Lettera al corriere della sera a proposito di un funerale Rom
un ‘normale’ funerale come quello celebrato da don Mario Riboldi e da padre Luigi Peraboni dell’U.N.P.R. e S. (Ufficio Nazionale per la Pastorale tra i rom e i Sinti) qualche giorno fa, alla presenza oltre che di molti rom anche di rappresentanti di istituzioni religiose e laiche, compreso il sindaco, è stata l’occasione per l’ennesimo articolo denigratorio nei confronti dei rom
G. Bezzecchi, ‘attivista rom da trenta anni’, presente al funerale, stigmatizza in modo fermo la distorsione, offensiva nei confronti dei rom, rappresentata dall’articolo del giornalista del ‘Corriere della sera’
qui di seguito la sua severa lettera al giornale:
Signor Galli,
Sono un attivista Rom che da 30 anni condivide la realtà quotidiana dei Rom e Sinti. Ho riflettuto prima di scriverle per l’antica abitudine a sopportare il pregiudizio e la discriminazione, ma alla fine sento il bisogno di rispondere al suo articolo scritto sul “Corriere della Sera” apparso martedì 26 novembre 2013 a pagina 3 della cronaca di Milano a proposito dei funerali di Luca Braidic. Lei parla di “Funerali……….con più poliziotti che familiari”; “celebrati il più in fretta possibile”; e soprattutto di “funerali da boss di mafia…”.
Io ho partecipato ai funerali di Luca Braidic celebrati da Monsignor Mario Riboldi, con Padre Luigi Peraboni (da 60 anni tra i Rom e Sinti) con don Massimo Mapelli della Caritas ambrosiana, i Padri Somaschi e esponenti di altre associazioni anche loro impegnati da molti anni con i Rom e Sinti, da lei neppure considerati evidentemente per non essersi degnato di venire a vedere o di informarsi compiutamente.
Premesso che i poliziotti erano 6 con 3 auto e parlavano tranquillamente tra loro sulla piazzetta antistante la chiesa, mentre le famiglie Rom hanno riempito la chiesa con la presenza del Sindaco con partecipazione seria secondo la nostra tradizione; che se per fretta s’intende percorrere i circa 2 chilometri dalla chiesa alla cascina per la sosta per l’ultimo saluto all’abitazione del defunto con fuochi, musica pianti fino all’imbrunire per poi percorrere un altro chilometro fino al cimitero con la cassa portata a spalla, la banda, le decine di corone, di fiori sparsi senza parsimonia (almeno l’ultima strada…. è fiorita anche per lui), certo i bersaglieri invidieranno la nostra velocità; ma la cosa che più mi ha colpito è stato definire da parte sua questi come “Funerali da boss di mafia”, un insulto gravissimo per la cultura dei Rom e Sinti.
Tutto il suo articolo è pervaso, oltre che dall’ignoranza delle tradizioni di un popolo antico che avrebbe da insegnare qualcosa anche a lei, da affermazioni approssimative e infamanti (“…persone sopra i 14 anni tutte con precedenti”) e quando parla di faida da una vera e totale ignoranza di quello che è veramente successo nelle comunità di via Idro e di via Chiesa Rossa e di quello che ha portato a questo tragico epilogo. Ma tanto siamo “zingari” con i quali lei certo – e per fortuna, aggiungo io – non è in grado di parlare… e per questo lei che fa il giornalista – non ho detto che lo è – dovrebbe almeno avere il dovere non dico di cercare la verità, ma almeno di non sputarci addosso.
Saluti
Milano, 05/12/2013
Rag. Giorgio Bezzecchi
Presidente Museo del viaggio Fabrizio De Andrè