DARÀ IN AFFITTO LA VIGNA AD ALTRI CONTADINI
commento al vangelo della diciassettesima domenica del tempo ordinario (8 ottobre 2017) di p. Alberto Maggi:
Mt 21,33-43
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Pretendono di essere gli unici rappresentanti di Dio, i detentori della sua volontà, quando in realtà ne sono i nemici e sono il principale ostacolo all’amore di Dio per il suo popolo. La denuncia di Matteo contro la casta sacerdotale al potere è spietata. Leggiamo nel capitolo 21, dai versetti 3343. Gesù ha denunciato i sommi sacerdoti e agli anziani, i capi del popolo, li ha denunciati dicendo che quelle categorie che loro considerano le più lontane da Dio, quali i pubblicani e le prostitute, in realtà li hanno preceduti nel regno di Dio e loro sono rimasti fuori. E Gesù continua dicendo “Ascoltate un’altra parabola”, quello di Gesù non è un invito, ma un ordine imperativo, quindi Gesù si rivolge, con che autorità gli avevano chiesto, con che autorità gli avevano chiesto, con che autorità fai questo? E Gesù mostra qual è la sua autorità, in maniera imperativa, “Ascoltate un’altra parabola”, è la terza e ultima parabola che ha come oggetto la vigna. Sappiamo che la vigna nella Bibbia rappresenta il popolo che Dio ha curato. “C’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna”, il riferimento qui è al profeta Isaia, capitolo 5, al canto d’amore di Dio per la sua vigna, “la circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre”, quindi questo uomo, questo proprietario ha cercato tutti i mezzi per assicurare il buon prodotto della sua vigna. “La diede in affitto a dei contadini, e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo”, il termine greco significa il tempo opportuno, “di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto”, letteralmente i suoi frutti. Ma ecco la sorpresa, ”ma i contadini presero i servi, e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero e un altro lo lapidarono”. Questa è la sorte dei profeti, i profeti erano chiamati i servi di Dio, c’abbiamo nel profeta Geremia al capitolo VII questa denuncia di Dio, che dice “da quando i vostri padri sono usciti dall’Egitto, fino ad oggi io vi ho inviato con assidua premura”, ecco la premura di Dio per il suo popolo, “tutti i miei servi, i profeti”, quindi i profeti sono considerati servi del Signore, “ma non mi hanno ascoltato, né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervice, divenendo peggiori dei loro padri”. Quindi in questa immagine di questi servi che sono bastonati, uccisi e lapidati è l’immagine degli inviati di Dio, i profeti. Perché questa reazione? Perché i profeti invitano al cambiamento, e le autorità religiose, la casta sacerdotale al potere alla quale è rivolta questa parabola, non hanno alcuna intenzione di cambiare. Loro vogliono soltanto consolidare il loro potere e il loro prestigio Ma il padrone della vigna non si stanca, “mandò di nuovo altri servi più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio”. Ma quando mai, i capi religiosi esigono il rispetto per se stesso, ma non rispettano nessuno, non rispettano né la gente, e tanto meno Dio, loro guardano soltanto il loro interesse, la loro convenienza. “Ma i contadini”, infatti, “visto il figlio dissero”, e qui è interessante perché mentre il proprietario della vite che è la figura di Dio, dice e il suo dire è per la vita, “mandò il proprio figlio dicendo: avranno rispetto per mio figlio”, il dire dei contadini, figura dei capi religiosi è un dire per la morte. Infatti “dissero tra di loro: costui è l’erede”, quello che eredita tutto, “su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità”. L’evangelista smaschera il vero motivo della morte di Gesù. Gesù non è morto perché questa fosse la volontà di Dio, ma era la l’interesse, la convenienza della casta sacerdotale al potere, perché Gesù rischiava di mandare all’aria tutto il dominio, tutto il prestigio, tutto l’onore che avevano sul popolo “Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero”, l’evangelista si richiama alla condanna riservata ai bestemmiatori, fuori della città ed è la stessa morte, la stessa fine che ha fatto Gesù. Ed ecco la trappola che Gesù ha creato per i suoi ascoltatori, “Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?”, ed ecco la risposta dei sommi sacerdoti e degli anziani, ripeto ai quali è rivolta la parabola, che è la sentenza che si danno su se stessi, “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo”, emettono la propria sentenza . Per interesse hanno ucciso e non sanno che un interesse li distrugge. E allora Gesù disse loro, “Non avete mai letto”, è molto ironico l’atteggiamento di Gesù, la domanda di Gesù. Ai sommi sacerdoti, agli anziani, costoro che conoscono naturalmente la scrittura, Gesù chiede se mai hanno letto, perché non basta leggerla, la Scrittura bisogna interpretarla e capirla, e il criterio per interpretare la scrittura è il bene dell’uomo, se non c’è questo criterio, si legge senza capire. Ecco perché Gesù dice ”non avete mai letto nelle scritture”, e cita il salmo 118 al versetto 22, “la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”. I costruttori tanto intelligenti, tanto sapienti, proprio la pietra che hanno scartato è quella che invece serviva per tenere su tutta la costruzione. “questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico:”, ed ecco la sentenza di Gesù, “a voi sarà tolto il regno di Dio”. Quindi alla casta sacerdotale è tolto tutto il potere, e “sarà dato a un popolo”, il termine greco etne da cui etnico, indica un popolo pagano, cioè cosa sta dicendo il Signore? Che quelli che erano considerati gli esclusi dalla salvezza, saranno quelli che invece godranno i frutti che sono assenti nel popolo del Signore, “che ne produca i frutti”. Quello che sorprende è che la liturgia, o forse neanche sorprende, abbia tolto il versetto 45, che è quello che dà la spiegazione a tutto il brano. Infatti la conclusione è “udite le sue parabole i sommi sacerdoti e i farisei”, appaiono anche i farisei, quindi indica tutta la casta sacerdotale , l’elite spirituale, “capirono che parlava di loro”, e cosa hanno fatto? Si sono pentiti, si sono convertiti? Mai, chi detiene il potere è determinato dalla propria convenienza e non si pentirà mai e infatti “cercavano di catturarlo, ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta”. La cattura, l’assassinio di Gesù per ora è soltanto rimandato.