Se ne è andato Piero Colacicchi, il cordoglio del movimento antirazzista
ho avuto la fortuna e il piacere (ormai tanti anni fa) di conoscerlo e di apprezzare la sua gentilezza, la stoffa buona di tutta la sua persona, la mitezza, la tenerezza verso gli ultimi, l’intelligenza, la disponibilità … ho pranzato molte volte a casa sua e mi ascoltava volentieri mentre gli facevo per così dire un consuntivo della mia presenza in mezzo ai rom che avevo avuto durante la mattinata
vedevo che ogni volta di più si interessava a questa realtà ringraziandomi di averlo introdotto alla conoscenza e all’amicizia con questo popolo
avrebbe perfino voluto portami al Parlamento europeo per rappresentare disagi e difficoltà del popolo rom … il suo entusiasmo e la capacità di condivisione della sofferenza delle minoranze cui si dedicò nella seconda fase della sua vita lo faceva stravedere!
ricordo con gratitudine, fra i tanti momenti condivisi, una espressione della sua amicizia nei miei confronti che mi gratificò molto, e soprattutto ora che non è più tra noi è per me motivo perfino di … piccolo vanto (chiaramente tutta bontà sua!):
conosciutissimo e stimatissimo in Firenze, organizzò una volta, all’Isolotto, un incontro-dibattito frequentatissimo sui rom ed ebbe la ‘incoscienza’ e la ‘temerarietà’ (ancora bontà sua, ne aveva davvero tanta!) di invitare me come improbabile ‘relatore’ : non riuscii a sottrarmi all’invito e andai
ebbi subito l’impressione di tanta gente ‘ di sinistra’ beneintenzionata e decisa a ‘risolvere’ una volta per tutte i ‘problemi’ dei rom … purché anche loro accettino le ‘soluzioni’ pensate ‘per loro’, ‘per il loro bene’ e finiscano di essere sempre parte del problema anziché della soluzione
ruppi l’imbarazzo e invitai tutti a riflettere sul fatto che “nessuno ha mai fatto più danni quanto quelli che credevano di far bene” e che non si trattava di problemi da risolvere con criteri stabiliti da noi sulle loro teste ma di intraprendere per così dire quasi un viaggio esistenziale e ‘spirituale’ per imparare, in una conoscenza sempre più raffinata e in un’amicizia cordiale, a scorgere aspetti, dimensioni, profili culturali e ‘spirituali’ , bisogni esistenziali e materiali … prima insospettabili
per meglio aiutarmi a far loro capire la diversità di un nuovo approccio a questa minoranza molto presente sul territorio fiorentino parlai di due atteggiamenti radicalmente diversi che possono assumersi nel relazionarci ai rom: l’atteggiamento del ‘missionario’ e quello dell’ ‘esploratore’: il primo (da non assumere in accezione necessariamente ‘spirituale’) è quello di chi ‘porta salvezza’, di chi vede l’altro come oggetto delle proprie cure sapendo già ciò di cui il ‘malato’ 0l’ ‘indigente’ o il ‘perduto’ ha bisogno; l’atteggiamento di chi ‘sa’, ‘da’, ‘fa’, ‘può’, ‘organizza’ ecc. sulla testa o in sostituzione del beneficiato al quale non resta che accettare passivamente, pena il rimprovero (quanto mai spendibile nei confronti dei rom): con loro non ci si può far nulla, non vogliono integrarsi …
il secondo atteggiamento è quello che mi piace chiamare dell’ ‘esploratore’: di colui che sa di non conoscere preventivamente, ma che ama scoprire, conoscere, inoltrandosi lentamente nel nuovo ambiente, non identificandolo a priori come ‘malato’ e oggetto di cure, ma possibile realtà che scoperta nelle sue dimensioni ed espressioni più vere, scevra da precomprensioni e pregiudizi, può arricchire la nostra conoscenza, instaurare rapporti di dialogo, anche di amicizia man mano che la conoscenza si approfondisce
mi sono accorto a un certo punto del mio dialogare che quella presunzione, tipica di certa ‘sinistra’ che mal tollera riflessioni più raffinate tutto riducendo a ‘soluzioni concrete’ andando ‘al sodo’ senza ‘chiacchiere inutili’, stava reagendo con espressioni di nervosismo e insofferenza cercando perfino di impedirmi nel proseguire la mia analisi e critica di certi modi di relazionarsi ai rom, critica che mi sembrava la più adeguata per l’uditorio che avevo davanti
confesso di aver vissuto alcuni attimi di imbarazzo: poteva saltare tutto: fu Piero stesso a sbloccare la situazione intervenendo con fermezza e imponendo, con l’autorevolezza e il prestigio da tutti riconosciutigli, la continuazione delle riflessioni critiche e anzi esprimendo chiaramente la sua adesione ad esse, non affatto riducibili a belle parole o a una ‘predichina spiritualistica’ che un prete aveva l’ardire di rivolgere a gente ‘concreta’
la cosa che meravigliò tutti (me compreso, ovviamente) fu il riconoscimento pubblico che mi tributò presentandomi nientemeno come il suo maestro e guida nel percorso di conoscenza del mondo rom e di avvicinamento concreto di esso nei campi nella zona di Firenze (ho già detto della sua grande ‘bontà’ per cui non mi sento ulteriormente costretto a ripetermi!): ricordare questo nel giorno della sua morte (dopo un lungo periodo di tempo nel quale la vita per forza di cose ci aveva un po’ separati) significa per me rivivere in modo grato la ricchezza della sua personalità e la gentilezza e delicatezza del suo porsi in ogni relazione umana, specie nei confronti di chi più vive disagio, grazie Piero, in questo mio finissimo maestro!
Oggi ci ha lasciato Piero Colacicchi, un uomo impegnato fino alla fine nella difesa dei diritti degli ultimi, e in particolare dei rom. Pubblico il ricordo di amici e compagni di strada che con infinita tristezza ne danno l’annuncio:
Oggi è morto Piero Colacicchi, compagno di strada impegnato nell’alleviare le fragilità degli ultimi. Con lui avevo un progetto, pensato un anno fa. Aveva visto il mio video “Gli zingari non si lavano (e altre cazzate)” e mi aveva proposto di realizzarne un altro sulle famiglie rom che invece già vivono, da anni e bene integrate, nelle case e nei condomini delle nostre città. Quelle famiglie che non potremmo riconoscere, se ci fermiamo allo stereotipo delle gonne grandi e dei vestiti sdruciti.
Caro Piero, mi mancheranno i tuoi contatti e i tuoi consigli, ma il video che s’era pensato prima o poi lo farò, e sarà dedicato a te. T’abbraccio caro Piero, tanto ci si rivedrà, tienimi un posto lì nei pressi.
Saverio Tommasi, videomaker