insensibili alle grida dei disperati?
La cultura del benessere ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, che porta alla globalizzazione dell’indifferenza.
(#PapaFrancesco)
Fermiamoci, chiudiamo gli occhi, ma per guardare meglio, cioè per analizzare, riflettere, decidere.
Abbiamo bisogno di rivedere i protocolli sanitari per ridurre al minimo il contagio con il capitalismo, pericoloso virus deformante.
Individuiamo i focolai dentro di noi, studiamo i sintomi fisici come il senso di alienazione per l’eccesso di fatica ed i sintomi spirituali come l’egoismo e il desiderio di prevalere sull’altro.
Cambiamo abitudini, rimettiamo in discussione ciò che è stato assorbito come presupposto ineludibile, modifichiamo i parametri.
Sottoponiamo ad un rigoroso vaglio critico la nostra eredità culturale.
Liberiamoci del senso di superiorità, deponiamo le armi sia fisiche che ideologiche e rinunciamo ad ogni forma di conquista e di sfruttamento.
Convertiamoci dall’eurocentrismo, chiediamo scusa e consideriamo preziosa ogni diversità (o meglio alterità).
Interrompiamo la propaganda ed iniziamo un lungo tirocinio dedicato all’ascolto.
Ricominciamo da capo, anche se non ci siamo mai riusciti e questo ci spaventa.
Evitiamo l’isolamento e la costruzione di oasi felici ma non condivise, sentiamoci coinvolti perché non esiste sofferenza che non ci riguardi o di cui non siamo responsabili.
Ascoltiamo il grido degli oppressi e non il sibilo dei tanti Lucignolo in giacca e cravatta, arruolati dal Potere.
Riscopriamo la bellezza delle relazioni gratuite e disertiamo le gare di braccio di ferro.
Rientriamo in contatto con le nostre profondità e leggiamo la Scrittura per guarire le ferite, illuminare le tenebre e continuare a sperare contro ogni speranza
(1). In una parola: preghiamo.
(1) Cfr. Lettera ai Romani 4,18
da ‘altranarrazione’