Francesco, il papa che scuote i laici
A volte basta un uomo. Una persona sola può cambiare le cose. Ce lo ha mostrato Francesco che in pochi mesi sembra aver mutato il volto della Chiesa. E ci ha ricordato il peso – e la responsabilità – di un individuo nel mondo in cui vive. Certo, lui è Papa, direte, ma ognuno di noi può tentare nel proprio orizzonte: famiglia, lavoro, città. Ecco, abbiamo smesso di credere in noi stessi, questo forse è il primo messaggio di Bergoglio. “Non ardeva forse il nostro cuore quando Egli lungo la via ci parlava”. A molti credenti, magari, vengono in mente le parole dei discepoli di Emmaus leggendo la bella – e molto umana – intervista del Papa a Civiltà Cattolica. Pensano a Qoelet: “C’è un tempo per piangere e uno per l’allegria”. Ecco, dopo gli affarismi dello Ior, la vergogna della pedofilia, i vari Bertone e Bagnasco che flirtavano con il neopaganesimo di Berlusconi ora possono ritrovare la speranza, che, come dice il Papa, “non è uno stato d’animo dell’uomo”, ma una virtù teologale. Possono ritrovare slancio nella fede, che non è agganciata alle sorti della fin troppo umana Chiesa di Roma, ma è comunque – di nuovo citiamo Francesco – questione di popolo. Impegno collettivo oltre che individuale. Ma forse le parole di Bergoglio possono dare un segnale altrettanto forte ai laici: non parole che arrivano da un Dio, ma comunque un messaggio da ascoltare. Perché la Chiesa è una voce importante nella vita civile e anche il laico ha il dovere di ascoltarla insieme con le altre. Perché laicità non significa confinare l’uomo a una dimensione materiale. “Aborto, matrimonio omosessuale e contraccettivi… non è necessario parlarne in continuazione”, dice il Papa. Ma soprattutto: “La Chiesa si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti”. E ricorda il dovere primo di pensare agli ultimi: “Bisogna partire dal basso”. Non dovrebbe ardere il cuore un poco anche ai laici – almeno ai progressisti – sentendo queste parole? Da quanto tempo non sono in bocca a un leader politico? Berlusconi, Monti, Letta, Napolitano, ma anche quell’Europa con tanta burocrazia e poca anima, da quanto tempo ci riempiono la testa di economia, finanza, spread e pil. Ma noi non siamo solo questo. In sei mesi Francesco è stato a Lampedusa, ha parlato ai giovani di Rio, ha usato parole di vicinanza per gli omosessuali. Ha fatto sentire una voce potente contro la guerra. Bergoglio, come il pontefice francescano del visionario libro “Roma senza papa” di Morselli, ha cambiato il volto della Chiesa. Queste sono le domande anche per i laici: non possiamo cambiare anche noi l’Italia e l’Europa? Perché abbiamo rinunciato a essere un popolo?
F. Sansa