il vangelo della domenica commentato da p. Maggi
NON PREOCCUPATEVI DEL DOMANI
commento al vangelo della ottava domenica del tempo ordinario (26 febbraio 2017) di p. Alberto Maggi:
Mt 6,24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Dopo aver insegnato ai suoi discepoli il Padre Nostro che, sotto forma di preghiera, è la formula di accettazione delle beatitudini, Gesù torna a commentare l’effetto dell’accoglienza della prima beatitudine, che è la più importante, quella che permette l’arrivo del regno dei cieli, cioè il regno di Dio, la nuova società alternativa proposta da Gesù. Nel brano di oggi, il capitolo 6 dal versetto 24 del vangelo di Matteo, Gesù dice: “«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro”, ed ecco il monito molto, molto chiaro: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Quello che traduciamo con ricchezza in realtà è mammona, cos’è mammona? È l’interesse, è la convenienza, è il capitale, è quello dove l’uomo mette la propria sicurezza. Il rivale di Dio, nella Bibbia e per Gesù, non è mai il peccato: Dio, nel suo sconfinato amore, riesce a conquistare il peccatore ed a convertirlo; ma il rivale di Dio, il muro che lui si trova di fronte, quello di fronte al quale anche Dio ha le mani legate, è la convenienza, è l’interesse, è l’avidità, per cui Gesù mette in chiaro l’avviso ai suoi discepoli. E poi, per tre volte, Gesù invita i suoi discepoli a non preoccuparsi: aver(ndo) accolto la prima beatitudine – (di) cosa si tratta (nel)la prima beatitudine: Gesù Cristo ci dice: voi occupatevi del bene e del benessere degli altri, e permetterete a Dio come padre di occuparsi lui del vostro, quindi un cambia tutto a vantaggio dei discepoli – Gesù per tre volte invita a non avere alcuna preoccupazione, se si è fatta questa scelta naturalmente. La prima è: “Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?”, quindi Gesù invita a non avere alcuna preoccupazione, non a non occuparsi, è chiaro la persona si deve occupare, ma a non stare in questo sentimento di ansia, di affanno. E Gesù fa un esempio: “guardate gli uccelli del cielo”, perché, tra tanti esempi che Gesù poteva fare, ha scelto proprio questo? Perché gli uccelli erano considerati animali inutili, nell’elenco delle benedizioni degli animali del creato non esistono, e animali nocivi, allora Gesù prende proprio quest’esempio: guardate gli uccelli del cielo, cioè gli esseri più inutili, più insignificanti del creato, “non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.” Cosa vuol dire Gesù? Non è un invito al lassismo, a non fare niente: se il Padre nutre gli uccelli del cielo, che non seminano, non mietono e non raccolgono, tanto più voi che seminate, mietete e raccogliete, “Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?”. E Gesù qui porta un esempio che, all’orecchio degli ascoltatori era molto chiaro, “E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate”, il verbo osservare indica osservare per imparare, “osservate come crescono i gigli del campo:”, i gigli del campo erano quei fiori belli, ma che avevano la durata di un solo giorno, “non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone”, Salomone era conosciuto per la sua vanità, per l’eccesso del suo lusso, “con tutta la sua gloria”, potremmo tradurre con tutta la sua boria, “vestiva come uno di loro”, quindi Gesù invita a non preoccuparsi. Perché non ci si preoccupa? È importante che, quando Gesù ha detto: non preoccupatevi di quello che mangerete, per la prima volta, nel vangelo di Matteo, appare il verbo mangiare, che poi apparirà soltanto nell’ultima cena. C’è un collegamento tra questi due verbi e questi due motivi: è il dono generoso di sé, di farsi pane per gli altri, che fa sì che Dio si faccia pane per noi, in una dinamica di amore ricevuto e amore comunicato. E continua Gesù: “Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno”, appunto questi fiori che duravano appena un giorno, “non farà molto di più per voi”, e qui c’è un rimprovero, “gente di poca fede?”. L’espressione poca fede non significa che non ne hanno a sufficienza, è un’espressione per dire: non c’avete fede, che non vi fidate. E per la seconda volta: “non preoccupatevi dunque dicendo”, se Gesù insiste è perché naturalmente avrà sentito le preoccupazioni dei suoi discepoli a questo argomento, ““Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani”, quindi Gesù contrappone i suoi discepoli, che dovrebbero aver fatto l’esperienza di questo Padre, di fidarsi di lui, con quelli che non credono nel Padre, ma credono in altre divinità. “Il Padre vostro celeste infatti”, ecco qui c’è un’affermazione importante di Gesù, che, se accolta, toglie ogni forma di ansia, “sa che ne avete bisogno”. L’azione del Padre precede il momento del bisogno, il momento in cui il discepolo se ne rende conto e lo chiede, l’azione del Padre non è venire incontro ai bisogni del discepolo, ma addirittura precederli, e questo dà piena serenità. Noi non ci dobbiamo preoccupare di nulla, perché non nel momento del bisogno Dio interviene, ma, prima ancora del bisogno, il Signore è già in azione. Ed ecco la conclusione: “Cercate invece anzitutto il regno di Dio”, ecco lavorate per questa società alternativa, a questa società dove, al posto dell’avere, ci sia il condividere, al posto del comandare ci sia il servire, “e la sua giustizia”, la fedeltà a questo programma, “e tutte queste cose”, quindi tutto quello che Gesù ha detto, “vi saranno date” addirittura in di più, vi saranno date ”in aggiunta”. Non c’è da preoccuparsi: quando uno fa della propria vita pane per gli altri, il pane, non solo non gli mancherà mai, ma gli sarà dato in aggiunta. E poi la conclusione: “non preoccupatevi”, è l’ultima volta che Gesù invita a non preoccuparsi, a non stare in ansia, “dunque del domani”, e qui, purtroppo, la vecchia traduzione invece aveva aggiunto ansia, perché la vecchia traduzione era: “perché il domani avrà già le sue inquietudini”, cioè non preoccupatevi per i guai di domani, perché già ce ne saranno altri, nulla di tutto questo. Dice Gesù: “non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani”, la traduzione esatta, “si preoccuperà di se stesso”: come oggi avete sperimentato l’azione paterna di Dio, che si è preso cura anche degli aspetti minimi, insignificanti della vostra esistenza, così sarà anche del domani. Allora non preoccupatevi, ma orientate la vostra vita per il bene degli altri. E continua Gesù: “A ciascun giorno basta la sua”, qui hanno tradotto “pena»”, ma, in realtà è difficoltà. Le difficoltà di ogni giorno sono garantite, nella sua (loro) soluzione, dalla presenza continua del Padre di Gesù.