le attese di pace del Vaticano dal nuovo presidente Trump
“adesso usi il peso degli Usa per portare la pace nel mondo”
intervista a Pietro Parolin
a cura di Andrea Tornielli
in “La Stampa” del 10 novembre 2016
il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha rivolto i suoi auguri al neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump, esprimendo rispetto per il processo democratico che ha portato alla sua elezione insieme all’auspicio che il nuovo inquilino della Casa Bianca lavori a servizio della sua patria ma anche del benessere e della pace nel mondo
Eminenza, come commenta l’elezione di Trump?
«Prima di tutto bisogna prendere atto con grande rispetto della volontà espressa dal popolo americano con questo esercizio di democrazia, che è stato caratterizzato anche da una grande affluenza alle urne e dunque da una grande partecipazione popolare. E poi facciamo gli auguri al nuovo presidente degli Stati Uniti, perché il suo governo possa essere davvero fruttuoso. Assicuriamo a lui anche la nostra preghiera, perché il Signore lo illumini e lo sostenga al servizio della sua patria. Ma preghiamo anche perché lo sostenga nell’impegno a servizio del bene e della pace nel mondo. Credo che oggi ci sia bisogno di lavorare tutti per cambiare la situazione mondiale, che è una situazione di grave lacerazione, di grave conflitto».
Che cosa si augura la Santa Sede per la politica estera degli Stati Uniti?
«L’augurio è che quel grande Paese possa esercitare un ruolo di pace, di capacità diplomatica, di intervento per facilitare soluzioni condivise dei conflitti. L’augurio è che gli Stati Uniti possano usare tutto il loro peso per costruire quei ponti che Papa Francesco non si stanca mai di chiedere, e con l’aiuto delle Nazioni Unite e dell’Europa possano essere decisivi per risolvere le crisi che affliggono il Medio Oriente. Pensiamo ad esempio al dramma della Siria: la Santa Sede continua a insistere perché si trovi una via negoziale per alleviare le indicibili sofferenze della popolazione. Ci sono milioni di persone vittime di violenza insensata. Le crisi, ne abbiamo avuto purtroppo tante conferme, non si risolvono con le guerre, ma con scelte coraggiose di pace. Auspichiamo che non venga mai meno, nei rapporti internazionali, la cultura del dialogo, dell’incontro, del negoziato».
Nei mesi scorsi c’erano state delle polemiche per le parole del Papa sugli immigrati alla fine del viaggio in Messico. Che cosa accadrà?
«Vedremo come si muove il nuovo presidente. Normalmente si dice: una cosa è essere candidato, un’altra è essere presidente, avere una responsabilità così importante… E mi pare che in questo senso, anche da quello che ho potuto sentire dalle sue prime parole, Trump ha già sottolineato di voler essere il presidente di tutti gli americani, il leader dell’intero Paese. Poi sui temi specifici vedremo quali saranno le scelte della nuova amministrazione, e in base a quelle si potranno anche fare delle valutazioni. Mi pare perciò assolutamente prematuro formulare giudizi».
Che cosa la preoccupa di più oggi nel mondo?
«I milioni di bambini costretti a lasciare le loro case, le migliaia di minori non accompagnati che divengono preda di abusi e sfruttamento. La sorte delle popolazioni inermi vittime delle guerre. Servono sforzi politici e multilaterali per sradicare le cause profonde dei grandi movimenti e dello spostamento forzato delle popolazioni, che sono conflitti e violenza, violazioni dei diritti umani, degrado ambientale, estrema povertà, commercio e traffico di armi, corruzione e oscuri piani commerciali e finanziari».