il resoconto di p. T. Lucian Lechintan sulla situazione dei rom di Romania al C.C.I.T. 2015

ccit 2015

 

 

 

CCIT- Ciofliceni -Snagov 2015

 la difficile sopravvivenza dei Roms di Romania

padre Teodor Lucian Lechintan sj

I Rom della Romania tra esclusione e integrazione La Romania è il paese ci’ Europa con il numero più significative di Rom. Secondo il censimento del 2011, ce ne sarebbero 621,753 su una popolazione totale di 19 milioni, sia il 3,30% che rappresenta un aumento del 16,18% rispetto a quelle del 20021. Ma molti Rom non dichiarano la loro appartenenza etnica per ragioni diverse:paura dell’esclusione, ricordo délie deportazioni durante la seconda guerra mondiale,ecc.Inoltre, la dichiarazione di etnia, come del resto quella di confessione religiosa, è più forte nelle zone rurali che in città dove i Rom sono ancora le prime vittime della discriminazione2 Per essere più vicini alla realtà ,bisogna ricorrere a délie stime :quella dell’Accademia di Romania3 citava, nel 1998, 1,5 milioni di Rom, sia il 6,7% délia popolazione totale (gli Ungheresi,prima minorità riconosciuta,rappresentano il 6,6%).Un’altra stima è quella délia Banca Mondiale che nel 2005, avanzava una forcella da 730.174 a 968.275…
La maggioranza dei Rom vive in zone rurali (64,10%) e seconde le rilevazioni di Dumitru Sandu ( PROROMI 2005) più del 60% è localizzato in comunità di più di 500 persone, cosa che riflette, in parte,il fenomeno di ghettizazione.Ufficialmente,non ci sono più Rom nomadi, ma non si puo ignorare che Rom che vivono in zone ripugnanti, vivono da nomadi, in realtà, a causa délie loro attività professionali, notamente quelk di ferraioli o di opérai nell’edilizia o 1 ‘agricoltura.Quando le loro fonti di reddito sono esaurite, questi Rom cercano un altro luogo…Qui bisogna ancora tener conto dei soliti « andirivieni »di moite famiglie tra il loro paese d’origine e i paesi di emigrazione.
I Rom di Romania costituiscono una popolazione giovane con un grande potenziale di lavoro ma troppo poco utilizzato a causa de U’insufficiente formazione e dei pregiudizi nei loro confronti.Secondo le cifre del 2011(UNDP / Banca mondiale /Commissione Europea) La disoccupazione dei Rom délia fascia d’età dai 15 ai 64 anni ammonta al 33% mentre è del 18% per i non ROM. Questo tasso è ancora più elevato tra i giovani dai 15 ai 24 anni e soprattutto tra le donne il 62% délie quali, nel 2011, era senza lavoro. La struttura dell’occupazione è molto problematica : il 43% esercita un lavoro non qualificato, il!8% un lavoro qualificato e il 16% è nell’agricoltura. Una disinformazione si propaga costantemente nella stampa seconde la quale le risorse dei Rom proverrebbero unicamente dagli aiuti sociali. In verità,le fonti principali di reddito sono i salari (31%) gli assegni famigliari( 23%) e solo in seguito gli aiuti sociali (14%)…
I dati che riguardano le condizioni di alloggio sono allarmanti. Se la superficie média di alloggio per un Rom è di 13,5m2, quella per i Gadgé (cioè i non Rom) è più del doppio (32,24m2). Tra il 1998 e il 2006, circa un quarto dei Rom che abitava in una casa con giardino dichiarava di non disporre dei documenti di propriété del i^c terreno. Uno studio préoccupante del 2011 (UNDP) ha rilevato che il 72% non aveva accesso all’acqua corrente (52% per i non Rom) e, più grave, che 1’82% non aveva installazioni sanitarie e igieniche adeguate(52% per i non Rom) e questo malgrado il fatto che le diverse politiche avessero previsto di stanziare fondi per questo settor
