ì cardinali non lo sopportano

i cardinali odiano Francesco

ecco quanti nemici ha in Vaticano

I cardinali odiano Francesco: ecco quanti nemici ha in Vaticano

 

il papa della misericordia, il papa amato dalle folle, soprattutto dai più poveri, il papa che ha dato fin da subito l’impressione di una svolta radicale della chiesa, il papa del sorriso e dell’ilarità a volte sembra seriamente pensoso perché troppo chiara è la percezione che ha dei ‘nemici’, e  che non sono affatto lontani, ma tra coloro che dovrebbero essere i principali collaboratori e sostenitori convinti della sua persona e delle sue scelte evangeliche: i cardinali stessi!

Francesco, il papa della svolta, il papa misercordioso, il papa dei trionfi popolari non perde occasione per bacchettare la nomenklatura vaticana. L’ultimo affondo ieri. “I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti
i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del vescovo pastore”, ha detto all’Assemblea Generale della Cei che aveva all’ordine del giorno una verifica dell’attuazione dell’Evangelii gaudium, documento programmatico del Pontificato.
Ma non solo. Per preparare la prossima enciclica sull’ecologia, papa Bergoglio non si è servito delle strutture curiali. Ha consultato invece circa duecento studiosi, per evitare quella che chiama l’ autoreferenzialità vaticana. E per una settimana ha fatto venire da Buenos Aires monsignor Victor Manuel Fernandez, teologo e rettore della Universitad Catolica Argentina, per aiutarlo nella stesura.
Ovviamente tutto questo viene mal digerito dai gradi medio alti della Chiesa che si sentono oscurati e messi all’indice. Massimo Franco, sul Corriere, rivela in un lungo editoriale che si sono tre numeri che riassumono quello che si sta consumando in Vaticano: 20, 70, 10. Il 20 per cento, secondo le loro analisi, è quello di chi si è convinto di doverlo appoggiare; il 70 comprende una sorta di maggioranza silenziosa e indifferente, che lo asseconda in attesa di un altro Pontefice; e il 10 per cento fotografa il drappello dei nemici del papato argentino, sebbene magari non dichiarati. Sono cifre che, numero più numero meno, rimbalzano a Casa Santa Marta, dove abita Francesco; nella comunità latinoamericana di Roma; e in Argentina. Ma nel mare di anonimato nel quale affiorano critiche a Jorge Mario Bergoglio si intuisce una potenziale frattura geografica e strategica. Vero o no, il Papa sembra esprimere un modello di Chiesa “ostile all’ Italia, all’Europa e in generale all’ Occidente inteso come Nord del mondo”, sostiene un cardinale italiano. Col risultato di vedere crescere una fronda annidata nella terna ambigua del 10-70-20.
Simili contrasti, avverte Franco, finiscono per accreditare un conflitto sordo tra due visioni di Chiesa; e perfino per evocare l’idea di “due Chiese”, incapaci di dialogare, perché, invece di ridursi, le distanze tra di loro minacciano di ampliarsi. Ormai è chiaro che dopo due anni, il Papa ha deciso di affidarsi ad una sorta di Curia in formato ridotto, perché non si fida di quella esistente; e di modificare alla radice il cursus honorum vescovile e cardinalizio, in Italia e altrove: come se le posizioni di rendita fossero state azzerate, dopo le dimissioni di Benedetto XVI.