papa Francesco
a nessun rifugiato sia negata accoglienza
il messaggio del Pontefice al primo “Vertice Umanitario Mondiale” che si svolge oggi e domani in Turchia
la sfida: salvare vite umane, sostenere chi affronta emergenze e rimuovere le vere cause dei conflitti
Nessuna famiglia deve essere privata di una casa, a nessun rifugiato va negata l’accoglienza, a nessun ferito siano negate le cure, nessun bambino sia privato della sua infanzia, nessun uomo e nessuna donna devono essere privati del futuro». Così papa Francesco in un messaggio al World Humanitarian Summit di Istanbul, letto in plenaria dal Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin.
«Oggi lancio una sfida a questo Summit: ascoltiamo il pianto delle vittime e di coloro che soffrono. Consentiamo loro di darci una lezione di umanità. Cambiamo i nostri stili di vita, politiche, scelte economiche, comportamenti e atteggiamenti di superiorità culturale», ha aggiunto il papa.
«Imparando dalle vittime e da coloro che soffrono, saremo capaci di costruire un mondo più umano», ha concluso il pontefice nel suo messaggio.
Dall’inizio del 2016, ieri, dopo l’Angelus Papa Francesco ha fatto riferimento al «Vertice Umanitario Mondiale» che si è aperto oggi in Turchia (Istanbul) tre volte. «Domani – ha detto – inizierà a Istanbul, in Turchia, il Primo Vertice Umanitario Mondiale, finalizzato a riflettere sulle misure da adottare per venire incontro alle drammatiche situazioni umanitarie causate da conflitti, problematiche ambientali ed estrema povertà. Accompagniamo con la preghiera i partecipanti a tale incontro perché si impegnino pienamente a realizzare l’obiettivo umanitario principale: salvare la vita di ogni essere umano, nessuno escluso, in particolare gli innocenti e i più indifesi. La Santa Sede prenderà parte a questo vertice umanitario, e per questo oggi è in viaggio per rappresentare la Santa Sede il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin».
Sul Vertice, Francesco, parlò la prima volta nel suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 11 gennaio scorso, dicendo: «La Santa Sede auspica che il Primo Vertice Umanitario Mondiale, convocato nel maggio prossimo dalle Nazioni Unite, possa riuscire, nel triste quadro odierno di conflitti e disastri, nel suo intento di mettere la persona umana e la sua dignità al cuore di ogni risposta umanitaria. Occorre un impegno comune che rovesci decisamente la cultura dello scarto e dell’offesa della vita umana, affinché nessuno si senta trascurato o dimenticato e altre vite non vengano sacrificate per la mancanza di risorse e, soprattutto, di volontà politica».
A Lesbo
Infine, il 16 aprile scorso, nel suo discorso alla cittadinanza di Lesbo, Grecia, il Santo Padre sottolineò queste sue convinzioni: «Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo».
Ai diplomatici
Il fatto che sia il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, a rappresentare la Santa Sede al Vertice, cosa che il Papa ha voluto dire personalmente e pubblicamente, ieri, dimostra quanta sia per lui grande l’importanza e la posta in gioco di questo summit. Dai tre riferimenti fatti in cinque mesi, infatti, appare chiaro che Francesco considera che in quest’incontro sono tre le questioni centrali da affrontare con coraggio e lungimiranza: salvare vite umane, sostenere chi affronta emergenze e rimuovere le vere cause dei conflitti.
Le cifre e i trend
Le cifra degli esseri umani coinvolti oggi in emergenze umanitarie sono da brivido. Negli ultimi tre anni vi sono stati, e buona parte ancora irrisolti, oltre 400 conflitti di diversa natura (guerre, terrorismo, calamità ambientali, scarsità idrica, scontri etnico-religiosi, pressioni demografiche, repressioni statali contro le minoranze …) che non hanno fatto altro che acuire le conseguenze preesistenti della povertà di centinai di milioni di persone. Le sole emergenze climatiche ogni anno coinvolgono almeno 100 milioni di individui che fanno salire a 250 milioni il numero di esseri umani intrappolati in crisi umanitarie secondo i dati della Banca Mondiale, e intanto aumentano le persone in estrema povertà nei Paesi più fragili e che non sono capaci di far fronte a queste situazioni. La principale emergenza sono i profughi e sfollati che fuggono da un Paese a un altro, da un continente a un altro, oppure all’interno di un nazione senza varcare i confini. Negli ultimi anni sono stati costretti a fuggire oltre 60 milioni di persone e complessivamente oggi sono sempre in aumento.
Ecco gli ultimi dati (2014): il rapporto annuale dell’Unhcr Global Trends riporta una forte escalation del numero di persone costrette a fuggire dalle loro case, con 59,5 milioni di migranti forzati alla fine del 2014 rispetto ai 51,2 milioni di un anno prima e ai 37,5 milioni di dieci anni fa. L’incremento rispetto al 2013 è stato il più alto mai registrato in un solo anno. L’accelerazione principale è iniziata nei primi mesi del 2011, quando è scoppiata la guerra in Siria, diventata la principale causa di migrazione forzata a livello mondiale. Nel 2014, ogni giorno 42.500 persone in media sono diventate rifugiate, richiedenti asilo o sfollati interni, dato che corrisponde a un aumento di quattro volte in soli quattro anni. In tutto il mondo, una persona ogni 122 è attualmente un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo. Se i 59,5 migranti forzati nel mondo componessero una nazione, sarebbe la ventiquattresima al mondo per numero di abitanti.
Le proposte dell’Unione Europea
In preparazioni a questo Vertice l’Unione Europea ha pubblicato un documento in cui riassume le sue posizioni sulla questione: «L’esito del vertice dovrebbe confermare i principi fondamentali comuni: i valori della dignità, dell’integrità e della solidarietà; i principi umanitari; il rispetto degli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale; l’impegno a mantenere le attività umanitarie distinte dagli interessi politici».
Diritto a essere aiutato
In secondo luogo, l’Unione Europea chiede che sia sempre garantito il diritto delle persone in stato di necessità ad accedere agli aiuti umanitari. In particolare si tratta di facilitare l’accesso degli operatori umanitari alle persone colpite, premessa fondamentale per erogare gli aiuti. Perciò l’UE insiste nel dire: i governi dovrebbero impegnarsi a garantire un ambiente sicuro per l’azione umanitaria. Inoltre dovrebbero disporre di un quadro giuridico e politico adeguato per agevolare l’accesso degli aiuti umanitari.
Emergenze e vulnerabilità
In terzo luogo, per l’UE è necessario introdurre una nuova questione fondamentale nell’azione umanitaria: mettere la protezione delle persone al centro della risposta umanitaria, poiché le crisi umanitarie spesso rendono le popolazioni colpite vulnerabili allo sfruttamento e ai maltrattamenti. In altre parole, per l’UE, il mancato o insufficiente rispetto dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale aggrava l’insicurezza, le discriminazioni, gli abusi e le minacce alla vita. I più vulnerabili sono spesso i bambini, le donne e le ragazze, gli anziani e i disabili.