claude dumas al c.c.i.t

romni

INTRODUZIONE

Claude Dumas

Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Marco 10/46-52) “Distruggere i muri dell’isolamento e dell’esclusione : sfida evangelica di una dinamica sociale”tale è l’enunciato di un tema che abbiamo scelto per il nostro incontro. A questo ci invita il vangelo di Marco ma prima di entrare negli scambi, vorrei come presidente di questa assemblea augurare a tutti il benvenuto : il benvenuto alle autorità presenti che hanno ben voluto rispondere a questo invito e che testimoniano così l’interesse che portano a questo incontro, il benvenuto a tutti quelli che ci raggiungono per la prima volta.
Saluto anche e ringrazio già il mio amico Piero Gabella, Cristina e tutto il gruppo d’Italia che si sono adoperati per questo incontro e hanno spiegato la loro energia per accoglierci per il meglio in questo spirito di grande fratellanza che ben caratterizza il CCIT. Grazie anche alla direzione di questo istituto che ci apre calorosamente le porte per il tempio di questo week-end.
Terminerei questi saluti trasmettendo un saluto fraterno a tutti quelli che non hanno potuto raggiungerci e che si sono scusati di non poter essere con noi…
“Distruggere i muri dell’isolamento e dell’esclusione…”
Una sfida che lancia la Chiesa come ce lo ricorda il Consiglio Ecumenico delle Chiese del 2003 io cito : “Oggi, i muri di separazione sono fatti di vergogna, di pregiudizi, di odio, di concorrenza, di timore, d’ignoranza, di pregiudizi teologici e incomprensione culturale. La Chiesa è chiamata ad essere una comunità inclusiva, a abbattere tutti questi muri di separazione.”
Ma anche una sfida che ci lancia la società : Oggi un po’ dovunque in Europa constatiamo che muri s’innalzano per separare gli uomini gli uni dagli altri. Bisogno di sicurezza o rifiuto di avvicinare “certa gente” che non è come noi, vestita in modo diverso dal nostro, con altri costumi…? Davanti a tali comportamenti, dobbiamo reagire, riflettere sui nosti atteggiamenti… a questo ci invitano gli incontri del CCIT.
Il vangelo ci insegna ad abbattere i muri, a guardare d’altro non come uno straniero, un uomo da non frequentare… “un emarginato”. L’incontro con Bartimeo è un passaggio fondamentale del vangelo di Marco. Il cieco è un emarginato totale nella società dell’epoca, equiparabile quasi a un appestato, ridotto alla mendicità. La sua marginalità è ben mostrata dal fatto che egli è seduto sul bordo della strada. Egli ha costantemente bisogno degli altri per vivere.., è simbolo dell’umanità decaduta. Quando Gesù s’avvicina, Bartimeo ha l’intuizione che Gesù potrà fare qualche cosa per lui. Grida, non si vergogna di quello che pensano gli altri, ne del resto di quello che possono dire o fare gli altri ! Si tratta di qualche cosa d’importante, d’essenziale nella sua vita.
Senza voler fare un paragone affrettato, Bartimeo non ha oggi il viso di quei Rom seduti sui nostri marciapiedi, ridotti in molti alla mendicità, lo sguardo dei quali ci chiama con la speranza che noi possiamo fare qualche cosa per loro…
“Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me I”
Bartimeo domanda semplicemente che il Cristo si fermi su di lui e che il suo sguardo lo ristabilisca, forse per un momento, nella sua dignità umana. Ma come osa abbordare Gesù, lui l’impuro, il pidocchioso… Non ha un posto nella società. Qui la gente lo maltratta perché lui osa prendervi il suo posto apostrofando Gesù con il suo titolo messianico : “Figlio di Davide.” Questo grido dà fastidio alla gente che lo rimprovera “sta’ zitto, non si fa, non fare scandalo…” Si, è un seccatore !
Il primo riflesso della folla è quello di rigettare Bartimeo. La folla ha paura dell’escluso, dell'”anormale”, del marginale reagisce come i discepoli che sgridano i bambini. E come la folla attuale, come la società che tende a rigettare quello che le sembra inopportuno, quello che lei non capisce, quello che è “altro” e i Rom dei nostri paesi, bisogna ben dircelo sono percepiti particolarmente come dei seccatori.
Ma Bartimeo non ne tiene conto e grida “più di prima.” Il grido è vitale : un bimbo non può fare altro che gridare per attirare l’attenzione di sua madre, non ha un altro mezzo. Il cieco sa in fondo a lui che è l’occasione della sua vita e non vuole perderla. Tanto, peggio per la convenzioni sociali.., tentare la sorte attraversando la frontiere per fuggire le discriminazioni… questo dovrebbe interpellarci !
