commento al vangelo della domenica

“QUESTA VEDOVA, COSI’ POVERA, HA GETTATO NEL TESORO PIU’ DI TUTTI GLI ALTRI”

 commento al vangelo della domenica trentaduesima del tempo ordinario (8 novembre 2015) di p. Alberto Maggi:

p. Maggi
Mc  12, 38-44

[In quel tempo], Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete.
Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Nel tempio di Gerusalemme, dopo aver attaccato la dottrina degli scribi – gli scribi erano i teologi ufficiali, il magistero infallibile dell’istituzione religiosa giudaica – dopo aver attaccato la loro dottrina, Gesù attacca la loro condotta. E’ quanto ci scrive l’evangelista Marco nel capitolo 12 dal versetto 38 al 44.
Vediamo. Diceva loro… Gesù sta insegnando alla folla … nel suo insegnamento. Ecco è importante questa indicazione, è un insegnamento che è sempre valido per le comunità dei credenti. Quella che segue non è tanto una polemica contro un mondo giudaico dal quale la comunità dei credenti si era ormai distaccata, ma un monito – purtroppo inascoltato – perché all’interno della comunità cristiana non rinascano gli stessi perversi atteggiamenti che Gesù denuncia.
Nel suo insegnamento Gesù diceva: “Guardatevi…” Guardatevi significa state attenti, state in guardia. E’ strano, Gesù mai invita a stare in guardia dai peccatori, dai miscredenti, ma sempre dalle persone religiose. Sono queste pericolose per la fede delle persone.
E da chi mette in guardia Gesù? Dagli scribi. La loro parola era considerata come avente lo stesso valore della parola di Dio, le massime autorità religiose. Ebbene Gesù dice: “State in guardia da questi tipi, da questi individui”. E poi Gesù offre tre indicazioni per saperli riconoscere, in modo che questo resti valido per le comunità di tutti i tempi.
La prima: amano passeggiare in lunghe vesti. Sono persone che sono nulla. Hanno il vuoto dentro, ma allora mascherano questo loro nulla, questo loro vuoto con addobbi, indumenti, paramenti religiosi per coprire la nullità che sono.
Gesù aggiunge “Ricevere i saluti nelle piazze” che significa essere ossequiati, riveriti, essere riconosciuti per il loro grado religioso, “avere i primi seggi nelle sinagoghe”. Nelle sinagoghe il primo seggio era quello più lontano dal popolo, e soprattutto era in alto, una posizione dalla quale controllare soprattutto dominare la popolazione con la loro dottrina. E, quando c’è da stare con la gente si prendono le distanze, stanno lontano e in alto, quando c’è da mangiare sono ai primi posti, infatti “i primi posti nei banchetti”, dice Gesù, cioè quelli più vicini al padrone di casa, dove si viene serviti prima e nutriti meglio.
E poi ecco l’accusa, “Divorano”, cioè spogliano, “le case delle vedove”. Per vedova si indica tutti coloro che non hanno un uomo che le protegga, le persone bisognose. Anziché comunicare vita alle persone più bisognose, loro le spogliano, quindi comunicano morte.
Attenti a queste persone che, anche se apparentemente, con tutti i loro paramenti, abiti religiosi, distintivi, sembrano indicare una vicinanza al Signore, il Dio della vita, in realtà sono agenti di morte. E l’unica volta che Gesù condanna delle persone lo fa con queste autorità religiose. Gesù continua: “Essi riceveranno una condanna più severa”.
Qual è la condanna? Che Gesù toglierà la vigna che Dio aveva loro affidato, cioè toglierà il popolo dalle loro grinfie, dalla loro avidità. E poi l’evangelista ci presenta un Gesù che spiega quello che ha anticipato verbalmente. Seduto di fronte al tesoro, che è in vero Dio del tempio, il luogo dove venivano poste le offerte, il vero Dio adorato dagli scribi, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte.
I ricchi sostengono un’istituzione che non denuncia l’ingiustizia della ricchezza, ma addirittura l’appoggia. Quindi i ricchi sostengono un sistema del genere. Ma, venuta una vedova povera … per comprendere quello che segue dobbiamo sapere che, secondo il libro del Deuteronomio, nel capitolo 14, dal versetto 28, leggiamo che con i proventi del tempio bisognava mantenere le vedove e gli orfani, cioè le persone che più avevano bisogno.
Qui adesso vedremo che succede il contrario, sono stati gli scribi che, nella loro avidità, fanno sì che siano le vedove a mantenere questo tempio, questa sanguisuga che è il tesoro del tempio contrabbandato come luogo della presenza di Dio.
Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo, le monete minime, di infimo valore. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli… Gesù i suoi discepoli li deve sempre chiamare, sono lontani. Non è tanto una distanza fisica, quanto spirituale. E disse loro: “In verità … “ Se prima l’evangelista ha parlato di insegnamento, ora mette la parola “verità”, quindi sono insegnamenti che sono validi per sempre anche per la comunità cristiana.
E Gesù non fa un elogio della vedova, ma piange questa vittima dell’istituzione religiosa, dell’avarizia, della cupidigia dell’autorità religiosa, che sfrutta il popolo per i propri interessi. Certo non lo dà a vedere, sono furbi, sembra che tutto si faccia a gloria di Dio, in realtà si fa soltanto per la sua pancia.
“In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”, cioè la sua vita intera.
La donna, la vedova, è immagine del popolo sfruttato in nome di Dio. Quindi non è una lode, ma un lamento. Poi, non c’è nel brano liturgico, ma bisogna leggerlo per completarlo. Poi uno dei discepoli attira l’attenzione di Gesù sulla magnificenza del tempio e dice: “Maestro, guarda che splendide pietre, che splendide costruzioni”. E poi la sentenza di Gesù: “Un’istituzione che sfrutta i poveri per il proprio interesse, un’istituzione che, anziché comunicare vita la toglie, non ha diritto di esistere”.
Ed ecco le parole di Gesù: “Non rimarrà qui pietra su pietra che non sia distrutta”.