domande e risposte sulla guerra (senmpre da evitare)

 

 

 

 

 

 

no guerra

dal sito di FAMIGLIA CRISTIANA

http://www.famigliacristiana.it/articolo/sacco-pax-christi-.aspx

«Quello che è successo in Afghanistan, Iraq e Libia evidentemente non
ha insegnato nulla», spiega il coordinatore nazionale del movimento
don Renato Sacco, «l’Occidente prima vende le armi a questi regimi e
poi li attacca»

«In Siria un conflitto c’è già, si tratta di vedere come spegnere il
fuoco non come alimentarlo. Di fronte a una guerra non si può
rispondere con un’altra guerra. Vuol dire che di una tragedia ne
facciamo due».
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, si dice
«triste ed amareggiato» per la piega che stanno prendendo gli eventi
in Siria.

L’America dice che non si può più restare inermi di fronte ai crimini
commessi dal regime di Assad.
«La guerra, ogni guerra è un’avventura senza ritorno. Anzi, come ha
detto papa Francesco, è il suicidio dell’umanità. Basta vedere a
quello che è successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia: il
rovesciamento del capo del regime non ha portato affatto la pace. È
una storia che si ripete sempre, con amarezza: noi abbiamo sempre
cullato i dittatori, li abbiamo ritenuti nostri amici, li abbiamo
armati e poi abbiamo detto che bisognava fargli la guerra. È successo
con Saddam e poi con Gheddafi. La comunità internazionale ha fatto di
tutto con la sua indifferenza a far precipitare della situazione,
l’Italia stessa ha venduto le armi alla Libia e poi si è detto che
bisognava bombardare. Questa non è pace. La guerra non è mai la strada
da percorrere, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa e come ha
ribadito qualche giorno fa mons. Tomasi, osservatore permanente della
Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra.
Una chiave di questo precipitare degli eventi potrebbe essere quella
delle pressioni esercitate da parte delle lobby delle armi. Qualcuno
parla già di accordi economici e militari tra Usa e Arabia Saudita».

Ma le vittime degli attacchi di Assad non vanno tutelate?
«Chi oggi si scandalizza di fronte alle vittime siriane, se lo fa per
arrivare alla guerra lo fa per interessi. Poi le vittime vengono
dimenticate e non se ne parla più. In Iraq nel mese di luglio ci sono
stati mille morti, siamo arrivati ai livelli di violenza del 2006 e
nessuno parla più. Quando si utilizzano le vittime per giustificare
una guerra non lo si fa per amore delle vittime ma per amore dei
propri affari e dei propri interessi. Essere in Afghanistan ci dà la
visibilità di sedere al tavolo degli accordi internazionali. Poi
succede che alcuni piccoli progetti di cooperazione in alcuni villaggi
afghani non vengono finanziati dalla comunità internazionale perché
sono troppo piccoli e non fanno notizia. Invece sarebbero i passi per
la pace».

Come se ne esce dal pasticcio siriano?
«La soluzione in tasca non ce l’ha nessuno, bisogna cercarla. L’unica
cosa di cui sono certo è che la guerra non è la soluzione. È come
avere un figlio che dà problemi, l’unica cosa che so è che non lo devo
uccidere anche se mi fa disperare. L’intervento armato a sostegno
dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale,
renderebbe esplosiva tutta l’area mediorientale già instabile con
conseguenze devastanti per tutti, a cominciare dall’Europa.. Io credo
che la comunità internazionale in passato non abbia fatto quasi nulla
per fermarsi e vedere cosa stava succedendo in Siria. La soluzione
passa dall’abbandono dell’intervento militare. Non forniamo più armi,
isoliamo le lobby degli armamenti. È una strada in salita, quella
della pace, faticosa, è un cammino, come diceva don Tonino Bello. La
Siria, come la Libia, fa notizia adesso, fra un mese o due non se ne
parlerà più. A nessuno interessa da dove arriva il gas, chi glielo
fornisce. Come è successo a Sarajevo, per anni abbiamo fatto finta di
non vedere, abbiamo venduto le armi a chi bombardava Sarajevo, io ho
le foto e le testimonianze, poi abbiamo deciso di intervenire e fare
la guerra. Così abbiamo guadagnato due volte vendendo le armi agli uni
e agli altri. Temo che con la Siria finisca proprio così».

28 agosto 2013