come si fa a credere alla vita in un mondo di morte – come ripensare nel presente l’annuncio della resurrezione –

una speranza in tutte le lingue

di Angelo Reginato
in “Riforma” – settimanale delle chiese evangeliche battiste metodiste e valdesi – del 14 aprile 2017

Anche noi, chiamati ad annunciare l’evangelo della resurrezione e a ripensarlo nel presente, siamo tentati di fuggire. Come le donne, di cui ci narra Marco. Come si fa a credere alla vita, in un mondo di morte? Come si fa ad annunciare che è risorto, quel condannato alla morte più infamante? Solo creature angeliche possono farlo. Solo anime belle sono in grado di penetrare la crosta di sangue raggrumato che copre la nostra storia e scorgere l’utopia di un mondo giusto, che coltiva la vita e aborrisce la morte. Noi no. I nostri occhi vedono solo teatri di guerra e cinismo spietato. Non angeli ma droni sorvegliano i sepolcri ben sigillati di una storia che difende la vita di pochi e condanna a morte il resto dell’umanità. Pasqua, dunque, impossibile nello scenario post-moderno, che decostruisce ogni speranza? In realtà, è così da sempre. L’umanità, fin da subito, ha dovuto fare i conti con lo scandalo di una storia che gronda sangue. Come leggiamo nelle Scritture. Dove, però, insieme all’analisi lucida della situazione, viene messa in campo la sfida alla tirannia della morte. Come nei quattro racconti evangelici.

Che cos’hanno le chiese da dire al mondo, se non il fatto di mettersi in gioco, nonostante tutto, e proporsi come laboratori di resurrezione in mezzo a un’umanità rassegnata e incredula?