Per quel che riguarda la formazione scolastica, i dati IN S (2011) rilevano un numéro elevato di persone senza qualificazione (541.244) tra le quali il 17,8% (96.511) sono Rom ; in questo gruppo il 20% non ha nessuna formazione, la grande maggioranza abbandona la scuola dopo il ciclo elementare o durante il medio rsoltanto il 34% ha terminato il ciclo elementare, il 35% il ciclo medio e il 4,8% solamente ha frequentato il liceo. Durante gli ultimi anni la scolarizzazione dei Rom è stata promossa grazie a délie misure governamentali,la cui discriminazione positiva, grazie anche al lavoro di associazioni civili e confessionali, come,tra ben altre,OvidiuRO (l’insegnamento dei molto giovani), il progetto d’iniziativa sociale Elijah dei gesuita Georg Sprochill con Ruth Zenket a Hosman (Sibiu), l’associazione Fratelli Remania (Satu Mare).
Il doppio inserimento dei Rom in una nazione e in un’ identità transnazionale è stata considerata come una forza4 , ma le emigrazioni massicce in differenti paesi d’Europa ne hanno farta una grande fragilità. Le politiche nei loro confronti non hanno preso in conto la loro flessibilità a integrarsi, sono state spesso incoerenti e fissate sul provvisorio, con la conseguenza di aver esposto i Rom all’odio razziale e di aver creato, aU’interno dei gruppo, un sentimento d’insicurezza e una considerabile diffidenza verso ogni politica d’aiuto5. Nel 2008, in Italia, i Rom rumeni soggiornavano in campi miserabili (42,3%), in baracche prowisorie (23,1%), pochi in caravan (1%), certi non avevano alloggio (1,3%)6.1 principali motivi che hanno spinto i Rom a emigrare sono la ricerca di un lavoro (67,6%), la qualità délia vita (51,3%), ragioni di famiglia (17,3%) e il costo délia vita (10,6%).
ELEMENTO CONFESSIONALE E RISPOSTA BELLE CHIESE TRADIZIONALI ALLO SVILUPPO DEI MOVIMENTI DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
II quadro confessionale molto legato al quadro economico sociale, ha conosciuto cambiamenti significativi in questi ultimi anni che hanno considerabilmente segnato le Chiese tradizionali. Il numéro dei Rom ortodossi, secondo il censimento dei 2011, è aumentato di 36.441 rispetto a quello dei 2002. Oggi, secondo i dati delle INS,il 76,33% dei Rom si dichiara ortodosso, era dell’81,87% nel 20027 .Paragonando queste cifre con quelle dei fedeli dei movimenti délia nuova evangelizzazione (Pentecostali, Battisti, Awentisti ed altri), si constata che questi ultimi sono raddoppiati da un censimento aiValtro,questo è ben lontano dall’essere il caso degli Ortodossi .Questo fenomeno si manifesta soprattutto nell’ambiente rurale in cui invece i Rom sono spesso considerati come più tradizionali. I numeri dei cattolici latini,riformati, greco cattolici restano stabili o in lieve diminuzione, soprattutto negli ambienti rurali ( – 490 per ijcattolici latini). Questi fedeli sono passati senza dubbio , a diverse forme dei neo-protestantesimo, cosa che potrebbero confermare gli attori pastorali.
La fede vissuta al tempo dei comunismo da numerosi cristiani (ortodossi, cattolici e protestanti) era inevitabilmente « irrigidita » dopo la caduta dei comunismo, le Chiese avrebbero dovuto avère come compito principale di contemplare una pastorale rinnovata : annunciare la Parola ,creare una pastorale meno istituzionale e più carismatica.Questo bisogno è stato d’altra parte al centro délia riflessione di molti dei sopravvissuti délie prigioni comuniste, tra i quali Soljénitsyne che nel suo romanzo « Una giornata d’Ivan Denissovitch »8 (1962) e nel suo racconto « La processione di Pasqua » (1966) evocava già in modo profetico il rapporte complesso tra fede e tradizione nella società post comunista. In realtà, il cristianesimo « irrigidito », che era stato una maniera di soprawivenza durante le persecuzioni, è diventato spesso, dopo la caduta dei comunismo, una preoccupazione di restaurazione.
