato al di sopra di ogni sospetto e critica. Capita che le persone del clero usino questo potere, che di per sé dovrebbe irradiare fiducia e reverenza, per abusare sessualmente di minori.
Intanto, a mio modo di vedere, l’attuale papa e i precedenti non hanno affrontato a fondo la sessualità e la legge del celibato, e per ragioni che più avanti cerco di chiarire.
Quanto alla sessualità, bisogna riconoscere che la Chiesa-grande-istituzione- piramidale ha alimentato storicamente un atteggiamento di sfiducia e di negatività rispetto a essa. È ostaggio di una visione errata, proveniente dalla tradizione platonica e agostiniana. Sant’Agostino vide l’attività sessuale come la via attraverso cui entra il peccato originale. Ogni essere umano che nasce diventa portatore di una macchia, senza colpa personale, in solidarietà con il peccato dei primi genitori. Meno sesso procreativo, meno “massa dannata” (massa condannata). La donna, essendo generatrice, introduce nel mondo il male originale. A lei è stata negata la piena umanità. Era chiamata “mas”, che in latino veniva usato anche per “uomo non completo”. Tutto l’antifemminismo e il maschilismo nella Chiesa romano-cattolica trovano qui il loro presupposto teorico.
Da qui il valore attribuito al celibato, perché, escludendo una relazione sessuale-genitale con una donna, non genera figli e figlie. Così non si trasmette il peccato originale.
In tutte le analisi e condanne apparse sulla pedofilia non si è ancora discusso il problema sottostante: la sessualità. Non è che l’essere umano abbia un sesso, è tutto sessuato, nel corpo e nell’anima. Il sesso è tanto essenziale che attraverso di esso passa la continuità della vita. Ma abbiamo a che fare con una realtà misteriosa ed estremamente complessa.
Il pensatore francese Paul Ricoeur, che ha riflettuto a lungo filosoficamente sulla teoria psicoanalitica di Freud, scrisse: «La sessualità, in fondo, rimane impermeabile alla riflessione e inaccessibile al controllo umano: talvolta questa opacità rende impossibile che essa possa essere inscritta in una etica o in una tecnica» (Paz e Terra 5/79). Vive tra la legge del giorno in cui vigono i comportamenti statuiti e la legge della notte in cui operano le pulsioni libere. Solo la legge del rispetto dell’altro sesso e l’auto-controllo permanente su questa energia vulcanica possono trasformarla in espressione di affetto e di amore e non in una ossessione.
Sappiamo quanto sia insufficiente l’educazione per l’integrazione della sessualità nella formazione dei preti nei seminari. Avviene lontano dal contatto con le donne, il che produce una certa atrofia nella costruzione dell’identità. Perché Dio ha creato l’umanità come uomo e donna (Gn 1,27)? Non innanzitutto per creare figli, ma perché non rimanessero soli e fossero compagni (Gn 2,18). L’uomo e la donna sono completi ma reciproci e si arricchiscono l’un l’altra nella differenza.
Il sesso genetico-cellulare mostra che la differenza tra uomo e donna in termini di cromosomi si riduce appena ad un cromosoma. La donna possiede due cromosomi XX e l’uomo un cromosoma X e l’altro Y. Dal che si deduce che il sesso-base è quello femminile (XX), essendo il maschile una differenziazione di esso. Non c’è dunque un sesso assoluto, ma solo uno dominante. In ogni uomo e in ogni donna esiste “un secondo sesso”. Nell’integrazione dell’animus e dell’anima, dalle dimensioni del femminile e del maschile presente in ogni persona nasce la maturità umana e sessuale.
In tale processo, il celibato non è escluso. Può essere un’opzione legittima. Ma nella Chiesa esso è imposto come pre-condizione per essere prete o religioso. Peraltro, il celibato non può nascere da una carenza di amore, ma da una sovrabbondanza di amore a Dio, che trasborda negli altri, specialmente nei più carenti di affetto.
Perché la Chiesa cattolica non abolisce la legge del celibato? Perché contraddice la sua struttura. La Chiesa è, socialmente, un’istituzione totale, autoritaria, patriarcale, maschilista e gerarchizzata. Una Chiesa che si struttura intorno al potere sacro realizza quello che Carl Gustav Jung denunciava: «Dove predomina il potere non c’è né amore né tenerezza». È quello che succede con il maschilismo e la rigidità nella Chiesa, anche se non in tutta. Per correggere questa deviazione, papa Francesco non si stanca di predicare «la tenerezza e l’incontro affettuoso». Il celibato è funzionale alla Chiesa clericale, sola e solitaria. In questo tipo di Chiesa, non aspettiamocene l’abolizione. Se il sogno di Gesù si realizzasse, nella Chiesa cambierebbe tutto.
Leonardo Boff è ecoteologo della Liberazione brasiliano
* “Silenzio”, particolare scultoreo del cimitero di Staglieno (Genova) in una foto [ritagliata] di Faustobici del 2014, tratta da wikimedia commons, licenza Creative Commons