l’ebbrezza di diventare stupidi
dal sito LIBERNAZIONE di Alessandro Capriccioli:
Succede, credo, che ciascuno di noi avverta la necessità insopprimibile di diventare tecnicamente stupido in almeno un’area della propria esistenza: un po’ come se si trattasse di una sorta di vacanza del cervello, costretto a lavorare in modo più o meno efficiente tutto il giorno per attendere ai normali compiti della vita e perciò bisognoso di prendersi, di quando in quando, un periodo di black out totale.
Sarà capitato anche a voi, tanto per fare un esempio, di guardare la partita con persone che ritenete mediamente intelligenti e dovervi sorprendere nel rilevare la loro ostinata ritrosia a prendere atto di un fuorigioco o di un fallo da rigore evidentissimi: vi sarà capitato, presumo, e avrete pensato “vabbe’, quando si parla di calcio questo non ragiona, lasciamo perdere altrimenti finisce che ci meniamo”.
Ecco, io credo che accada più o meno la stessa cosa quando si parla dei rom.
Perché sostenere, senza disporre di alcuna nozione specifica, che i rom abbiano una non meglio precisata propensione etnica o culturale alla delinquenza, ignorando contestualmente la palese circostanza che la propensione alla delinquenza, da che mondo è mondo e a qualsiasi latitudine, aumenta in modo esponenziale nelle condizioni di estrema marginalità sociale quali sono quelle in cui i rom sono generalmente costretti a vivere, è un chiaro segnale di spegnimento completo del cervello a beneficio di una beata, pacifica, felice stupidità.
E’ una completa inversione della causa con l’effetto, che declinata in altri ambiti potrebbe produrre effetti grotteschi, paradossali o addirittura devastanti per la propria e l’altrui incolumità: e che quindi ciascuno si guarda bene dal porre in essere, da quando si sveglia fino a quando va a dormire, per evitare di uscire di casa con le mutande al posto del cappello, di mettere il sale nel caffè o di morire fulminato nella vasca da bagno.
Coi rom no. Coi rom si diventa stupidi.
Si afferma, per dire, che siano loro a non volersi integrare, anche se si sa perfettamente che sono costretti a vivere segregati nei campi; si sostiene che non vogliano mandare i figli a scuola, ma quando ne arriva uno nella classe dei propri figli si fa la rivoluzione per cacciarlo via; si arriva a teorizzare che siano tutti ricchi sfondati, e allo stesso tempo ci si lamenta del fatto che chiedano l’elemosina.
Si invocano le ruspe e gli sgomberi contro i campi, crogiuoli di inaudite nefandezze e innominabili atrocità, fingendo di non sapere che quei campi sono stati creati proprio a forza di sgomberi, e quindi di ruspe, con ciò invocando quale rimedio la causa stessa del problema che si denuncia: un po’ come se si decidesse di mettersi nudi sotto una nevicata per farsi passare la broncopolmonite.
Sta di fatto che con la broncopolmonite, comprensibilmente, quelle stesse persone se ne stanno a letto; che si mettono gli occhiali quando ci vedono poco, si fermano col rosso e attraversano col verde, mettono la benzina nella macchina, l’acqua nella caffettiera e il marsala nelle scaloppine. Senza sbagliarsi mai.
Poi, a seconda dei giorni, arriva una partita di calcio. Oppure, ancora meglio, una notizia sui rom.
A quel punto, liberi tutti.
Dopo tanta fatica, si può finalmente spegnere il cervello per qualche minuto: e godersi l’inebriante sensazione di diventare stupidi.