Oggi, 25 anni dopo la caduta dei comunismo, nessuno crede più al mito délie istituzioni impeccabili e si aspetta con grande desiderio una parola « guaritrice » che la chiesa puo portare nel seno délia società.Ma lo smantellamento progressive dei mito délie istituzioni perfette è stato accompagnato, nell’Europa dell’Est da un ripiego eccessivo délie istituzioni,compresa la Chiesa9 , su se stessa. A dire il vero, la Chiesa si è chiusa ai bisogni concreti dei fedelie si è preoccupata di più délia propria immagine.L’energia di numerosi pastori si è consumata in conflitti di patrimoni (non ancora finiti) tra ortodossi e cattolici,in progetti di costruzioni di luoghi di culto a volte grandiosi e il rinnovo délia pastorale non è stato sempre preso in conto; è dunque comprensibile che molti Rom, sprowisti di formazione solida,abbiano accolto nei movimenti neo-protestanti quelle che non ricevevano dalla loro propria chiesa- madré. Contrariamente allé Chiese tradizionali,i movimenti délia nuova evangelizzazione hanno proposto nuove forme di « vita comunitaria » (culti, riunioni, preghiere d’intercessione, visite ai malati, collette per i più sfavoriti) che rispondevano allé aspirazioni profonde dei Rom10. In più questi hanno avuto la possibilità di formarsi come predicatori. Questo fenomeno ha contribuito anche alla sedentarizzazione legando di più le persone a una comunità specifica.La lettura scrupolosa délie realtà da parte dei neo-protestanti con un distacco dai sistemi dei mondo considerato come contaminati, può essere vista come un’escatologia mancata.
Bisogna malgrado tutto osservare qui che aU’interno délie Chiese tradizionali,ci sono segni profetici : persone,movimenti e associazioni sviluppano segni promettenti di un rinnovo délia Pastorale dei Rom. Così la Chiesa ortodossa ha instaurato in questi ultimi tempi, gruppi di catechesi al livello délie parrocchie in cui la concentrazione dei Rom è importante. La conferenza episcopale cattolica e il sinodo délia Chiesa ortodossa si concertano sulla questione relativa ai Rom;dei luoghi d’incontro sono stati creati per i preti Rom délie due Chiese ; traduzioni in lingua Rom,ancora parziali,della Santa Scrittura sono state pubblicate così come délie preghiere proprie délia tradizione ortodossa.Le Chiese tradizionali potrebbero implicarsi con più audacia al momento dei grandi raduni Rom nei santuari mariani come( Costesti/Vàlcea, Curtea de Arges, Maria Radna, Chiheru) per proporre un’evangelizzazione rinnovata, sviluppare una devozione partendo da modelli più conformi alla loro sensibilité (Santa Sara la Nera,il beato Ceferino).
Un lavoro di portata sociale significativa è realizzato da différent! associazioni cattoliche che, al di là di un sostegno materiale,mirano anche all’integrazione dei Rom nella società.Si possono menzionare, tra le altre, Caritas Romania, Ruhama( a Oradea), la Comunità Sant’Egidio…
CONCLUSIONI L’evoluzione di questi ultimi anni délia società rumena ha avuto un impatto diretto sui Rom.Nel conteste capitalista e per le ragioni date qui sopra , l’unica preoccupazione dei Rom è diventata la sopravvivenza sulla quale si fonda dei resto la nuova evangelizzazione dei pentecostali.D’altra parte l’evoluzione materiale e spirituale è come un catalizzatore magico che spinge i Rom ad abbandonare rapidamente i loro modelli di vita tradizionali e a distanziarsi progressivamente dalla loro identité nel senso più forte.Cosi molti non dichiarano più di appartenere alla loro etnia ; sotto il comunismo non era possibile e la politica di assimilazione spingeva i Rom a rifugiarsi nel loro folclore, la musica o la letteratura e a mantenere il loro stile di vita ; attualmente i cambiamenti non provocano più una taie reazione e ci si può addiritura domandare se i Rom, come la maggioranza dei Rumeni, non céda all’attrattiva dei guadagno facile…
