don Valentino scrive a Berlusconi
LETTERA DI UN PRETE A BERLUSCONI
“Caro Silvio, ho letto l’invito dell’Assessore di Albenga che ti offre di fare qualche ora di servizi socialmente utili. Vieni a scontare la pena da me, invece? “
“Ti faccio io un bel programmino di servizi socialmente utili. Ti faccio fare un anno di continui giri, non qualche ora al giorno come dice l’Assessore, ma per dieci ore al giorno, a vedere le vere povertà. A scoprire come sta davvero una famiglia che non arriva a fine mese. A vedere chi è un tossicodipendente. A vedere come sta una prostituta che arriva in Italia menata di botte e costretta a vendersi sulla strada. A vedere come vivono gli zingari che tu dici all’Europa di fartene carico per avere i finanziamenti, e che poi vengono abbandonati a se stessi. Ci facciamo un bel giro alla sera a portare un panino a chi dorme per strada. Vieni a vedere cosa sta provocando il taglio ai servizi sociali alle fasce deboli del nostro paese. Vieni Silvio, e ti porto dagli anziani che non hanno nessuno in casa che gli faccia la spesa”.
“Ti faccio parlare io con le famiglie che a Genova si trovano a dover pagare quasi il 6 per cento sulla prima casa. Ti faccio parlare con le piccole imprese strozzate dal mancato finanziamento dello stato debitore. Ti faccio incontrare con chi si sente soffocato da quell’Equitalia che tu avevi promesso di abolire. Ti faccio parlare con le mamme che si vedono aumentare le tasse scolastiche del 4 per cento, con chi per iscrivere il bimbo alla materna deve pagare cento euro”.
“Ti porto ad incontrare i giovani che non trovano lavoro; ti faccio toccare con mano che il tasso di disoccupazione quando eri al governo è diminuito NON perché la gente trovava lavoro, ma perchè se ne andava altrove a cercare lavoro. E tu sai che togliersi dalla lista di collocamento per andare altrove può far pensare che la gente non sia più iscritta perché lavora, ed invece la realtà è molto diversa. Ti faccio conoscere giovani che non sanno come fare per costruirsi un futuro. Che decidono di non comprarsi casa perché, anziché essere una ricchezza, è una tassa insopportabile in più da affrontare. Ti porto a vedere cosa provoca nell’animo umano anni e anni di lavoro precario, quel lavoro precario che tu hai creato come soluzione al lavoro che mancava. Ti faccio parlare con genitori che dicono: “Cosa insegno ai miei figli? A guardare lontano? O ad arraffare oggi quello che la vita ti dà, perché domani non sai cosa ci può essere”. Ti aiuto ad uscire dal mondo dorato in cui vivi, e a renderti conto (tu e molti altri) di come si sta quaggiù”.
“Se vuoi fare dei servizi socialmente utili, non dare retta a chi ti prepara un servizio che è socialmente utile solo a te stesso. Vieni un po’ qui in basso, dove viviamo noi comuni mortali”.
don Valentino Porcile