“chi sono io per giudicare o condannare?”
“quando un gay cerca il Signore”
di Enzo Bianchi
priore della Comunità di Bose
(Tuttolibri – La Stampa, 07/03/2015)
“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarlo?”
Questa frase, pronunciata da papa Francesco in un’intervista estemporanea durante il volo di ritorno dalla Giornata mondiale della gioventù in Brasile, venne considerata eccessiva da alcuni, inopportuna ad altri, bisognosa di precisazioni e distinguo da altri ancora, o ancora avventata, fuorviante, dissacratoria… Altri, troppo pochi in verità, l’hanno subito colta non solo come un’affermazione puntuale rispetto a un preciso argomento di pastorale, ma come una chiave di lettura del modo stesso di porsi del nuovo papa, arrivato a sorpresa e sconosciuto ai più sul soglio di Pietro. Sì, perché – come ricorda Raniero La Valle nel volume uscito in occasione dei due anni di pontificato di papa Bergoglio (Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, pp. 204, € 14,00) – una frase analoga risale addirittura all’apostolo Pietro, di cui papa Francesco è successore come vescovo di Roma: “ Chi ero io per porre impedimento a Dio? (At 11,17). Così Pietro aveva risposto agli uomini religiosi che lo criticavano per essere entrato in una casa di pagani, aver mangiato con loro e aver attestato che lo Spirito santo li aveva “battezzati”.
In questa domanda che non è retorica c’è tutta la consapevolezza di essere “servo dei servi di Dio”, sottomesso nell’obbedienza all’agire dell’unico Signore della chiesa che pensa, parla, agisce e ama con criteri che non sono i criteri umani e che non lasciano che la misericordia sia ostacolata dalla rigidità di una legge separata dall’amore del legislatore. E il libro di La Valle ripercorre così due anni di parole e gesti di papa Francesco.
Ma, parafrasando il titolo, «Chi è lui, Raniero La Valle per scrivere queste “cronache di cose mai viste”»? Un giornalista di grande professionalità, un cristiano segnato da papa Giovanni e dal concilio, un uomo politico nel senso alto del termine. Direttore dell’Avvenire d’Italia negli anni del Vaticano II, poi senatore e deputato per quattro legislature, co-fondatore di Bozze 78 (ebbi la gioia di far parte di quel gruppo di amici che vollero dar vita ad una rivista di riflessione sulla presenza dei cristiani nella società civile), sempre in prima fila nelle battaglie per la pace e la giustizia, a tempo e contro-tempo. Anche per questo la riflessione che attraversa le pagine fondandosi sulle parole di papa Francesco sa cogliere in profondità snodi decisivi per la testimonianza cristiana: la pace e il rifiuto della violenza, la ricerca di un’autentica sinodalità nella guida e nella vita della chiesa, l’attenzione ad ogni genere di povertà e di ferita umana, l’uso sovrabbondante della misericordia, la libertà di un pensiero e di un’azione che si rifanno costantemente al vangelo e che ad esso rimandano in radicale semplicità …
Sì, forse molte delle “cose” operate da papa Francesco, Raniero La Valle e molti di noi non le avevamo “mai viste”. Di certo le abbiamo a lungo sognate.