la critica più radicale al paradigma borghese si trova nel vangelo

liturgie borghesi

«Una società dei consumatori non può che essere una società dell’eccesso, del superfluo e dello scarto abbondante»

(Z. Bauman)

 

Con Gino il bancario si gioca a tennis, con Ubaldo l’ingegnere si va allo stadio, con Pinuccio l’imprenditore si va al bistrò. Invece con Sandro il disoccupato, Marcello il disabile, e Hassan il migrante, non si va da nessuna parte.
Ci si ignora per 364 giorni, soprattutto nei momenti difficili, ma per il compleanno arriva l’immancabile, ulteriore, oggetto (definito regalo) utilissimo solo a far girare la ruota del criceto consumista.

La domenica si va alla Santa Messa servendo all’altare, raccogliendo le offerte o partecipando al coretto, gli altri giorni si ritarda il pagamento del salario ai lavapiedi, si usa il precariato per gonfiare il profitto, si inquinano l’aria e l’acqua per far crescere un numero, non a caso definito prodotto interno LORDO.
Nei corsi di formazione per comunione, cresima, matrimonio, ordine “si impara Dio” come  le tabelline, l’analisi logica, una tesi. In sostanza, ci si accerta che Dio sia effettivamente morto e che quindi ora non parli più o che sia effettivamente risorto ed andato in cielo e che quindi ora sia lontano.
Si visitano molti luoghi sacri per “adorare” l’architettura e le opere d’arte, tenendosi, invece, scientificamente alla larga dagli altri luoghi sacri nei quali Dio abita: poveri, oppressi, malati, detenuti.
Si vende, senza remore, il proprio tempo e la propria capacità al padrone di turno chiedendo in cambio solo comodità, vacanze e divertimento.
Si frequentano scuole, università ed altri cimiteri della creatività per poter essere accolti in pompa magna dal mercato.

Le liturgie borghesi sono innumerevoli, anche tenendo conto delle varianti e degli sviluppi.

L’opposto si chiama cristianesimo -cioè l’annuncio di Cristo dell’avvento del Regno di Dio- come spiegato, senza possibilità di fraintendimenti,  nel Vangelo.

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