L. Boff sulle coppie gay: omosessualità o omoaffettività?
“sì alle coppie gay ma Monsignor Charamsa ha sbagliato”
‘Oggi’ ha intervistato in esclusiva il teologo brasiliano della Liberazione, che dice la sua anche sull’omosessualità: più che di omosessualità bisognerebbe parlare di “omoaffettività: che comprende l’affetto, l’amore, la simpatia, la sessualità come relazione profonda di tenerezza, di auto-aiuto. Quando c’è amore, anche tra due uomini o due donne, lì c’è Dio. E dinanzi all’amore bisogna avere rispetto”
Leonardo Boff, il teologo brasiliano della Liberazione, è in Italia per presentare i suoi ultimi libri (pubblicati da Emi). Nel 1984 fu processato dal cardinale Ratzinger per la sua critica alle gerarchie e le sue posizioni teologiche non proprio in linea col cattolicesimo romano, e nel ‘92, sotto Giovanni Paolo II, lasciò l’ordine dei francescani. Ora a Oggi confida: «Spero di incontrare papa Francesco. La sua enciclica Laudato si’ è dirompente».
L’enciclica è rivoluzionaria?
«Sì, è un appello urgente a tutti gli uomini. Li avverte che la Madre Terra non è mai stata tanto maltrattata come negli ultimi due secoli. Se non cambiamo rotta, finiremo nel baratro».
Laudato si’ parla del «grido della Terra, grido dei poveri». Riabilita la Teologia della Liberazione?
«Il Papa viene dalla Teologia della Liberazione ma nella sua versione argentina, che non usava le analisi di classe perché la repressione militare era troppo forte. Era una “teologia del popolo oppresso”. Da giovane, Bergoglio prese l’impegno di vivere radicalmente la povertà e ogni settimana andava in una favela».
Però il Papa ha chiarito che non è un comunista.
«Ma lui riconosce di essere un comunista nel senso del Vangelo e degli Atti degli apostoli, che mettevano tutto in comune. L’ha detto più volte».
Se lei potesse intervenire al Sinodo, che cosa direbbe?
«Direi che il papa ha uno sguardo nuovo sui problemi delle famiglie ferite. È per una pastorale di misericordia e perdono. Non vuole trattare questi casi per condannarli ma perché si prendano le loro responsabilità davanti a Dio. È una rivoluzione, perché dove impera il potere non c’è amore né misericordia. E l’incontro a Roma tra conservatori e progressisti è l’incontro tra potere e amore. Nel Vangelo, è centrale l’amore».
I divorziati risposati dovrebbero poter fare la comunione?
«Il papa dice che i sacramenti sono per i malati e i vulnerabili, non per i santi».
A proposito degli omosessuali, molti vescovi dicono: accogliamoli purché vivano castamente…
«È una visione molto riduttiva, perché pensa all’omosessualità come relazione genitale. Invece il nome giusto è omoaffettività: comprende l’affetto, l’amore, la simpatia, la sessualità come relazione profonda di tenerezza, di auto-aiuto. Quando c’è amore, anche tra due uomini o due donne, lì c’è Dio. E dinanzi all’amore bisogna avere rispetto».
Ha fatto bene monsignor Charamsa a fare coming out?
«No. Credo sia una trappola montata dagli ambienti di destra nella Chiesa che si oppongono al papa. Perché non lo ha fatto in modo semplice ma provocatorio, per creare un problema al Sinodo e a Francesco. Ostentare in quel modo la sua scelta, il suo compagno… Non si deve giocare per mettere il papa alle strette».
(l’intervista completa sul numero di Oggi in edicola mercoledì 14)