“Caro Papa Francesco,
sono Daniele, e voglio scriverti questa lettera parlandoti come farei con mio padre”
Io sono sicuro che se non fossi Cristiano non avrei accettato la mia omosessualità con la serenità con cui in passato ho affrontato questa scoperta di me. Quando mi sono preso una cotta per il mio primo ragazzo avevo appena 16 anni, ed ero un membro attivo dell’Azione Cattolica Italiana. Ho riflettuto su quell’affetto, quell’omoaffettività che mi aveva lasciato con un grande punto interrogativo. La Parola di Vita che è la Sacra scrittura, la stessa Parola che mi ha creato, mi ha dato risposta “Tu sei il figlio mio l’Amato: in te ho posto il mio compiacimento.” .
Mi sono fidato di Dio, se mi ha pensato e creato omosessuale è perché ha un progetto su di me, e non vedo l’ora di realizzare la Sua Volontà.
Non mi sono mai sentito sbagliato, né in errore oggettivo, no, io ho sempre amato e rispettato le persone che Dio mi ha messo nel percorso della vita. Un giorno amerò e rispetterò mio marito, e lo farò nel nome di Dio, e vorrei farlo in casa mia, nella mia Chiesa, ma se non vorrà accogliermi so di non essere privo dell’amore di Dio e della Sua Benedizione. So che avrò uno stato che mi riconoscerà come persona legata a lui. Tuttavia Soffrirò, perché la mia Famiglia Cristiana non loderà il Signore con me per il grande Dono della Famiglia che è la Sintesi dell’Amore gratuito di Cristo, dono totale di se all’altro.”