una vera sferzata quella di papa Francesco ai vescovi italiani presiedendo (è la prima volta, non era mai successo) la loro assemblea generale
rivolge loro una forte chiamata a scuotersi e un monito a farsi più vicini al loro popolo, a entrare nel ‘vissuto della gente’, aiutandolo a “non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione” e sostenendo con ogni forma di ‘solidarietà creativa’ disoccupati, cassintegrati, disoccupati, precari, imprenditori, migranti e rifugiati
dice chiaramente a loro: “non restate seduti ai piedi del campanile, lasciando che il mondo vada per la sua strada”, mentre ascoltano con visibile imbarazzo, tanti colpi di tosse e scarsa convinzione la lunga lista delle ‘tentazioni’ che i vescovi devono evitare
qui sotto riporto tre dei vari articoli (dalla preziosa rassegna di ‘finesettimana’) apparsi sulla stampa odierna (di M. Politi, di L. Accattoli e di G. G. Vecchi) che fanno il punto sulla nuova linea che papa Francesco indica ai vescovi italiani, non proprio in continuità con quella portata avanti (non senza durezze ideologiche) fino ad ora, anzi ribaltandola, indicando altri … valori ‘non negoziabili’, anzi l’unica cosa non negoziabile, la realtà stessa:
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Il Papa non assolve i vescovi e ribalta la linea della Cei
di Marco Politi in il Fatto Quotidiano del 20 maggio 2014
Il Papa sferza la Cei. “Non restate seduti ai piedi del campanile, lasciando che il mondo vada per la sua strada”, esclama rivolto ad un’assemblea, che non è mai stata accompagnata da tanti colpi di tosse durante un discorso papale e che ascolta imbarazzata la lunga lista delle “tentazioni” che i vescovi devono evitare. Alla fine l’applauso parte esitante, si allarga crescendo ma non coinvolge convintamente tutto l’emiciclo.
- Rassegnarsi, la parola che il Papa non ama di Luigi Accattoli in Corriere della Sera del 20 maggio 2014
Una forte chiamata a scuotersi e a non cedere al sentimento della crisi è venuto ieri da papa Francesco che ha rivolto un doppio monito ai vescovi italiani riuniti in assemblea: perché reagiscano alla tentazione della «tristezza», entrino nel «vissuto della gente» e aiutino la società a «non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione», sostenendo con ogni forma di «solidarietà creativa» disoccupati, cassintegrati, precari, imprenditori, migranti e rifugiati.
- Il Papa e l’Italia della crisi: non cedere al catastrofismo di Gian Guido Vecchi in Corriere della Sera del 20 maggio 2014