la passione di Laura Halilovic per il cinema
Anteprima al Festival di Giffoni, poi sarà in sala il 24 luglio il film di Laura Halilovic, nata a Torino nell’89 da una famiglia Rom originaria della Bosnia-Erzegovina ma non ancora italiana per colpa della burocrazia. Storia autobiografica di una ragazza con la passione per i film, in una comunità troppo ancorata alle tradizioni
LAURA Halilovic aveva 8 anni quando ha visto Manhattan e “mi sono innamorata di Woody Allen. No, non in quanto uomo bello, ma mi sono innamorata del modo in cui racconta le storie, nei suoi film anche se una scena è drammatica lui con il suo spirito e la sua leggerezza riesce a renderla allegra”. È al telefono da Torino, dove vive e dove, dice, “sto frequentando un corso per ragazze straniere in attesa di cittadinanza”. Perché, anche se è nata a Torino nel 1989 da una famiglia Rom originaria della Bosnia-Erzegovina, per una serie di ragioni burocratiche Laura Halilovic non è ancora italiana.
L’amore per Allen ha significato l’amore per il cinema, una scelta ardua per una ragazza destinata per la sua cultura a sposarsi giovanissima e dedicarsi alla famiglia, come racconta nel suo primo film, Io rom romantica che, prodotto da Wildside con RaiCinema, dopo la presentazione al Festival di Giffoni il 21, uscirà con la Good Films il 24. La protagonista si chiama Gioia, vive con la famiglia rom a Falchera, alla periferia di Torino ed è la disperazione del padre, porta i pantaloni, ha preso le abitudini dei gagé – termine usato per tutti i non rom – e soprattutto rifiuta ogni pretendente, non vuole sposarsi. “Senza una famiglia non esisti, non sei nessuno”, le ripete il padre accorato e a disagio con la comunità che ironizza sulla figlia che vuole fare il cinema. Non è facile neanche per Gioia, per i rom è una gagé, per gli italiani resta una zingara.
Io rom romantica ha tutta la tenerezza, l’entusiasmo e le ingenuità di un’opera prima ma è un film importante e significativo di una difficile conquista sociale e culturale. È una storia autobiografica. “Gioia sono io, cresciuta in un campo nomadi prima di andare in una casa popolare. Ci sono io con il mio sogno di fare la regista e tutte le scene con il padre sono quelle che ho vissuto. È stato molto difficile all’inizio, il cinema per i rom è pornografia, purtroppo lo pensano in tanti, mio padre insisteva perché lasciassi perdere. Ma sono andata avanti lo stesso, non mi importava di quello che dicevano gli altri, sapevo che quello che facevo non è pornografia”. Dopo il corto Illusione, grazie al sostegno delle istituzioni educative di Torino, ha realizzato il documentario Io, la mia famiglia e Woody Allen, che accumulato premi in tanti festival non solo italiani.
“Ci sono riuscita perché sono molto determinata – dice con fierezza – ma dopo il documentario mi ero bloccata e devo molto a Mario Gianani e alla Wildside che mi hanno aiutata a fare il film, senza di loro non sarei andata avanti. E devo ringraziare la mia famiglia, ho dimostrato che non faccio pornografia, ora mi accettano”. In un cast di rom – tra i pochi italiani Marco Bocci, Lorenza Indovina, Simone Coppo – la Halilovic sullo schermo è Claudia Ruza Djordievic, una ragazza dai bei lineamenti forti e lo sguardo intenso e volitivo, che vive nel campo rom di Salone vicino Roma. Nel film c’è anche il personaggio della nonna che si ribella all’idea di lasciare il campo per entrare “nel chiuso di una casa senza venti e senza libertà”. “La vita all’aperto fa parte della nostra cultura e c’è la tradizione di raccogliere le erbe per curarci, non usiamo medicinali, anch’io li odio. Purtroppo stiamo perdendo molte delle tradizioni nel bene e nel male. È un bene che molte ragazze non si sposino più a 14, 16 anni, io mi sono sposata a vent’anni, mio figlio ha due anni. Mi auguro che siano sempre più numerose”, ma quanto al problema dell’integrazione “secondo me non è mai cominciata. Ci sono associazioni e istituzioni che cercano un dialogo, ma è molto difficile entrare nella cultura rom e capirla. Ho visto alcuni film di Kusturica per esempio, non mi piace, racconta un mondo di fantasia che non è quello reale dei rom”. Lei lo farà, è troppo determinata per fermarsi.