La folla vuole marginalizzarlo, rinchiuderlo in un’infermità totale, se non può impedirgli di sentire, vuole impedirgli di parlare.
I poveri hanno raramente i mezzi per difendersi. Spesso molto dipendenti dai ricchi non possono permettersi di alzare il tono della voce per spiegarsi. La miseria rinchiude in una torre dalla quale è molto difficile uscire.
Gesù si ferma. Ha sentito il grido dell’uomo sul ciglio della strada. Si lascia toccare, disorientare da questo grido. Si ferma per ascoltare e incominciare a dialogare, per dare la risposta più adatta alla miseria dell’uomo. Con la sua fermata, Gesù mostra bene che il suo messaggio si rivolge anche agli esclusi che vuole riabilitare nella società al di là dei pregiudizi.
Eppure malgrado questa ostilità, Bartimeo non rinuncia : insiste “Abbi pietà di me I” La sua preghiera è insistente ma non provocatrice è fiducia, e per questa ragione Gesù gli risponde, a lui l’escluso, il quasi appestato… “Chiamatelo I” la folla cambierà parere e domanderà a Bartimeo di venire, “Alzati, ti chiama.” Questo “alzati” non è detto a caso, perché è il segno del nostro innalzamento verso Dio. Gesù è venuto affinché l’uomo si alzi. Gesù lo fa “alzare” e camminare di nuovo, prima di farlo “vedere di
E nuovo.” Non è poi cosi strano, se si pensa a quello che si verifica nell’esperienza umana della relazione con l’altro : arriva sempre un momento in cui si deve fare fiducia, dare il proprio accordo senza sapere dove si sarà condotti, rinunciando a “conoscere l’altro” per poter camminare con lui. Tale è la via di ogni impegno.
Il cieco getterà via il suo mantello, il suo solo bene. Con questo gesto, rigetta la sua condizione d’escluso poiché il vestito è simbolo della condizione nella società dell’epoca (ma c’è veramente un cambiamento nella società attuale ?) Questo salto nella sua notte è quello dalla notte alla Luce, salto verso la fede, slancio irresistibile che permette di superare la frattura dell’esclusione per raggiungere la società.
Gesù allora gli porrà una domanda, non per confonderlo, ma perché parli, perché compia il suo intervento. Gesù ci mostra qui il suo rispetto della libertà dell’uomo. Evidentemente Gesù sa quello che Bartimeo vuole, ma lo rispetta, aspetta, aspetta la sua risposta.
Bartimeo dunque vuole ritrovare la vista, ricuperare un bene perduto e non uno qualsiasi ! Bene chi gli permetterebbe di vedere di nuovo, d’avere la luce, di discernere, di lavorare, di appartenere a un corpo sociale, economico e religioso, di superare il muro. Davanti a una tale determinazione, davanti a questa fede fiduciosa, Gesù dice : “Va’, la tua fede ti ha salvato .1” La guarigione è una salvezza. Ritrovare la salute, è ritrovare il cammino della vita e uno stato di vita funzionale.? D’ora in poi, può camminare sul cammino della vita senza pericolo, vivere con e in mezzo alla gente, lavorare, essere accolto di nuovo sa tutti e andare alla sinagoga senza sentirsi a disagio o senza paura. Può finalmente vivere pienamente.
Gesù reinserisce il cieco nella società, ripristina le sue capacità relazionali.
Questo miracolo non è solo materiale, è legato alla Buona Novella, segno della sua presenza. È segno della comunicazione della grazia salvatrice di Cristo alle nazioni, agli uomini. Gesù vuole liberarci, spiritualmente ma anche socialmente !Gesù vuole che tutti diano stabiliti o ristabiliti nella comunicazione con Dio, ma vuole anche che gli esclusi siano riabilitati nella società, in questo mondo che è slancio verso Dio ! In breve, Gesù vuole salvare tutti gli uomini riabilitandoli nel mondo, ma anche integrandoli nella comunità dell’Amore !
L’opera di Gesù è di aiutarci ad abbattere i muri eretti nei cuori affinché la sua vita si diffondo e si espanda. Qualunque sia la muraglia dietro la quale l’uomo si nascondo e si protegge, è prigioniero. Ora, il Signore è venuto per liberare da ogni forma di detenzione e di reclusione per permettere all’individuo di vivere la libertà secondo i Vangeli.
Non si sono muraglie o muri che non crollino!
Non ci sono muri che non divengano inutili (Jacques. Lancelot)
Buon lavoro a voi tutti nell’amicizia e nella gioia di esserci ritrovati.