i ‘cattoconservatori’ americani e papa Francesco
no, decisamente non va giù ai ‘cattoconservatori’ americani, come del resto anche ai nostri ‘atei devoti’ cavalcati da ‘il Foglio’ di G. Ferrara, papa Francesco colpevole di cedere troppo alla ‘cultura moderna’ rinnegando la certezza della dottrina tradizionale e scivolando rapidamente verso un soggettivismo e relativismo pericolosi!
I cattoconservatori americani e papa Francesco
di Massimo Faggioli
Papa Francesco ha incontrato finora quasi universale approvazione, ma se c’è un paese in cui i cattolici sono divisi su Bergoglio è la chiesa a stelle e strisce. Un articolo pubblicato dal Washington Post il 15 ottobre 2013 metteva il dito nella piaga, offrendo una piattaforma giornalisticamente credibile ad una platea di cattolici che usualmente parla a se stessa e ai propri adepti, nei loro circoli, le loro riviste, i loro blog. Ma il problema è reale, ed è tipico della chiesa americana e delle sue specificità. Da un lato, vi è una questione di rapporto tra cattolici e non cattolici americani, o, se si vuole, un problema di “quote di mercato”: un papa troppo ecumenico e troppo accogliente, che rigetta il meccanismo dell’esclusione per costruire una identità religiosa, rischia, agli occhi dei cattolici identitari americani, di indebolire il “brand” cattolico. Ma c’è una questione più interessante, interna al cattolicesimo americano: la chiesa Usa è altamente polarizzata e divisa al suo interno. La chiesa cattolica negli Stati Uniti vive a stretto contatto con un ambiente democratico, e in particolare in una democrazia che non è “consensuale” come le democrazie europee basate su alleanze multi-partitiche, ma è una democrazia “concorrenziale”, cioè con due partiti politici alternativi. In questo contesto democratico-competitivo, la Chiesa cattolica ha assorbito alcuni di questi meccanismi al suo interno, anche per quanto riguarda l’ethos della partecipazione nella Chiesa. La partecipazione nella chiesa degli Stati Uniti è guidata spesso da visioni “competitive”, alternative, più che da istinti “consensuali”. Risulta così chiaro perché i “valori non negoziabili” sono diventati così importanti per il cattolicesimo americano: non solo a causa del proverbiale puritanesimo degli americani (anche cattolici), ma anche a causa della cultura politica americana. L’ethos democratico è diventato parte della cultura della Chiesa, ma nella chiesa degli Stati Uniti questo ha creato più “concorrenza” che “consenso”. Papa Francesco ha iniziato il suo pontificato riaprendo programmaticamente le porte ad una lunga serie di esclusi da una chiesa dalle tendenze neo-esclusiviste. È ovvio che i cattolici conservatori siano i più scettici riguardo i nuovi accenti del pontificato di Bergoglio. Che queste voci scettiche arrivino dagli Stati Uniti ha a che fare non solo con la cultura religiosa americana, ma anche con quella politica – quella che sta portando il paese al default, alla bancarotta: quello che papa Francesco vuole evitare per la chiesa cattolica.