il grido di mons. Bregantini
Evangelii Gaudium, mons. Bregantini: “Non lasciamo da solo il Papa!”
“Il vero rischio oggi, di fronte a un documento così innovativo come la Evangelii Gaudium di Papa Francesco, non è quello di contestare ciò che scrive il vescovo di Roma, ma di ignorarlo”. Così,mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, commenta l’esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo appena pubblicata dal Pontefice. Il vescovo si spiega con una similitudine calcistica: “E’ come se nella squadra della Chiesa fosse entrato un nuovo giocatore, Papa Bergoglio, che scombina tutti gli schemi di gioco, ma segna molti goal e assicura molte vittorie alla sua compagine”. “Siccome però lui è il goleador, rischiamo di voler lasciare solo a lui questo compito, mentre noi ci limitiamo ad osservare a bordo campo. L’appello che il Papa ci rivolge nell’Evangelii Gaudium è invece proprio di non lasciarlo da solo. Lui ha impostato il gioco, l’ha rilanciato, ma serve una squadra compatta, non basta un fuoriclasse”.“Rivolgo perciò un invito ai cardinali, ai vescovi – conclude mons. Bregantini – a non lasciare solo Papa Francesco. Non limitiamoci ad ammirarlo, ma aiutiamolo nella concretezza e nella fatica quotidiana”. Si dice “confortato e commosso”, dalla lettura dell’Evangelii Gaudium, Sergio Tanzarella, storico della Chiesa, docente alla Pontificia Facoltà dell’Italia meridionale e alla Gregoriana. “Sono parole che attendevamo da molto tempo. Il Papa aveva anticipato molti concetti nei primi otto mesi di pontificato, ma vederli tutti insieme in un documento fa un’impressione notevole”. “Un testo – spiega Tanzarella – che invita più a una vera e propria trasformazione audace e creativa, che a un semplice rinnovamento. Ripensare obiettivi, strutture, stile e metodo di evangelizzazione”. “Qui non si tratta di un documento con un programma del pontificato, come ce ne sono stati di bellissimi in passato. Qui c’è un vero e proprio programma per la Chiesa”, aggiunge Tanzarella. “Siamo davanti a quella che definirei una svolta, perché pone in crisi una prassi che il Papa riconosce non adeguata al compito principale, se non unico, della Chiesa che è quello dell’evangelizzazione. E ricorda come questo compito riguardi tutti, non solo qualche categoria, non ci sono i delegati dell’evangelizzazione, ma tutti i cristiani debbono dare testimonianza. E a rafforzare le sue esortazioni Francesco ci spiega che non si tratta della sua opinione, o di semplici opzioni pastorali, ma di indicazioni della Parola di Dio”. (a cura di Fabio Colagrande) |