un Ferrara cagnesco, sbrana Papa Francesco
il suo (durissimo) attacco
Ci volevano cani e gatti per scatenare (anche) Giuliano Ferrara contro Papa Francesco, il Pontefice interventista (già, interviene su tutto. Anche su cani e gatti, appunto). La polemica sorge dopo le dichiarazioni del Pontefice di sabato, quando ha invitato i fedeli ad amare di più i propri vicini in difficoltà piuttosto che gli animali domestici. E l’Elefantino, su Il Foglio del lunedì, azzanna: “A Ratzinger piacciono i gatti, a Francesco no, cani e gatti entrano come esseri disdicevoli nelle sue parabole del buon vicinato”, premette.
Dunque Ferrara spiega: “Non nutro sentimenti di ostilità preconcetta contro questo Papa, nemmeno contro gli aspetti più convenzionali e banali della sua predicazione, e non ho il sacro fuoco dei suoi fedeli nemici”. Poi, però, la critica da ironica si fa pungente: “Adesso, devo dire la verità, mi aspetto da lui di tutto, quindi niente”. E ancora: “Lasci stare per cortesia gli animali di compagnia e di lavoro, ultimi umanisti civilizzati in un paesaggio di rovine al centro del quale egli desidera insediare la chiesa, bussando importuno alle porte del vicino”.
Dunque l’Elefantino chiude il suo commento con un appello, durissimo: “Ci lasci la nostra privacy di amore e solitudine, il nostro gaudio di conversazione e abbaio, e se proprio vuole fare crociate si occupi dell’aborto, della società neutra di genere, e delle altre mille follie soggettiviste che devastano il senso comune tomista dell’ essere e della realtà. Al rapporto con i vicini di casa ci pensiamo noi: non avranno il nostro odio, ma nemmeno una pelosa e troppo tenera finzione d’amore. Spesso fanno chiasso e non salutano, giustamente, se li incontri per le scale”, conclude.