i 10 inganni di Berlusconi
Ci sono almeno dieci buoni motivi per dimostrare che Berlusconi non è uno statista che ha a cuore il bene del Paese, ma solo un condannato che cerca di evitare la condanna.
1. Ha cercato in tutti i modi di ostacolare il corso del processo Mediaset, proprio come ha fatto con altri suoi processi. È del tutto discutibile che il suo possa definirsi il normale esercizio del diritto di difesa.
2. Prima, durante, e dopo il processo ha tentato di far delegittimare i giudici che lo hanno condannato attraverso i suoi media.
3. Prima dell’udienza in Cassazione e dopo di essa ha letteralmente fatto prendere di mira il presidente del suo collegio per delegittimarlo. Il Giornale, che ha fatto campagne durissime contro i pentiti, improvvisamente è diventato il ricettacolo di testimoni che ricordano brandelli di conversazioni con il giudice Antonio Esposito, tutte contro Berlusconi.
4. Berlusconi si considera l’unico cittadino italiano che può sottrarsi alle leggi e alle sentenze. Quello che vale per tutti, per lui non vale. I magistrati non si devono occupare di lui, se lo fanno non devono condannarlo, se lo condannano vuol dire solo che hanno un pregiudizio contro di lui.
5. Leggi ad personam, lodi, salvacondotti, amnistie, indulti, grazia. Tutto fuorché quello che vale per ogni altro cittadino, rispettare le leggi.
6. Legge Severino sull’incandidabilità dei condannati. Finché si applica agli sfigati, Berlusconi tace. Se invece tocca lui allora diventa un vero problema e va sabotata.
7. Elezioni. I tempi non sono decisi in base agli interessi del Paese, ma solo ed esclusivamente di Berlusconi.
8. Costituzione. Per Berlusconi è carta straccia.
9. Riforma della giustizia. Si fa solo se Berlusconi ne ha urgente bisogno per i suoi processi, altrimenti il mito diventa governare per cinque anni per finire una legislatura. E della giustizia non si ricorda più nessuno.
10.Dal primo agosto, quando Silvio è stato condannato, non ha mai ricordato agli italiani che dopo Mediaset ci sono ben altri processi che lo coinvolgono (Ruby, De Gregorio, Lavitola). La sua, ormai, è una ricorsa al sotterfugio. Perfino quando lascia intendere che vorrebbe la grazia, intavola un tira e molla con il Quirinale non ammettendo mai le sue responsabilità.
Alla fine l’unico dato di fatto è il seguente. La crisi incombe, ma il Paese è lì, fermo, in attesa di sapere che succederà a Berlusconi.
Da milella.blogautore.repubblica.it