il commento al vangelo della domenica

RAGAZZO, DICO A TE, ALZATI!  

commento al vangelo della domenica decima del tempo ordinario (5 giugno 2016) di p. Alberto Maggi:

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Lc 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.  Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.  Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.  

L’episodio che ora leggiamo e commentiamo lo troviamo soltanto nel vangelo di Luca. E’ assente negli altri vangeli. Eppure è un caso clamoroso, un caso sensazionale. Vediamo cosa ci scrive l’evangelista. In seguito si recò in una città chiamata Nain.  Nain è una cittadina che si trova 10 chilometri a sud di Nazaret, una cittadina piccolina, che non appare mai nei libri della Bibbia, nell’Antico Testamento. 
Il suo nome probabilmente ha un’etimologia popolare e indica “la graziosa”, ciò che è grazioso. Facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quindi l’evangelista ci presenta questo corteo di Gesù che si avvia verso questa città seguito dai discepoli e una grande folla. Ebbene come contrasto l’evangelista un altro corteo. Quindi Gesù con i suoi discepoli e la folla si avvia verso la città, ma dalla città ecco che esce un altro corteo, un corteo di morte.
L’evangelista presenta la contraddizione tra questi due cortei. Infatti quando fu vicino alla porta della città, (era una città con mura), ecco, veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; E’ una tragedia assoluta, a una madre che è vedova muore il figlio unico significa che non ha più nessun maschio che possa provvedere a lei, nessun uomo che possa provvedere al suo sostentamento, alla sua economia, alla sua stessa vita.   
Quindi non è soltanto la morte del figlio, ma è in pericolo anche la vita della stessa madre. E molta gente della città era con lei. L’evangelista, scrivendo questo episodio, ha senz’altro in mente un famoso episodio che troviamo nel primo libro dei Re, quando il profeta Elìa resuscita il figlio defunto della vedova Sarepta. 
Vedendola, il Signore ne ebbe compassione. E’ per la prima volta che nel vangelo di Luca appare questa espressione “vedere e avere compassione” che è esclusiva di Dio. Mentre nel linguaggio ebraico gli uomini hanno misericordia, è esclusivo di Dio avere compassione perché avere compassione significa comunicare un’energia di vita, restituire vita a chi vita non ce l’ha.
Tre volte appare quest’espressione della compassione nel vangelo di Luca, la prima volta è qui, la seconda nella parabola del Samaritano, quando il Samaritano, vedendo il malcapitato ne ebbe compassione. Quindi Gesù attribuisce a quest’uomo, ritenuto il più lontano da Dio, gli stessi sentimenti e azioni divine. E, infine, l’ultima volta nella parabola del figliol prodigo quando il padre vede il figlio e ne ha compassione, quel figlio che era pianto come morto il padre gli restituisce la vita.
Le disse: «Non piangere!». E, accostatosi… Qui c’è’ un particolare che sorprende… Toccò la bara. Perché Gesù ha toccato la bara? Non era necessario. Per l’azione che lui fa … Leggiamo Mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Gesù poteva usare quest’espressione senza bisogno di toccare la bara. Poteva semplicemente dire: “Giovinetto, dico a te àlzati!” Perché Gesù ha toccato la bara? Perché era proibito. 
Se uno tocca il luogo del morto diventa impuro. Quindi secondo il libro dei Numeri, al capitolo 19, versetti 11-16, è proibito toccare una bara.
Allora qual è il significato che ci dà l’evangelista? Che la trasgressione della legge a quel tempo si riteneva causasse la morte degli individui, per Gesù la trasgressione della legge è quello che invece che causa la vita. Ecco perché l’evangelista ci presenta questo Gesù che trasgredisce la legge toccando la bara, e non era necessario.
«Giovinetto, dico a te, àlzati!». Ed è un imperativo quello che Gesù adopera. Il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. Il parlare indica una prova certa del ritorno in vita. Ed egli lo diede alla madre.  Qui l’azione che l’evangelista ci presenta non è tanto quella rivolta da Gesù verso il figlioletto, ma quanto rivolta verso la madre. E’ la madre che con la morte di questo figlio aveva perso ogni speranza di vita.
I personaggi sono anonimi e quando nel vangelo i personaggi sono anonimi significa che sono rappresentativi. Attraverso questo episodio l’evangelista non ci illustra un semplice fatto di cronaca, ma una verità molto più profonda. Chi è questa madre che non ha più speranze perché l’unico figlio è morto? E’ il popolo di Israele. Il popolo di Israele che si trova ormai senza speranza. Ebbene Gesù è colui che può risuscitare la vita e la speranza in questo popolo. 
Vediamo la reazione delle persone. Tutti furono presi da timore (c’è in corso un’azione divina) e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi». Perché questa esclamazione? Perché si credeva che non esistessero più profeti. Dio era talmente arrabbiato, talmente offeso, talmente irato con il suo popolo, che non c’erano più i profeti, coloro che ne comunicavano i voleri, la volontà. 
C’è un salmo, il salmo 74 che a versetto 9 recita: Non ci sono più profeti e tra noi nessuno sa fino a quando. Quindi era il lamento del popolo. Ebbene vedono che la comunicazione tra Dio e l’umanità attraverso Gesù è ripresa. Ecco perché riconoscono Gesù non solo come un profeta, ma come un grande profeta. Non solo annunzia la volontà di Dio, ma comunica la stessa vita divina. 
E: «Dio ha visitato il suo popolo». All’inizio del suo vangelo nel cantico di Zaccaria, nel Benedetto, si era scritto che Dio aveva visitato e redento il suo popolo. Allora qui la gente comprende che questa visita di Dio attraverso Gesù al suo popolo è per portarlo alla piena liberazione. E conclude l’evangelista: 
La fama di questi fatti (letteralmente di questo messaggio). E qual è questo messaggio? Che in Gesù si può ritrovare la speranza di vita. In Gesù si può ritrovare la certezza di un futuro. Gesù ha assicurato l’avvenire a questa famiglia e a questa vedova.
La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. La comunicazione di vita che Gesù ha fatto al figlio di questa vedova, e che va interpretata proprio come la speranza di vita che Gesù ha fatto a tutto il popolo, dilaga in tutto Israele.