Gv 6,61-69
Da un mese stiamo leggendo il lungo sesto capitolo di Giovanni, quando Gesù passa, forse in due ore, dall’essere incoronato re, all’essere abbandonato.
Siamo alla resa dei conti, tra guarigioni miracolose e pane che non finisce, ma che, all’improvviso, sembra stancamente sfiorire.
E molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
E lo spiegano anche: questa parola è dura.
Dura lo è, perché rovescia i potenti e disperde i superbi, perché chiama a pensare in grande.
E poi la domanda seria, che guarda in faccia la realtà: volete andarvene anche voi?
Se ne vanno in tanti, e Gesù non tenta di fermarli. Nessun ricatto emotivo, nessuna pressione. E lo senti proprio tutto, quel velo di tristezza.
Ma più forte ancora è l’appello alla libertà di ciascuno: andate o restate, siete liberi, ma decidetevi e scegliete! Questa non è roba per gente tiepida.
E dice: Io voglio vita per te, voglio libertà. Per te voglio stelle in cuore, per camminare, correre, volare.
Dio è così: accetta anche di essere abbandonato. Nel momento dell’insuccesso si gira verso i suoi: ve ne andate anche voi?
A noi così attenti ai like, a non dire cose che possono disturbare, a contare quante persone c’erano a messa…
Davanti a noi presi dalla concupiscenza dei risultati (E. Cioran) e dei numeri sta Lui, disposto a ricominciare da zero. Ma i numeri non sono mai un criterio evangelico. Mai.
Pietro poteva tornarsene a Betsaida, alla piccola azienda di pesca e alla barca, ma quello sarebbe stato solo sopravvivere, uno sterile pescare, mangiare, dormire e poi di nuovo pescare, mangiare, dormire.
Tutto qui?
Non sarebbe stato vivere, non di una vita piena e indistruttibile. Non c’è barca che valga o trasporti l’eternità del cuore.
Risposta bellissima e spiazzante, quella di Pietro: ma da chi mai potremmo andare? Chi ti lascia più? Tu sprigioni vita!
E spezziamola come pane, questa risposta, parola per parola.
“Tu solo”. Dio solo. Non ho altro, nessun altro di meglio a cui affidare la vita.
Tu solo “hai parole”: Dio parla, il cielo non è muto, e la sua parola apre strade e nuvole, carezze e incendi.
Le tue sono “parole di vita” che mi accendono, che danno vita alla mente, perché la mente vive di verità, e la tua verità rende liberi.
Parole che dicono “la vita eterna”, che donano eternità a tutto ciò che di più bello abbiamo nel cuore, che ci fanno viva la vita.
E la domanda per uscire dal mio credere a metà, è questa: Gesù sprigiona in me un ‘di più’ di vita?
Questione che rimane aperta, con l’unica certezza che ho: ma dove vuoi che vada, se non da te?
Io non me ne vado, non ti lascio. Tu fai viva la mia vita!