i poveri
di Giuseppe Caliceti
Il Mediterraneo alla deriva.
Le onde sempre più alte, più nere.
Gli occhi da animali feriti
dei bambini pigiati nella stiva.
I poveri fanno troppa paura.
I poveri sono spazzatura.
Dalle onde si alza una brezza.
I poveri fanno troppa tristezza.
Vogliamo metter fine agli sbarchi.
I cieli si abbasseranno sul mare.
Rovesceremo in acqua i carghi:
uomini ragazze donne bambini.
I poveri creano imbarazzo.
I poveri portano malattie.
I poveri devono andarsene.
Con i loro stracci, le loro scarpe.
Il grido dei richiedenti asilo
sarà ricacciato in gola, morto.
Innalzeremo un muro sull’acqua.
Ma a nessuno vogliamo far torto.
Non riuscivamo più a sopportarli.
Rovinavano i telegiornali.
I poveri non sono mai di moda.
Rondini? Sono topi senza coda.
Topi senza ali, senza sorriso.
Ti fanno vergognare di esser vivo.
Le leggi dell’uomo? Quelle del mare?
Topi neri e tristi, annegate!
Presto chiuderemo tutti i porti.
No, non conteremo mai più i morti.
A chi alzerà preghiere al cielo
diremo: Non c’è nulla di atroce.
Cadaveri sui moli? Sulle rive?
Anni fa migrare toccò a noi.
Oggi migrare tocca a loro.
E’ così difficile da capire?
Belli, brutti il mondo è di tutti?
Il mondo non è di uno solo?
Bianchi, neri il mondo è di tutti?
Il mondo non è solo di alcuni?
Diremo: Non c’era altro da fare.
Diremo: Non volevamo far torti.
La schiuma aggrappata agli scogli.
I poveri di oggi, quelli di ieri.
I vivi sono troppo difficili
da smaltire, meglio i poveri morti.
A chi alzerà al cielo un dito
diremo: Creavano disordini