il commento al vangelo della domenica
ASCENSIONE DEL SIGNORE
8 maggio 2016
MENTRE LI BENEDICEVA VENIVA PORTATO VERSO IL CIELO
commento al vangelo della domenica dell’Ascensione (8 maggio 2016) di p. Alberto Maggi:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Per comprendere la festa liturgica dell’Ascensione bisogna rifarsi alla cultura dell’epoca, alla cosmologia, com’era concepito il rapporto tra il cielo e la terra. Dio era lontano dagli uomini e stava in cielo, e gli uomini naturalmente erano sulla terra. Pertanto tutto ciò che proveniva da Dio scendeva dall’alto, scendeva dal cielo, mentre tutto quel che andava verso Dio saliva verso il cielo. Questo è importante per comprendere questo brano, nel quale l’evangelista, con l’Ascensione di Gesù, non vuole indicarci una separazione di Gesù dagli uomini, ma un’unione ancora più intensa. Con l’Ascensione Gesù non si allontana dal mondo, ma si avvicina; la sua non è un’assenza, ma una presenza ancora più intensa. Ma vediamo il brano che la chiesa ha scelto per questa festa. E’ il brano finale del vangelo di Luca, capitolo 24, versetti 46-53, ma partiamo dal 45 perché è importante. E’ la premessa che l’evangelista ci dà e ci indica per comprendere quello che scrive. Infatti Luca scrive: Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Per comprendere le scritture non basta leggerle, bisogna che venga aperta la mente, cioè aprirsi verso il nuovo. Chi si rifà a schemi, modelli e formule del passato e non apre la mente per comprendere il nuovo può leggere le scritture, ma non le può comprendere. E Gesù disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno”. Gesù conferma che il messia, l’inviato da Dio, avrebbe patito e sarebbe risorto per sempre – il numero tre sappiamo che nella cultura ebraica indica quello che è definitivo. Ed ecco il mandato che Gesù dà ai suoi discepoli e ai credenti di tutti i tempi. “E nel suo nome”, nel nome di questo Gesù salvatore, “saranno predicati a tutti i popoli”, il termine adoperato dall’evangelista indica tutte le nazioni pagane, quindi il messaggio di Gesù non è riservato a un popolo, ma è rivolto a tutta l’umanità perché è la realizzazione del disegno d’amore di Dio per la sua creazione. “Saranno predicati a tutti i popoli la conversione”, cioè un cambiamento di mente che comporta un cambio nel comportamento. La conversione nel vangelo ha questo significato: se fino ad ora hai vissuto per te, adesso orienta la tua vita per il bene degli altri. “La conversione per il perdono dei peccati”. Il cambio radicale nel proprio comportamento, dove l’uomo non pensa più a sé, ma pensa agli altri, non pensa ai propri bisogni, ma alle necessità degli altri, questo comporta la cancellazione del peso dei peccati che gravavano sulle sue spalle. E Gesù aggiunge: “Cominciando da Gerusalemme”. Quello che Gesù sta affermando è clamoroso, perché era a Gerusalemme, nel tempio, attraverso sacrifici, offerte e riti, che si concedeva il perdono dei peccati. Con Gesù il ruolo del tempio è concluso, è finito. Il perdono dei peccati non si ha più in un rito, ma nella vita, non attraverso sacrifici o offerte, ma orientando la propria vita per il bene degli altri. E Gesù dice “questo cominciate a farlo proprio da Gerusalemme”, la sede dell’istituzione religiosa dove nel tempio si concedeva il perdono dei peccati in nome di Dio. Ecco la novità, l’apertura che Gesù proclama e che i suoi discepoli devono far conoscere al mondo intero. E poi Gesù annunzia: “Io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso, ma voi restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. Gesù annunzia la venuta dello Spirito Santo, e questo spirito Luca lo fa coincidere proprio con il giorno in cui la comunità giudaica festeggiava il dono della legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai, nel giorno di Pentecoste. Nel mondo in cui la comunità giudaica celebrava e ringraziava per la legge, sulla comunità scende lo spirito, l’amore di Dio. E’ il nuovo orientamento della comunità, la relazione con Dio ora sarà diversa. Il credente, con Gesù, non sarà più colui che obbedisce a Dio osservando la sua legge, ma colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo, quindi non più la legge, ma un rapporto d’amore. Poi li condusse … il verbo è lo stesso dell’esodo, quindi deve cominciare questa liberazione da questa istituzione, verso Betania, e alzate le mani, li benediceva, questo particolare è importante perché si rifà al libro dell’Esodo, all’episodio di una guerra, quando Mosè alzava le mani, gli Israeliti vincevano, quindi è un segno di vittoria, quindi non è una sconfitta, ma un segno di vittoria. Si staccò da loro e veniva portato su in cielo. Come abbiamo detto all’inizio l’evangelista adopera il linguaggio culturale della sua epoca, in cui Dio era in alto, per cui tutto ciò che va verso Dio va in alto. L’evangelista vuole dire che in Gesù si manifesta la pienezza della condizione divina. Quell’uomo che le autorità religiose avevano condannato come bestemmiatore e al quale avevano inflitto la pena riservata ai maledetti da Dio, in realtà era Dio. Chi bestemmiava non era Gesù, ma l’istituzione religiosa che, per il proprio interesse, lo ha assassinato. La conclusione del vangelo di Luca è molto deludente. Infatti scrive: Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e – sorpresa finale -stavano sempre nel tempio lodando Dio. L’evangelista vuole dire che non avevano capito assolutamente niente. Il tempio, il luogo che per Gesù era quello di massimo pericolo, il luogo che Gesù aveva detto essere un covo di ladri e che sarebbe stato distrutto, per i discepoli è il luogo di massima sicurezza. Ci vorrà la discesa dello Spirito Santo, la potenza di Dio, per farli uscire dal tempio e andare verso l’umanità, verso tutti i popoli pagani, come Gesù aveva loro richiesto.