il dati dell’ultimo censimento sono tratti dal sito http://www.recensamantromania.ro/rezuitate-2  de l’Institut National de Statistique (INS) .Salvo altra indicazione, le altre cifre si riferiscono al rapporte 2012 « Economia sociale solutie a dezvoltarii comunitàtilor de romi din Romania (L’economia sociale coree soluzione alle) sviluppo délia comunità rom di Romania), realizzato a partire dal 2011 con la participazione di una série d’istituti e di esperti di enti pubblici e non governamentali. 2 Tutti i Rom sono confrontati direttamente o indirettamente con la discriminazione. Il 42% di loro la considéra coree un fenomeno fréquente. Gli studi délia fondazione SOROS mostrano che molti si considerano discriminati negli ospedali (52%), nelle pubbliche amministrazioni (48,7%) e nella ricerca di un lavoro(42,l%).Cfr Alexey Pamporov, Ppetia Kabakchieva « Social inclusion and discrimination ofRoma in four EU countries » in Social inclusion and migration,SOROS Fundation, Editura Dobrogea, 2012, p. 28. 3 Rapporte dell’Istituto per la qualità délia vita detti Accademia di Romania. 4 Emanuelle Pons riprendendo Nicolas Gheorghe, parla di una « identité vaga,duttile, ma molto resistente » in « Les Tsiganes en Roumanie : des citoyens à part entière ? » I’Harmattan, 1955 pp.132- 133. 5Ci ricordiamo gli awenimenti del 2014 a Roma : 500 manifestanti deU’estrema désira, con bombe a mano fumogene ,hanno impedito a dei bambini Rom di andare a scuola. A Roma ancora nel dicembre 2014, c’è stato un grande scandalo in un’organizzazione criminale Mafia Capitale : le inchieste hanno mostrato che questi criminali avevano fatto fortuna sfruttando l’immigrazione, quella dei Rom in particolare. 6 Cfr lonela Vlase e Ana Mara Preoteasa « Roma migrants from Bulgaria and Romania,Migration patterns and intégration in Italy aznd Spain »,op. cit. SOROS Fundation, p. 74- 76 7 L’aumento numerico dei Rom ortodossi è di 36.441 per rapporte al censimento del 2002 . Anche le altre confessioni religiose si sono evolute. Paragoni 2002- 2011 : Rom:621.753 (+86.613) – zone urbane: 230.670 ( +21.722) – zone rurali:390.903 (+ 64.711) Ortodossi : 464.603 ( +36.441) – zone urbane 182.122 ( + 5.701 ) – zone rurali 292.481 ( +30.740) Cattolici latini : 20.821 ( +5.112) – zone urbane : 9.703 (+ 1.001) – zone rurali : 11.118 (- 490) Riformati : 16.487 (+102) – zone urbane : 3.906 ( +45) – zone rurali : 12.581 (+57) Pentecostali : 71.262 (+36.816) – zone urbane : 19.281 (+9.680) – zone rurali : 51.981 (+27.133) Greco-cattolici:6.511 (+363) – zone urbane : 2.697 (+111)-zone rurali : 3.814(+252) Battisti : 8.815 (+4.066) – zone urbane : 2.924 (+1.646) – zone rurali :5.891 (+447) Avventisti : 6.793 (+2.171) – zone urbane: 2.875 (+657) – zone rurali:3.918 (+1.514) Mussulmani : 3.356 (+2.551) – zone urbane : 2.210 (+1653) – zone rurali : 1.146 (+898) Senza religione : 1.938 (+365) – zone urbane : 796 (+172) – zone rurali:1.142 (+80) 8 Seguendo le ligne di forza délia letteratura russa, nel romanzo « Una giornata d’Ivan Denissovitch », Soljénitsyne propone una figura leggendaria délia fede. Il ruolo detenuto prima dalla figura di un vecchio Padre délia fede, i.e. Il serafico « starez » Zosime ( nel romanzo di Dostoievski « I Fratelli Karamazov ») è sostituito nel suo romanzo dal carattere di un fedele di confessione battista che, aU’interno délia prigione del gulag, ricopia sul suo taccuino la meta dei Vangeli. L’aspirazione profonda délia chiesa délie catacombe è stata dunque quella di ritornare a una forma di cristianesimo primitivo, ha diffidato spesso délia forma istituzionale considerata come molto esposta al collaborazionismo. 9 cfr Miklós Tomka, « La marginalizzazione dei cristiani nell’Europa Centrale e dell’Est » in CONCILIUM, n° 286, 2000, pp.71-91. 10 Libero De Vita, « Citadine romane » e « Citadine del Cielo », ” tuca Frezza, Alessandro lovina, La Missione Evangelica Zigana, una minoranza italiana, Ed. Alfredo Guida, 2008, pp. 70-71

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