il commento di p. Maggi al vangelo della domenica

NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA 

commento al vangelo della venticinquesima domenice del tempo ordinario (18 settembre 2016) di p. Alberto Maggi: Maggi

Lc 16,1-13

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:  «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Il denaro per Gesù è uno strumento che serve per star bene e per far star bene, quindi è uno strumento per gli altri, ma è uno strumento. Quando cessa di diventare uno strumento diventa un idolo che sacrifica le persone. Leggiamo questa sconcertante, imprevedibile parabola che ha soltanto l’evangelista Luca nel capitolo 16, nei primi tredici versetti. Perché è sconcertante? Perché Gesù propone come esempio di comportamento una persona disonesta. E questo veramente è alquanto strano.
Scrive l’evangelista Diceva anche ai discepoli, quindi è un insegnamento di Gesù per la sua comunità. “Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi”. Beh, da che mondo è mondo si sa. C’è il proverbio che dice: “Chi ministra minestra”. Da sempre molti degli amministratori, dei fattori e dei mediatori hanno fatto i propri interessi a scapito dell’interesse del padrone e a scapito dei lavoratori. Ebbene quest’uomo se ne accorge.
Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. Quindi il padrone gli chiede i conti. “Fammi vedere un po’ i conti”. Ed ecco l’amministratore che cosa fa?
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza”; (quindi l’impossibilità fisica) “mendicare, mi vergogno.” (l’impossibiltà morale), ed ecco l’astuzia e la furbizia che Gesù loda.   “So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione,…” quindi questo amministratore disonesto è sicuro di essere cacciato via, “ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Cioè si fa amici i debitori del padrone.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. E’ una cifra enorme, sono l’equivalente di mille denari. Un denaro era la paga quotidiana, indicativamente per quell’epoca il frutto di 146 piante di ulivo.
Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”, cioè gli dimezza il debito. Non è chiaro, – gli studiosi non sono arrivati ancora ad un parere unanime – quello che l’amministratore fa. Cosa fa? Rinuncia alla sua commissione, che è probabile, perché dimezza il debito, o è una semplice frode? Questo non è chiaro. Comunque decurta, dimezza il debito.
Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. E qui è un importo ancora più grande. Cento misure di grano a quel tempo facevano 2.500 denari, ricordo che un denaro era la paga quotidiana di un operaio, indicativamente sono come 275 quintali di grano.  Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Qui abbassa un po’ di meno.
Ebbene, stranamente il risultato è che Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. Ed ecco allora la morale di Gesù.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Cioè la gente che agisce per interesse, per la convenienza ne inventa tante pur di guadagnare sempre di più. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta.
I rabbini al tempo di Gesù distinguevano tra la ricchezza onesta e la ricchezza disonesta. Per Gesù la ricchezza è sempre disonesta. Se sei ricco è perché sei disonesto. Se non sei disonesto non sei generoso, perché se fossi generoso non saresti ricco.
Perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Cioè impiegate il denaro a favore degli altri di modo che quando sarà il momento del bisogno questi vi accolgano.
E Gesù continua. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Torna importante il tema della disonestà. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, … e Gesù insiste, la ricchezza è sempre disonesta. Se non sei disonesto tu che sei ricco, è stato disonesto tuo padre, se non è stato disonesto tuo padre, sarà stato tuo nonno o il tuo bisnonno, ma alla base di ogni ricchezza c’è sempre la disonesta, almeno questo per Gesù. Chi vi affiderà quella vera? E poi la sentenza finale: Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza»
Il termine ricchezza è l’aramaico “mamon” che significa “la convenienza”, quindi Gesù è chiaro: o il proprio interesse e la propria convenienza, la ricchezza, o Dio. Non si possono mettere insieme le due cose.
Ebbene l’evangelista scrive che Gesù appena fatta questa dichiarazione sente sghignazzare alle sue spalle. Chi sarà? Saranno gli avidi pubblicani? Saranno i peccatori? Sono proprio i pii farisei. I farisei, tanto pii e devoti, tra il canto di un salmo e un regolamento di conti non mettevano alcuna differenza.

 

 

 

 

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