il commento al vangelo della domenica
Dio
non c’è nessun altro a cui affidare la nostra vita
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». […]
Giovanni mette in scena il resoconto di una crisi drammatica. Dopo il lungo discorso nella sinagoga di Cafarnao sulla sua carne come cibo, Gesù vede profilarsi l’ombra del fallimento: molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. E lo motivano chiaramente: questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Dura era stata anche per il giovane ricco: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Dure le parole sulla montagna: beati i perseguitati, beati quelli che piangono. Ma ciò che Gesù ora propone non è una nuova morale, più ardua che mai, ma una visione ancora più rivoluzionaria, una fede ancor più sovversiva: io sono il pane di Dio; io trasmetto la vita di Dio; la mia carne dà la vita al mondo. Nessuno aveva mai detto “io” con questa pretesa assoluta. Nessuno aveva mai parlato di Dio così: un Dio che non versa sangue, versa il suo sangue; un Dio che va a morire d’amore, che si fa piccolo come un pezzo di pane, si fa cibo per l’uomo. Finita la religione delle pratiche esterne, dei riti, degli obblighi, questa è la religione dell’essere una cosa sola con Dio: io in Lui, Lui in me. La svolta del racconto avviene attorno alle parole spiazzanti di Gesù: volete andarvene anche voi? Il maestro non tenta di fermarli, di convincerli, non li prega: aspettate un momento, restate, vi spiego meglio. C’è tristezza nelle sue parole, ma anche fierezza e sfida, e soprattutto un appello alla libertà di ciascuno: siete liberi, andate o restate, ma scegliete! Sono chiamato anch’io a scegliere di nuovo, andare o restare. E mi viene in aiuto la stupenda risposta di Pietro: Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Tu solo. Dio solo. Un inizio bellissimo. Non ho altro di meglio. Ed esclude un mondo intero. Tu solo. Nessun altro c’è cui affidare la vita. Tu solo hai parole: Dio ha parole, il cielo non è vuoto e muto, e la sua parola è creativa, rotola via la pietra del sepolcro, vince il gelo, apre strade e nuvole e incontri, apre carezze e incendi. Tu solo hai parole di vita. Parole che danno vita, la danno ad ogni parte di me. Danno vita al cuore, gli danno coraggio e orizzonti, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente perché la mente vive di libertà e di verità, e tu sei la verità che rende liberi. Vita allo spirito, a questa parte divina deposta in noi, a questa porzione di cielo che ci compone. Parole che danno vita anche al corpo perché in Lui siamo, viviamo e respiriamo; e le sue parole muovono le mani e le fanno generose e pronte, seminano occhi nuovi, luminosi e accoglienti. Parole di vita eterna, che portano in dono l’eternità a tutto ciò che di più bello abbiamo nel cuore. Che fanno viva, finalmente, la vita.
(Letture: Giosuè 24,1-2.15-17.18; Salmo 33; Efesini 5,21-32; Giovanni 6,60-69)