caro Matteo Salvini, caro governo italiano …
diteci come fate a dormire con un naufragio nel petto
Diteci come fate a dormire con un naufragio nel petto, come riuscite a non pensare a quei tre bambini vestiti di rosso quando mangiate una pasta al pomodoro. Diteci cosa si prova a interpretare Ponzio Pilato di fronte alla folla, senza neanche lavarsi le mani perché quelli come voi le mani non se le sporcano mai.
di Saverio Tommasi
Caro Matteo Salvini, caro governo Italiano. Vorrei sapere come si dorme con un naufragio di 100 morti che vi bussano sulla coscienza “toc, toc, toc”. Se riuscite a dare la colpa ad altri, a guardare un’altalena senza pensarci. Vorrei sapere se riuscite a dimenticarlo, per esempio davanti a una pasta al pomodoro, e se la fame vi passa quando ci pensate. Vorrei sapere se ce la fate, a non pensare a quei tre fantasmini – tre, fratellini come lo siamo su questa Terra – vestiti di rosso come la vostra pasta al pomodoro. Riuscite a evitare il pensiero? Non dev’essere semplice, ribaltare il cervello per non soccombere ai pensieri: lodare i libici e attaccare le ONG che salvano dalla morte. Vivere come il gatto, stringere la mano a Mangiafuoco e attaccare Geppetto, che “se tuo figlio è nato in una falegnameria allora devi restarci, dovevi pensarci prima, i sogni fuori non sono fatti per te, noi di problemi abbiamo già i nostri”. Come si vive delegando la vita degli altri a qualcuno che sappiamo non ha interesse a prendersi la delega?
Vorrei sapere se poi, stamani, vi siete fatti la barba, e se poi siete andati a cercarle, le foto dei tre bambini con la faccia gonfia come un bambolotto che ha bevuto l’acqua. Sembravano di porcellana quei volti lisci, a cui la barba non ha fatto in tempo a spuntare, e si sono fermati in un giorno feriale, in mezzo al mare, ma non così tanto nel mezzo da non poter essere salvati. Quanto vi costa non aprire quella porta, tenere chiuso quel porto, aver risposto “non intervenite, se ne occuperanno i libici”, come Ponzio Pilato di fronte alla folla, avete fatto “click” con la stessa disinvoltura di una chiamata a debito da un numero sconosciuto. Poi, non vi siete neanche lavati le mani, perché quelli come voi le mani non se le sporcano mai. Caro Ministro dell’Interno, caro governo Italiano, c’è forse qualcosa di più grave del morire in una volta sola, ed è morire piano piano. Lavorare al disfacimento di un Paese – la nostra bella Italia – facendo ricadere la colpa sui poveri, sugli ultimi della fila, sugli esclusi dai banchetti. Per cosa, poi? Cosa state ottenendo, in cambio della negazione dell’esistenza ad altri? Venti minuti di presidenza in più, forse, mezz’ora di poltrona in aggiunta. Tutto qui. Vorrei sapere come fate a dormire la notte, se dormite. Perché a me danno fastidio le zanzare intorno all’orecchio e non ci riuscirei mai, con un naufragio nel petto.