il commento al vangelo della domenica

 

LO SPIRITO SANTO VI RICORDERA’ TUTTO CIO’ CHE IO VI HO DETTO

 commento al vangelo della sesta domenica di pasqua (1 maggio 2016) di p. Alberto Maggi:

p. Maggi

Gv 14,23-29

In quel tempo, Gesù disse [ ai suoi discepoli ]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Ci sono tre domande poste da tre discepoli a Gesù, il numero tre lo sappiamo che indica quello che è completo – quindi non sono tanto tre discepoli, quanto tutta la comunità che si esprime attraverso di loro. E queste tre domande sono obiezioni, Tommaso che gli chiede “Signore dove vai?” E Gesù risponderà che lui è la via da seguire, Filippo che gli dice: “Mostraci il Padre e ci basta” e Gesù risponderà: “Chi ha visto me ha visto il Padre”, e Giuda (non l’Iscariota ma l’altro discepolo) che gli chiede: “Signore com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” E’ una tentazione che gli fa. Giuda vuole che Gesù si manifesti come il messia atteso. Ed ecco in questo brano di questa domenica la risposta di Gesù, una risposta che contiene uno dei vertici del vangelo di Giovanni e un’affermazione che, se compresa, cambia radicalmente il rapporto con Dio e di conseguenza con gli altri. Ascoltiamo cosa ci dice Giovanni. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”, osservare la parola di Gesù significa, come lui, fare della propria vita un dono d’amore a servizio degli altri. Ebbene, la risposta di Dio è: “E il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” Questa di Gesù non è una 1 promessa per l’aldilà, ma la risposta del Padre a quanti danno adesione a Gesù. All’inizio del suo vangelo nel Prologo l’evangelista aveva scritto che Dio, questo Verbo, aveva posto la sua tenda fra noi, in noi. Ora Gesù sta dicendo qualcosa di straordinario: a chi lo ama, quindi chi, come lui, orienta la propria vita per il bene degli altri, è oggetto dell’amore del Padre e lui e il Padre vengono in questo individuo e prendono dimora presso di lui. Dio chiede ad ogni persona di essere accolto nella sua vita per fondersi con lui, dilatare la sua capacità d’amare e rendere ogni individuo e ogni comunità l’unico vero santuario dal quale si irradia l’amore misericordioso di Dio. Quindi non c’è più un tempio dove risiede il Signore, ma ogni creatura è il tempio dove Dio si manifesta. Questa affermazione di Gesù ha una grandissima importanza. Per la vita Dio non è qualcosa di esterno, Dio non è un’entità lontana, ma Dio è intimo all’uomo e questo Dio che intimo all’uomo, nel profondo dell’uomo, si manifesta ogniqualvolta l’uomo è più umano. Tanto più l’uomo è umano tanto più manifesta il divino che è in lui. Ma questa affermazione di Gesù non riguarda soltanto la vita dell’individuo, ma anche il passaggio attraverso la morte. Si usa dire che quando muore una persona va in cielo, è tornata alla casa del Padre, no, non si va in cielo perché il cielo è in noi, non si va alla casa del Padre perché noi siamo questa casa. Quindi questa è l’affermazione straordinaria di Gesù. E continua: “Chi non mi ama, non osserva le mie parole”, chi non fa della propria vita un servizio d’amore per il bene degli altri non ha nulla a che vedere con Gesù. “E la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.” Le autorità tendevano a dividere Gesù dal Padre, e Gesù qui afferma invece che c’è perfetta unità, c’è perfetta sintonia, perché insieme continuano l’azione creatrice nel comunicare vita, nel restituire vita, nell’arricchire la vita degli altri. E continua Gesù: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito…” Cos’è questo Paràclito? Nella precedente traduzione della CEI si era preferito tradurre con “consolatore”, ma poi si è visto che questo termine non rendeva la pienezza del termine greco per cui si è preferito tornare alla traslitterazione di questo termine greco come “colui che viene in soccorso, il protettore”. Quindi questa è l’azione dello Spirito. Non è un’azione che viene nel momento d’emergenza, ma un’azione che la precede. Quindi Gesù invita alla piena serenità la sua comunità e conferma lo Spirito Santo “che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. “ Questa è la garanzia per la comunità cristiana, per la chiesa. Avendo lo Spirito Santo, questo protettore, questo soccorritore al proprio interno, sarà sempre capace di dare nuove risposte ai nuovi bisogni che emergeranno nella società. E’ questo il significato di Gesù con le parole “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”, comprendere, prendere piena coscienza del messaggio di Gesù e saperlo riformulare in una forma completamente nuova di fronte alle nuove situazioni che emergono nella comunità. E poi Gesù afferma: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Non é un augurio. Gesù non  dice “La pace sia con voi”, ma è un dono, laddove la pace è tutto ciò che concorre alla pienezza della vita. E poi afferma: “Non come la dà il mondo, io la do a voi.” La pace era il saluto che si faceva nel momento dell’addio. Per Gesù non è un addio, ma una presenza ancora più intensa. Ecco perché dice: “Non come la dà il mondo”. “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.” Gesù non vuole che nei suoi ci sia il timore, ma l’amore. “Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me”. Gesù qui non sta pensando alle sue sofferenze, ma soltanto al bene dei suoi. Perché dice: “Se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre”? Perché nella piena dimensione divina con il Padre, l’azione di Gesù sarà ancora più incisiva con i suoi. Andando al Padre Gesù non solo non si separa dai suoi, ma rende più intensa questa presenza. Poco fa abbiamo visto “Io e il Padre mio verremo e prenderemo dimora in lui”, quindi andare al Padre non significa un allontanarsi di Gesù, ma una presenza nell’individuo che emergerà attraverso le azioni della vita della persona. “Ve l’ho detto or a che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate”. E Gesù propone una sfida. Sarà condannato come un maledetto da Dio. Allora Gesù chiede ai discepoli di decidere a chi credere, o al sommo sacerdote o a lui. Se credono in Gesù non crederanno più nel sommo sacerdote. Se credono in Gesù non crederanno più nelle istituzioni religiose che hanno condannato a morte il figlio di Dio