il vescovo: “Migranti pericolosi? anch’io diventerei cattivo se vivessi come loro”
Mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della commissione CEI per le migrazioni, così in un intervento a “Stanze Vaticane – Tgcom24” :
“Migranti pericolosi? Anch’io diventerei cattivo se vivessi come loro”
Mons. Montenegro, stiamo vivendo in alcuni quartieri di Roma giornate di protesta contro gli immigrati. E’ giusto protestare per questi motivi?
“Io spero che non sia un qualcosa che nasconde in realtà dei problemi politici. Io credo che a Roma qualcuno ce l’abbia col sindaco Marino e ogni occasione diventa allora una buccia di banana per far scivolare lui. Una lettura onesta, non di parte, probabilmente sposterebbe un po’ l’obiettivo”.
Anche la Lega Nord è scesa in piazza a Roma insieme ai residenti contro gli immigrati…
“Fa comodo, è una carta vincente per alcuni politici. Per loro ad esempio è importante per adesso cavalcare la storia dell’immigrazione. Ma questa è una battaglia tra poveri. Perché quelli della Lega o altri politici non dicono ‘andatevene’ anche ai calciatori di colore che scendono in campo? Alcuni tifosi protestano ma molti battono le mani se giocano bene. E perché non diciamo ‘andatevene tutti’? Con questa logica dovremmo mandare via ad esempio tutte le badanti che tengono i nostri bambini. Ma va a finire che il giocatore famoso rimane, per l’attore nero si va a pagare il biglietto per vedere il suo spettacolo, la badante rimane a casa perché si prende cura di mio padre e di mia madre che non sopporto più. Il nostro modo di vedere le cose distorce quello che è il quadro reale…”.
Ci sono stati scontri nei giorni scorsi tra rifugiati e residenti di Tor Sapienza che hanno attaccato il centro di accoglienza. I migranti ospiti della struttura sarebbero autori di furti, danneggiamenti, schiamazzi notturni, ecc…
“Si pensi a questi rifugiati, che devono stare nei centri in tutta Italia mesi e mesi, alcuni anche anni, prima di avere una risposta. Se io ad esempio fossi un migrante di 20/30 anni, che deve stare tutta la giornata senza far niente ad aspettare una risposta sul proprio futuro, dopo alcuni giorni m’incattivirei anche io! Sono dei ‘ragazzoni’ che con i nostri ragazzi avrebbero voglia di fare qualcosa e non gli è permesso. In compenso sono costretti a stare dentro un centro d’accoglienza senza far niente per mesi, a guardare la strada e il cielo. E pretendiamo pure che diventino lindi e pinti? Questa sarebbe l’accoglienza?”.
E’ giusto che il Governo dia la social-card anche agli immigrati regolari?
“Quello dei migranti ormai viene chiamato ‘il sesto continente’ considerato il numero di persone che ne fa parte. Si vuol vivere senza tener conto di questa realtà? La social-card sono 40 euro al mese giusto perché si possa mangiare. E non è nemmeno un’invenzione di adesso ma di diversi anni fa. E ricordiamo che in Italia non arrivano solo morti di fame: vengono anche laureati e diplomati, ci sono ingegneri, medici, alcuni si sono messi in viaggio per salvarsi la pelle. E hanno delle professionalità che quando si permette loro di metterle in atto riescono a produrre e a dare qualcosa. Ci sono molti esempi nel nord Italia dove tanti immigrati riescono a realizzare cose dalle quali anche noi abbiamo da imparare”.
Il Papa qualche giorno fa parlando di emigrazione ha detto: “Non va vista come un problema da affrontare e risolvere, ma come un richiamo alla necessità di sradicare le ineguaglianze, le ingiustizie e le sopraffazioni”. E’ d’accordo?
“Ma certo! La migrazione è anche la possibilità di speranza. Quando due popoli s’incontrano, anche se uno è più ricco e l’altro è più povero, tutti e due mettono in comune ciò che è ricchezza per entrambi. Forse con queste migrazioni è montata l’idea dell’unica civiltà; ora però ci sono tante civiltà che si incontrano e bisogna tenerne conto. Integrazione è questa capacità di camminare verso il nuovo, di pensare a un nuovo modo di essere. Mentre prima eravamo chiusi in compartimento stagni, ora ci ritroviamo con altri che vengono a portarci le loro ricchezze e apprendere tutto ciò di buono che noi abbiamo e mettiamo a disposizione per loro”.
Ha avuto modo di parlare con il Papa?
L’ho salutato per qualche minuto come hanno fatto tutti gli altri partecipanti all’udienza per il settimo Congresso Mondiale della Pastorale dei Migranti. Mi ha riconosciuto come Arcivescovo di Agrigento e quindi gli ho chiesto una benedizione speciale per la Diocesi e per la città…
A proposito di Agrigento e Lampedusa, oggi viviamo anche il rischio che tra i migranti che arrivano sui barconi dal nord Africa ci siano anche infiltrati dell’ISIS…
Questo è possibile, il mondo è sempre un miscuglio di bene e di male. Bisogna esser capaci di fare dei buoni controlli e di saper filtrare. Quando son partiti i nostri migranti italiani verso l’America o altri Paesi, noi abbiamo esportato i mafiosi. E’ stato un rischio anche allora. Non possiamo vivere come se fossimo in una bolla di sapone come dice Papa Francesco. Forse dovremmo essere meno colonizzatori e cercare di investire in quelle terre pensando anche al bene di quella gente e non soltanto ai nostri interessi. Perché se oggi c’è migrazione, il male non è la migrazione, la migrazione è solo un sintomo, il male più grande è l’ingiustizia. I migranti denunciano un’ingiustizia che esiste. Non possiamo pensare che tutto si risolva accomodando sempre le cose”.
Intanto “Mare Nostrum” è stato sostituito dall’operazione europea “Triton”. E’ stata una buona mossa?
“Bisogna vedere com’è impostato Triton. Il rischio è che vogliano fare muro per difendersi. Ma che futuro c’è se ci si difende e non ci si siede a mensa tutti quanti? Non credo che salveremo l’umanità alzando muri! Ormai l’umanità sta prendendo una velocità diversa. Purtroppo il cuore dell’Europa è la finanza, non l’uomo. Se si parla di soldi forse ci intendiamo, se si parla di uomini c’intendiamo un po’ meno. La Germania sta portando avanti una politica molto più intelligente dell’Italia perché la gente emigra ed invecchia e loro accolgono migranti che possano coprire quei vuoti che ci saranno in futuro. Cosa che noi non stiamo facendo”.
Che tipo di politica servirebbe quindi?
“Serve una politica che diventi accoglienza, che diventi possibilità di spostamenti, che non crei paura, che permetta a tutti di vivere, anche perché la Costituzione dice che ogni uomo che rischia di restare senza patria ha il diritto di essere accolto. E’ la Costituzione che ce lo chiede”.
E la Chiesa che ruolo deve avere?
“La Chiesa non può non schierarsi se non dalla parte dei poveri. E quindi per il problema degli immigrati, perché ogni uomo, per noi credenti, ha la stessa dignità. Se vogliamo girarci dalla parte di Dio dobbiamo farlo anche dalla parte dei poveri e quindi in questo caso anche dei migranti”.
(intervista rilasciata a Fabio MRagona)