i migranti sono la salvezza dell’Europa, parola saggia di Ovadia

 

Moni Ovadia

Moni Ovadia: «L’Europa, guardando negli occhi i migranti, ha riscoperto sé»

 

lo scrittore commenta il cambio di passo dei governi europei «L’immagine di Aylan ha prodotto un’intuizione. Ci ha ricordato chi siamo e da dove veniamo. Oggi abbiamo solo due leader, una è Merkel l’altro è Francesco»

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L’Europa, dopo il dramma di Aylan, sembra essersi svegliata. Dalla Germania alla Francia, anche i paesi più rigidi hanno cambiato posizione sui migranti e si sono aperti all’accoglienza. In tutto il territorio dell’Unione fioriscono esperienze di accoglienza diffusa e di solidarietà. Ne abbiamo parlato con lo scrittore Moni Ovadia, per capire se sia possiible che una sola immagine possa essere cos’ determinante
Sembra che l’Europa abbia cambiato marcia sul tema dei migranti. Come se lo spiega?

Credo che Angela Merkel sia l’unica vera statista che abbiamo, lo dico da uomo di sinistra. Ha capito una cosa: questa onda umana non la puoi fermare se non ha prezzo di conseguenze inacettabili per la Germania, con il passato che ha. I bambini sono stati per lei il segno di quelle conseguenze. Stalin diceva: un morto è una tragedia, un milioni di morti sono una statistica. Sono morti tanti bambini in questi anni, migliaia. Ma quell’uno, Aylan, è impossibile da sostenere. Nel lager di Auschwitz successe un episodio simile. Dei detenuti tentarono di scappare o rubarano qualcosa. Non ricordo esattamente. Erano due adulti e un bimbo di 9 anni. Furono condannati e impiccati. I due uomini morirono subito. Il bimbo invece agonizzò per mezz’ora prima di morire. Era troppo leggero. Una certa teologia cristiana vide in quel bimbo il Cristo. Fu uno di quegli episodi che rese impossibile il silenzio su quel che succedeva in quei posti. È lo stesso che è capitato con Aylan. La Merkel ha fatto un atto lungimirante, estrememanerte forte in termini simbolici: la nazione carnefice della storia diventa umana., accogliendo un popolo in fuga E poi pensa al futuro, a costruire la Germania del futuro, come terra di accoglienza e di multiculturalità, sapendo di recuperare tante energie forti. I Siriani sono colti. Basta guardare la storia degli Stati Uniti d’America. La Merkel sta dando un segnale per il futuro dell’Europa. Da oggi i Paesi dell’est, penso anche alla Polonia che per quello che ha sofferto dovrebbe avere un atteggiamento diverso, possono solo adeguarsi alla linea. E non è un caso che tutto questo capiti nel tempo di Francesco. L’unico leader morale di questo periodo storico. Adamantino, puro e sudamericano, che sa cosa significa la tirannia. L’accoglienza però è solo il primo passo…

In che senso?

Dobbiamo ascoltare Francesco anche sugli altri grandi temi. In particolare sulla questione dei mercati e della finanza. Senza tornare ad un economia umana produrremo sempre più disperazione, povertà e guerre

Ma come può una sola foto ottenere un cambiamento così drastico?

Può perchè la forza icastica di un immagine è inimmaginabile. Pensiamo al bambino con le mani alzate quando i nazisti entrarono nel ghetto di Varsavia. Oliviero Toscani diceva che fa impressione che una sola immagine sia più forte di tutte le tragediie. Ma per fortuna è così. Il cambio di rotta della Germania è stata un’intuizione data da quella foto, non un calcolo. C’è una storiella yiddish che racconta di un bambino e un nonno. Il nipote chiede al nonno perché i ricchi siano così insensibili ed egoisti. Allora il nonno porta il bimbo alla finestra e gli chiede cosa veda. «Vedo delle persone che camminano, un cane che gioca e delle piante scosse dal vento». Allora il nonno lo porta davanti allo specchio: «adesso cosa vedi?». E il bimbo: «vedo solo me stesso nonno». E l’anziano: «Ecco, sei come un ricco, basta un po’ d’argento dietro ad un vetro e non vedi altro che te». Ci voleva un’immagine che rompesse lo specchio. Ma serviva un’immagine da cui non ci si potesse nascondere. E quell’immagine lo è. È sconvolgente.

Possiamo dire che da un dramma come quello di queste migliaia di persone che fuggono da fame e guerra stia nascendo qualcosa di bello, una nuova speranza?

Mi sembra che fosse una canzone di De Andrè, comunque è una frase che diceva sempre Don Andrea Gallo: Dai diamanti non nasce nulla, dal fango nascono i fiori. Questa disperazione è un fatto dolorosissimo. Se non portasse nulla con sé di buono però sarebbe triplamente dolorosa.

Sembra che si stia tornando alle nostre origini, quelle più nobili. Penso ad Enea e alla sua fuga da Troia con il padre e il figlio per arrivare in Italia, in Europa…
L’Italia è nata da un meticciato tra un turco, un uomo scuro, e un’autoctona. La grande Roma nasce dal meticciato. Ci siamo già dimenticati dei 30 milioni di italiani emigrati per fame. E che 4 milioni e mezzo di loro furono clandestini e tanti morirono in mare. Tanti di loro furono anche respinti e vissero in miseria. Vendevamo schiavi al Belgio per lavorare nelle miniere di carbone. Abbiamo dimenticato l’episodio di Marcinelle quando morirono 262 minatori italiani nella miniera di carbone Bois du Cazier. Erano nostri connazionali obbligati, pena la galera, a scendere a 2mila metri nelle budella della terra per poi strisciare nei cunicoli a lavorare. Scavavano e puntellavano per 12 ore al giorno. E se sbagliavano morivano sepolti vivi. Questa è la nostra storia. Non dobbiamo dimenticare cosa eravamo.

È così importante la memoria?

Freud diceva che ogni rimozione ritorna sempre come patologia. Ecco perché la memoria è importante. Per ricordarci la gloria del riscatto dalla miseria. Dalla nostra miseria.